Il 5°Clone

[Cronache] (Golarion) - Il prezzo dell'immortalità

Discuti di argomenti di Pathfinder Gioco di Ruolo che vanno al di là del semplice regolamento!

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[Cronache] (Golarion) - Il prezzo dell'immortalità

Messaggioda Lonewolf73 » mar feb 01, 2011 12:04 am

Attenzione! Il seguito contiene numerosi spoilers per chi voglia giocare la trilogia di avventure in oggetto quindi se non siete sicuri un domani di avere questa opportunità smettete immediatamente di leggere

IL PREZZO DELL’IMMORTALITA’
DRAMATIS PERSONAE:
Sao Talonvale
Dalvert
Dyr Laerraent e Sharie
Lars Upeeval
Feyd del clan Rowan

Kassen


CRIPTA DELLA FIAMMA ETERNA

PARTE UNO: IL VIAGGIO VERSO LA CRIPTA
Sunday, 1 Neth 4709
Sette pezzi d'argento
Moonday, 2 Neth 4709
Visite e acquisti
Wealday, 4 Neth 4709
La cerimonia
Strane illusioni
Occhi nel buio

Oathday, 5 Neth 4709
Il lago grigio
Infidi pendii
Fine del gioco


PARTE DUE: IL LIVELLO SUPERIORE
Un grido nel buio
Un bagno ghiacciato
Il labirinto di trappole
Lo scarabeo
Il sopravvissuto gemente

Fireday, 6 Neth 4709
Presenze oscure
Questione di dettagli
Il corteo funebre


PARTE TRE: IL LIVELLO INFERIORE
Dubbi
Prove di infiltrazione
Carne putrida
Acque infide
Dimira
Asar


PARTE QUATTRO: EPILOGO
L'eroe Kassen
Riunioni e contrasti

Starday, 7 Neth 4709
Matrimonio varisiano
Fuori dalla cripta
La signora del bosco
Il viaggio di ritorno
Di nuovo a casa


LE MASCHERE DEL DIO VIVENTE

PARTE UNO: IL VIAGGIO VERSO TAMRAN
Sunday, 8 Neth 4709
Eroi
Toilday, 10 Neth 4709
L’attesa in città
Oathday, 12 Neth 4709
La fine di una storia
Saluti e addii

Fireday, 13 Neth 4709
La Nebbia Nera
Starday, 14 Neth 4709
La megera marina
Oathday, 19 Neth 4709
L’ultimo pasto del pesce caimano
[color=#FF0000]PARTE DUE: INFILTRANDOSI NEL TEMPIO

Compere e commissioni
Corruzione
Il Cavaliere della Spada
Il Cercatore


PARTE TRE: UNENDOSI AI CULTISTI
Fireday, 20 Neth 4709
Questioni di fede
Il Lamento del Ranger

Starday, 21 Neth 4709
Imprigionati
Sunday, 22 Neth 4709
Iniziazione
Giochi di sangue
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Lonewolf73
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PARTE UNO: IL VIAGGIO VERSO LA CRIPTA

Messaggioda Lonewolf73 » mar feb 01, 2011 12:11 am

IL PREZZO DELL’IMMORTALITA’

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DRAMATIS PERSONAE:

Sao Talonvale [Ladra]

Figlia del defunto ciabattino del villaggio e sorella di Roldare, che oggi continua svogliatamente il lavoro del padre, è dovuta crescere in fretta per sopportare le spacconate del genitore prima e quindi quelle del fratello.
Sedicenne ha avuto una storia con Othallan, un ragazzo locale, che però, dopo averla sedotta, l'ha improvvisamente abbandonata per cercar fortuna come pittore nella capitale Tamran in seguito alla spedizione alla Cripta della Fiamma Eterna avvenuta quattro anni fa e conclusa per Othallan con qualche ferita di troppo.
Oggi Sao passa le sue giornate sognando anche lei di andarsene. In città ha solamente due veri amici: Jimes “Braccine Corte” Iggins, l'halfling della locanda Sette Pezzi d’Argento, e Golfond Kir, la guardia un po' tonta della città.
L’amicizia col primo era nata dopo che l’halfling aveva fatto sparire un vecchio ciondolo della madre defunta di Sao durante una serata passata ai "Sette Pezzi d’Argento". Beccato dalla giovane, e costretto da un coltello della locanda puntato al collo, Iggins aveva mostrato dove era inspiegabilmente finito il ciondolo, insieme a decine di altri oggetti di incauti avventori, in una botola dietro il bancone. Nel nascondiglio la ragazza aveva trovato anche degli attrezzi da scasso, non suoi, che aveva deciso di requisire per il disturbo. Era stato in seguito lo stesso halfling ad insegnarle come usarli, diventando infine per lei una sorta di mentore.
Alla guardia Kir invece si era affezionata passando molto tempo vicino all’unica torre di avvistamento della cittadina, lei sognando una fuga da quel posto, lui fedele al suo impegno di controllare il Bosco delle Zanne. Per la ladra, Kir rappresenta l'unico uomo di cuore nella cittadina, soprattutto dopo l'esperienza devastante avuta con Othallan. Questa sua amicizia la ha infine anche fatta benvolere dal Capitano Wisslo che ha insistito per farla partecipare alla missione di quest'anno per recuperare la fiamma eterna.

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Dalvert [Paladino di Iomedae]
Dalvert è un giovane moro sul metro e ottanta, piuttosto robusto. I suoi genitori sono sconosciuti, ed è stato trovato dai sacerdoti di Erastil davanti ad un tempio del dio nella regione di Lastwall. Il ragazzo è cresciuto sano e robusto, diventando fedele alla dea Iomedae, molto amata nella regione, e legato comunque al dio Erastil della comunità sacerdotale che tanto amorevolmente lo aveva cresciuto. Vivendo per molto tempo in quell’ambiente, ha sviluppato una discreta conoscenza delle religioni e della nobiltà locale. Dalvert tuttavia non si sentiva completamente soddisfatto da tale vita: vedeva troppe ingiustizie nel mondo, guerre, morti di innocenti, si convinse così che doveva fare qualcosa, a costo di rischiare la propria vita. Solo così avrebbe potuto presentarsi davanti alla sua deo a testa alta, dopo la propria morte. Raggiunta la maggiore età, venne a conoscenza che Sir Dramott, suo idolo personale, stava addestrando nuove reclute per affrontare le armate di orchi nei territori esterni alla regione. Senza farselo ripetere due volte, Dalvert si fece immediatamente reclutare e, insieme al suo mentore, decise di partire alla volta di Kassen. Il viaggio non fu senza pericoli: diverse volte il gruppo fu attaccato da banditi, predoni o barbari, ma queste prove non fecero che temprare la fede e le capacità combattive di Dalvert, rendendolo così più reattivo in battaglia. Nonostante ciò, odia spargere il sangue e attacca solo se non vi è altra soluzione.

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Dyr Laerraent [Mago] e Sharie [Famiglio falco]
Un elfo di bassa statura dallo sguardo attento, Dyr ha occhi castani e capelli dello stesso colore, lunghi quasi fino alle spalle, che tiene spesso sciolti. Indossa solitamente comodi abiti dei colori della terra, spesso coperti da un ampio mantello con cappuccio. Porta una spada rinfoderata sul fianco sinistro della sua cintura.
Figlio unico, nato in una famiglia di modesti mercanti, la madre di Dyr morì quando lui era ancora in tenera età, a causa di un male incurabile. Trascorse quindi un'infanzia tranquilla e solitaria, allevato da alcuni parenti mentre suo padre era in giro per Avistan con la sua carovana, portando avanti i suoi affari. Il genitore fece tutto quello che poté per non far mancare nulla al figlio, almeno in termini economici, pagando per il suo sostentamento e per la sua educazione.
Fin da subito Dyr dimostrò una spiccata curiosità, ed anche un’innata abilità, per tutto quello che riguardava le arti arcane. Desideroso di trascorrere più tempo con il padre, il giovane Dyr riuscì a convincerlo a portarlo con sé durante alcuni dei suoi lunghi viaggi. La presenza del ragazzo nella carovana divenne, col tempo, abituale; questo fu un periodo particolarmente felice della sua vita.
Il giovane Dyr poté visitare vari luoghi e città nel continente non mancando mai, quelle volte che riusciva a fermarsi abbastanza a lungo, di farsi dare qualche lezione dagli incantatori locali e, al momento di riprendere il viaggio, aveva solitamente un nuovo libro tra le mani.
In un autunno di circa tre anni fa, nelle foreste intorno alla cittadina di Kassen, la carovana fu attaccata e saccheggiata da un gruppo di briganti che uccisero tutti tranne Dyr, che riuscì a salvarsi nascondendosi rapidamente sotto ad un carro. Una volta che gli aggressori si furono dileguati, il ragazzo uscì dal suo nascondiglio e preso dalla disperazione e dallo sconforto, camminò senza meta per più di un giorno.
Fu trovato da Arnama Lastrid, una ranger del posto, che lo accolse nella sua casa. Dyr rimase sotto la sua custodia per circa un anno, durante il quale la ranger gli insegnò a cacciare ed a provvedere a se stesso. Il giovane divenne un discreto cacciatore e si guadagnò da vivere vendendo pelli e quant'altro la foresta poteva offrirgli. Tra una battuta di caccia e l'altra riuscì a convincere Holgast, il mago della cittadina, a dargli qualche lezione, sebbene tra i due non vi sia mai stata una grande sintonia. Infatti Dyr, sebbene non lo dia a vedere, lo reputa una persona troppo presuntuosa: giudizio che, proveniente da un elfo, è tutto dire.
Il ragazzo riuscì comunque grazie a questa frequentazione a perfezionare le sue abilità e conoscenze, leggendo molti dei libri del mago mentre Holgast dormiva o era occupato con altre faccende.
Sebbene abbia avuto molte ragioni per andar via da Kassen, Dyr non ha mai trovato il coraggio di farlo, forse perché si sente ancora in debito nei confronti della città che lo ha accolto... e nei confronti di Arnama che l'aveva aiutato quando ne aveva bisogno.
All'apparenza un comune falco, Sharie, è leggermente più piccolo di altri della sua specie. Lo sguardo e l'atteggiamento di questo animale dallo splendido piumaggio, lasciano intendere un'intelligenza fuori dal comune.

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Lars Upeeval [Chierico di Erastil]
Fu un piccolo gruppo di soldati che si ritiravano da uno dei fronti della Guerra con il vicino territorio di Molthune a portarlo, ancora in fasce, alle porte della chiesa di Kassen insieme a sua sorella Dimira. Allevato, con grazie e nella grazia, dal precedente sacerdote e da lui abituato a seguire gli insegnamenti di Erastil. Crebbe con padre Prassit, come fossero fratelli, fino al giorno della scomparsa del padre adottivo. Rantal (padre Prassit) prese il suo posto meno di un mese dopo il suo diciottesimo compleanno.
Da allora, ogni mattina Lars si sveglia all'alba, compie le sue orazioni e prepara la chiesa per la funzione del mattino. Dopo che padre Prassit ha concluso, si reca in città per le commissioni e Lars va ad aiutare un pò nei campi dove magari capita di incontrare l'amata sorella cresciuta invece da una locale famiglia di tagliaboschi.
Un'agenda abbastanza fitta lo tiene impegnato fra riparazioni di staccionate o più semplici consacrazioni di acque per le feste nei campi. Pur non avendo lo forza del fabbro Braggar o la scaltrezza di mastro Holgast, offre alla cittadina la sua fede, il suo impegno ed i suoi servigi, e per questo il sindaco Uptal gli è riconoscente.

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Feyd del clan Rowan [Barbaro]
Cresciuto con gli orchi al confine tra Belkzen e Nirmathas fino alla maggiore età per poi essere cacciato dalla sua terra quando una nuova fazione, intollerante verso gli incroci, prese il potere. Costretto a vivere alla giornata trovò rifugio nella cittadina di Kassen dove conobbe Grimscar, il mezz’orco taglialegna, con il quale strinse una sorta di amicizia e cominciò a lavorare anche lui come tagliaboschi.
Allora giurò di tornare nella sua terra natia per uccidere il capo della fazione nemica, per farlo però prima ha bisogno di acquisire potere in ogni forma esso possa presentarsi.

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PARTE DUE: IL LIVELLO SUPERIORE

Messaggioda Lonewolf73 » mar feb 01, 2011 12:13 am

Kassen
Nella boscosa terra di Nirmathas lungo le rive del fiume Tourondel, circondata dal Bosco delle Zanne sorge la piccola città di Kassen, sosta naturale per tutti coloro che percorrono il fiume da e verso Skelt. E' governata dal sindaco Uptal, uomo onesto e un po' arcigno. Sebbene la maggior parte dei "cittadini" viva in realtà in piccole case o accampamenti nei boschi e nei campi intorno al villaggio, la popolazione è generalmente molto unita.
Come la maggior parte della gente di Nirmathas, le persone del posto si sostengono a vicenda e si rifiutano di lasciare queste terre. Tutto in Nirmathas è mediato dagli ideali di autosufficienza e libertà che vengono prima di tutto il resto. Anche le migliori idee sono ignorate o rifiutate al minimo accenno di costrizione. Violare i diritti e le libertà individuali significa voler creare delle faide. I partigiani di Nirmathas hanno imparato bene come riuscire a sopravvivere. Se questo porterà un giorno alla formazione di una nazione, resta tutto da vedere.

CRIPTA DELLA FIAMMA ETERNA

PARTE UNO: IL VIAGGIO VERSO LA CRIPTA

Sunday, 1 Neth 4709
Sette pezzi d'argento

Pareva fosse presente l’intera Kassen quella sera alla locanda. Pochi giorni e l'annuale spedizione per accendere l’antica lanterna di argento alla fiamma eterna avrebbe avuto inizio. Questa fiamma era stata posta quasi duecento anni prima nella cripta, a circa ottanta chilometri dalla cittadina, dove era sepolto l'eroe Ekan Kassen. Serviva a far sì che l'eterna dimora del patriota potesse fornire calore e riposo a chi visitava quelle terre selvagge.
Nella confortevole locanda, un edificio di legno a due piani, c'era quella sera un clima di festa. Il profumo del buon arrosto di Trelvar Argento, da cui la locanda prendeva il nome, e delle sue patate stufate riempiva le narici e allietava le menti della popolazione stanca per il duro lavoro nei boschi. Veder passare per i tavoli la bella figlia Asìna contribuiva a creare l'atmosfera idilliaca, la ragazza era l’immagine speculare della defunta madre e la cosa qualche volta intristiva il povero Trelvar. Aveva poco più di tredici anni ma già giravano pettegolezzi e ogni sorta di voci tra quelli che si fermavano alla locanda per una pinta. Ad aiutarla a servire i tavoli c’era un halfling dal sorriso altrettanto affabile, Jimes "Braccine Corte" Iggins noto per le sue dimenticanze in termini di resto agli avventori. Ovviamente era questo il motivo del suo soprannome, sebbene lui cercasse di convincere chiunque che il nomignolo con cui era conosciuto si riferisse solamente alle ridotte dimensioni del proprio corpo.
Curiosamente non mancava quella sera neanche Holgast. Il vecchio mago della cittadina se ne stava seduto in un angolo vicino al camino a fumare la sua pipa, con la mente assorta in chissà quali pensieri. Al tavolo accanto altri due personaggi di spicco della cittadina, Cobin Vetnar, capo della forte corporazione della Gilda dei Taglialegna, ed il capitano della Guardia Gregor Wisslo. I due sembravano parlare come vecchi amici di fronte ad un succulento piatto di carne e due boccali di birra. Spiccava infine nel piccolo locale Grimscar, uno dei pochi mezz'orchi della cittadina e sicuramente il meno amato. Erano solo le otto di sera ma doveva aver già tracannato diverse pinte e questo l’aveva spinto a iniziare una delle sue attività preferite, importunare la cameriera. A poco servivano gli sforzi fatti da Feyd, il suo compagno anch'egli mezz'orco, per distrarlo. Se non altro pareva che almeno la giovane Asìna approvasse l'impegno.
Per l'occasione non mancava neanche uno dei chierici del villaggio, Lars, accompagnato da un paladino arrivato recentemente da Lastwall, Dalvert. Tra i numerosi altri avventori, Evlar Vargadark era probabilmente quello più stravagante. Vestito con un lungo cappotto di pelliccia ottenuto scuoiando animali diversi e un appariscente cappello a punta di velluto colorato non faceva che accrescere la nomea che tutta la famiglia si portava dietro.
Un giovane elfo mago con un falco sulla spalla, rispettivamente Dyr e Sharie, stava intanto seguendo, cercando di non farsi notare, ciò che avveniva al tavolo del chierico e del paladino accanto al suo. Si erano lì avvicinati lo spaccone ciabattino locale, Roldare, e la sorella, non molto meno presuntuosa, Sao. "Mio caro chierichetto ti dico che avremo l'occasione di spassarcela io e tua sorella Dimira nei prossimi giorni, saremo lontani dalla cittadina in missione segreta” stava dicendo ponendo l’enfasi sulle ultime parole, “e questa volta non potrai introdurti tra noi con le tue solite menate". La risata del ragazzo strafottente non fece cambiare espressione al seguace di Erastil, sebbene dentro, pensò l’elfo, dovesse provare una profonda acredine per quello sbruffone che doveva mettere pesantemente alla prova la sua pazienza. Ciò che Dyr ancora non sapeva era che Lars Upeeval aveva imparato col tempo a non esternare le proprie emozioni, "son certo che Dimira saprà tenere a bada i tuoi bollenti spiriti" fu la sola risposta del prelato.
A questo punto, come accadeva puntualmente ogni anno, su un palco improvvisato tirato su vicino al bancone salì un bardo. Questa volta non era il solito Jocyn ma un giovane venuto probabilmente dalla capitale Tamran o dalla vicina Skelt. La sua bravura riuscì ad attirare l'attenzione degli avventori nonostante un po’ tutti conoscessero molto bene la storia narrata accompagnata questa volta dalla musica di un liuto. Il menestrello narrò di come Ekan Kassen, crociato e cercatore di ricchezza a Lastwall nel 4515 avesse fondato il forte che in seguito prese il nome dell'eroe. Di come un suo vecchio compagno di avventura, Asar Vergas, fosse arrivato vicino alla cittadina per riprendersi la spettante parte di tesori che diceva esser stata sottratta ingiustamente da Ekan. Raccontò dello scontro che avvenne in seguito, quando un gruppo di ranger scoprì il nascondiglio del gruppo di mercenari assoldati da Asar dentro un'antica cripta e del fatto che in quell'anno, il 4535, Ekan ebbe infine la meglio pur subendo una ferita che lo portò alla morte due giorni dopo. Per onorare l'amato fondatore della città, gli abitanti seppellirono Ekat in quell'antica cripta, interrando le sue ossa in un posto d'onore, vicino ai semplici sarcofagi utilizzati per la sepoltura di Asar, dei suoi mercenari e dei cittadini che persero la vita nel crudele scontro. Sao fu ancora una volta stupita di come agli abitanti di Kassen piacesse risentire la storia della propria cittadina. Erano orgogliosi del proprio eroe e sentir ripetere le sue gesta li rendeva, se possibile, ancora più uniti.
Alla nuova apertura del pesante portone della locanda, molti avventori si voltarono e salutarono con un sorriso sincero il sindaco Uptal che stava entrando. Fu subito preparato un grande tavolo da Iggins e Asìna si prodigò a servirlo con dell’arrosto e delle patate stufate accompagnate da un grande boccale di birra scura. Il sindaco disse qualcosa nell'orecchio della ragazza che andò quindi a convocare alcuni giovani al suo tavolo. Lo raggiunsero così Evlar, Sao, Dyr e Sharie, il chierico Lars e il paladino Dalvert e anche il mezz'orco Feyd. Il notabile li informò che quest'anno, dopo quattro passati, sarebbe nuovamente toccato a cinque giovani l'onorevole compito di recuperare il fuoco della fiamma eterna nella cripta del loro eroe al posto dell’usuale spedizione del sindaco stesso e di altri importanti personaggi della cittadina. Questa tradizione di coinvolgere, ogni tot anni, alcuni giovani nella missione voleva rappresentare per questi un rito di passaggio alla maturità ed era preso molto seriamente, soprattutto quest’anno in prossimità di nuove elezioni, come un tocco di avventura prima di iniziare un mestiere e sposarsi. Purtroppo i giovani di valore quest'anno erano molti e uno di loro, sorteggiato col classico metodo del bastoncino corto, sarebbe stato costretto a rimanere in città accolto comunque con gli onori spettanti a coloro che avrebbero avuto l’opportunità di partire. La sorte volle che fosse il chierico Lars a doversi separare dagli altri e ad allontanarsi dal tavolo. Il sindaco tirò quindi fuori una mappa della zona, su questa era indicato un sentiero che dalla cittadina di Kassen avrebbe portato i giovani presso la cripta in un paio di giorni di cammino. La spedizione sarebbe iniziata il quarto giorno del mese di Neth (l'undicesimo dei dodici mesi nel calendario di Golarion).
Fu la ladra ad accorgersi che Evlar, uno dei cinque ancora al tavolo col sindaco, non si stava comportando tranquillamente, guardava spesso la porta e quando questa si aprì, si volse dal lato opposto tirando più in su il colletto di pelliccia come se non volesse esser notato. Nella locanda entrò questa volta il volto sfigurato da una profonda cicatrice di Cygar. Arrivato in città da quattro mesi, l'uomo si diceva fosse un Cercatore e sicuramente con le sue domande era apparso molto interessato alle vicende cittadine. Finito il discorso del sindaco questa volta anche Dyr notò che Evlar se ne uscì velocemente dalla locanda al contrario degli altri giovani che preferirono continuare a godersi la festa. Sao conosceva Evlar abbastanza bene. Non gli era mai piaciuto troppo fin dai tempi in cui lei frequentava Othallan. Si era accorta troppo tardi che i due amici avevano qualche tarlo in comune. Questo aveva portato Othallan lontano da lei e da Kassen, invece Evlar, a suo modo di vedere, sebbene più arrogante del primo non aveva avuto il coraggio di separarsi dalla propria famiglia.
La serata continuò tra discussioni e risate dopo che i cinque si furono separati nuovamente tornando ai propri tavoli, fu quindi il mezz'orco Grimscar a movimentare l’atmosfera nel locale. Si fece spazio a malo modo in mezzo alla stanza spostando con sgarbo tavoli e clienti. Chiese quindi se qualcuno avesse il coraggio di sfidarlo all'ultima bevuta di whisky. Feyd del clan Rowan non potette fare a meno di proporsi per sfidare l'amico. Asìna portò una serie di grossi bicchieri di liquore, una ciotola piena di spicchi di limone e un grosso secchio d'acqua. Tutto fu lasciato sulla tavola.
La prova consisteva nel tracannare un bicchiere di whisky fino all’ultima goccia, riempirsi il naso di succo di limone e infilare la testa nell’acqua fredda. Insultare infine l’avversario dimostrava di aver sopportato il potente liquore senza conseguenze e di essersi ripresi costituendo così, di fatto, il passaggio del turno. Il primo giro fu tranquillo per i due mezz’orchi con la folla che iniziò ad appassionarsi allo scontro tra i due muscolosi avventori e qualche moneta fu scambiata puntando su uno o l’altro dei due contendenti. Già alla seconda bevuta Grimscar mostrò, tra la sorpresa della folla, qualche dubbio ma un poderoso rutto in faccia al sorpreso avversario sembrò far propendere l’ago della bilancia nuovamente verso l’antipatico combattente. Contro molte previsioni il terzo bicchiere decretò invece la vittoria finale di Feyd dopo che Grimscar vomitò il liquore e buona parte di quanto trangugiato in precedenza nel secchio d’acqua gelata. Fu Trelvar a sollevare la testa del mezz’orco addormentato dall’acqua putrida prima che si soffocasse. Asìna intanto decretò il vincitore alzando il braccio di Feyd e, per farlo, dovette salire su uno sgabello approfittandone per accarezzare i potenti muscoli. All’orecchio gli sussurrò “Pare che il mio aiuto col suo maledetto whisky d’annata sia servito, te lo dovevo come ricompensa per avermi difesa prima”.

Moonday, 2 Neth 4709
Visite e acquisti

La mattina seguente Feyd si svegliò tardi sentendo bussare alla propria porta. Dopo una lavata di faccia nella bacinella vicino al letto, che gli riportò alla mente una visione non del tutto piacevole, andò ad aprire. Il visitatore però pareva averci ripensato. Fuori dalla porta il mezz’orco notò soltanto Trelvar davanti alla sua locanda, sembrava guardarlo con sospetto... “non deve aver apprezzato la gara col whisky” pensò il mezz’orco salutandolo con un gesto veloce mentre un singhiozzo gli riportava alle narici l’odore del potente liquore. Avrebbe voluto comprarsi qualche accetta da lancio in vista del viaggio nel Bosco delle Zanne che lo attendeva ma le sue finanze al momento non l’avrebbero decisamente permesso.
Fu quindi la volta di Lars di ricevere visite subito dopo aver finito di svolgere le proprie funzioni nel tempio di Erastil. Prima passò a trovarlo il paladino con cui aveva trascorso la serata precedente alla locanda, era un brav’uomo e lo dimostrò una volta di più facendo una donazione per una delle numerose famiglie bisognose che vivevano in una fattoria vicina alla cittadina. Dopo che il paladino se ne fu andato, non prima comunque di essersi fermato qualche minuto per una breve preghiera alla dea Iomedae e aver prestato attenzione alla porta di ingresso del tempio sopra la quale era riportato uno dei motti dell’antica divinità “Il primo dono che avete ricevuto è la vostra famiglia. Un uomo cresce dai semi che i suoi genitori hanno piantato”, arrivò il sindaco stesso. A quanto parve da quanto Uptal riferì al chierico, Evlar Vargadark se ne era inspiegabilmente andato dalla cittadina lasciando il compito a suo padre di informare Uptal che il ragazzo se ne fregava altamente di quella loro stupida missione cittadina, e il vecchio Vargadark non si era fatto, a quanto pareva, troppe remore ad adempiere tale compito quando il sindaco era entrato per discutere di altri affari nella loro casa. Se il chierico fosse quindi stato disponibile, Kassen avrebbe nuovamente avuto bisogno dei suoi servigi, sempre che padre Prassit potesse privarsene per qualche giorno. I due uomini di fede, dopo essersi consultati, acconsentirono entrambi con gioia.
Sao nel frattempo passò a prendere qualche torcia presso l’acciaio di Renet, dove notò una volta di più come la qualità non fosse certo paragonabile a quella del vicino negozio del nano Braggar sebbene i prezzi fossero notevolmente più accessibili.

Wealday, 4 Neth 4709
La cerimonia

Le campane sulla sommità del Tempio di Erastil stavano suonando il mezzodì quando i cinque personaggi fecero il loro ingresso nella vuota piazza davanti al Salone cittadino. Si scambiarono qualche timida occhiata ognuno, a modo proprio, con un leggero senso di apprensione. Non appena i rintocchi cominciarono a disperdersi, i primi cittadini di Kassen iniziarono a comparire nella piazza, tutti vestiti di nero quasi stessero partecipando a un funerale. Lentamente riempirono gli spazi vuoti, muovendosi con calma sul terreno freddo e duro, i loro sguardi bassi e sofferenti. Presto la temperatura sarebbe stata tale da ghiacciare l’acqua nei secchi ma ancora per qualche settimana, quando il sole riempiva il cielo come in quella mattina, si poteva godere un clima nonostante tutto piacevole e a diversi personaggi un brivido percorse comunque la schiena.
Dopo qualche minuto, un mormorio si diffuse tra la folla, che si divise per aprire un varco in cui s’inserì il sindaco Uptal. Percorse la strada con una lanterna d’argento opaco in mano, dietro di lui un pony trascinava un carretto carico di rifornimenti.
Giunto in mezzo alla folla l’uomo si fermò rivolgendosi ai cittadini riuniti. “Ancora una volta i venti invernali soffiano sul Bosco delle Zanne, segnando la fine di un altro raccolto. Ci sono lupi nei boschi, che ululano alle nostre mura, serpenti nelle ombre, in attesa di colpire. Così come accadde centosettantaquattro anni fa, quando Kassen in persona lasciò le mura della città per difendere tutti noi, così è ancora oggi. Dove sono gli eroi? Dove sono i coraggiosi che si avventureranno sino al luogo dove Kassen è sepolto e recupereranno la fiamma per tenere al sicuro la nostra comunità per un altro inverno?”
Senza pensarci troppo, Sao fu la prima ad accettare l’invito facendo un passo avanti. Il sindaco le chiese chi, del gruppo di giovani, avrebbe avuto l’onore di portare la lanterna. Lo sguardo della ladra con naturalezza si rivolse verso Lars e Dalvert, come se li ritenesse più meritevoli, ma loro insistettero che fosse stata lei la prescelta come il suo farsi avanti aveva chiaramente indicato. Il sindaco le porse quindi il prezioso oggetto dicendo di usare la lanterna per riportare a Kassen il sacro fuoco. Invitò quindi i personaggi a prendere ciascuno dal carretto due giorni di razioni, una piccola tenda, una coperta invernale, una borraccia e una parte della mappa del sentiero che aveva mostrato pochi giorni prima alla locanda. Inoltre chiese di spartirsi a loro piacimento 15 metri di corda di canapa e un uncino (presi dalla ladra), una scatola di metallo con legna da ardere e 3 tizzoni ardenti (spartiti tra il paladino e il chierico), una pozione etichettata come di cura ferite leggere (ancora alla ladra per galanteria), tre torce (spartite equamente), ed una piccola bottiglia di brandy locale (imboscata da Dyr).
I personaggi a questo punto furono accompagnati verso la porta a sud e lasciati soli vicino all’unica torre di guardia cittadina. Tante volte Sao aveva riposato in queste vicinanze sognando di andarsene dalla comunità che pareva non capirla, oggi invece le sembrava quasi che qualcosa stesse improvvisamente cambiando. Qui, appena fuori le mura, aveva stretto amicizia con Golfond Kir, una guardia molto legata al capitano Wisslo, e alla fine questo suo legame l’aveva probabilmente fatta accettare per la missione cittadina, per non parlare del fatto che proprio a lei era toccato l’onore di portare l’antica lampada. Golfond era solo un ragazzo quando fu colpito alla testa da un cavallo e, a causa del colpo subito, da allora era rimasto per sempre un sempliciotto. Questo però non disturbava per niente la ladra che trovava in lui finalmente un maschio affidabile che non volesse approfittarsi di lei, come invece aveva fatto il padre prima di morire e quindi il fratello Roldare, trattandola come una sguattera. Per non parlare del suo ex, Othallan, che l’aveva trattata in modo anche peggiore abbandonandola improvvisamente senza motivo.
Qui, a sud della cittadina, i compagni iniziarono a chiedersi se veramente la missione sarebbe stata solamente un rito come qualcuno suggeriva o, come invece ricordavano alcuni racconti dei bambini, avrebbe comportato per loro seri pericoli.
Erano ormai le tre del pomeriggio quando i cinque personaggi finirono di ricomporre le parti della mappa e partirono verso sud seguiti da Sharie che sorvegliava dall’alto il loro percorso.

Strane illusioni
Dopo sole due ore di cammino i cinque apparivano già più come un gruppo. Sao aveva rivalutato il mezz’orco che sembrava di tutt’altra pasta rispetto a Grimscar e i due uomini di fede parevano potersi rivelare ottimi compagni d’avventura. Ancora però non riusciva a capire Dyr e quando Sharie, il suo falco femmina, la guardava con quegli occhi acuti, si sentiva scrutata in profondità. Non sapeva se fosse più forte l’apprezzamento per il fatto che il volatile analizzasse per loro la zona circostante o il disprezzo per quella sensazione di nudità che provava di fronte a quel freddo sguardo. Fu comunque la stessa Sharie ad avvertire il gruppo che c’era qualcosa di strano nella strada di fronte a loro.
Lo stretto sentiero si stava inerpicando in quel tratto tra alberi ormai privi delle foglie, che scricchiolavano sotto i piedi ad ogni passo. I rami erano come artigli che parevano voler ghermire i personaggi. Più avanti il percorso era interrotto da un albero caduto ostruiva il percorso. Fu all’improvviso, prima che il gruppo potesse investigare, che tre umanoidi ringhianti saltarono fuori da dietro il tronco, avevano pelle verdastra e zanne spaventose e urlavano minacciosamente parole di sfida.
Ne seguì un cruento combattimento all’inizio del quale Sao e Dyr furono feriti seriamente e le cose si misero subito abbastanza male per il gruppo. La ferocia degli orchi li portava a continuare a combattere anche dopo aver subito profonde e numerose ferite. Finalmente qualche attacco ben piazzato di Feyd e l’intervento di Dalvert e Upeeval sembrarono far cambiare le sorti dell’incontro. Quando le cose si stavano mettendo per il meglio però uno degli ultimi orchi rimasti lanciò un grido sprezzante affondando la propria ascia bipenne nell’ala di Sharie che stava cercando di tenere l’avversario lontano dal suo padrone in difficoltà. L’animale cadde improvvisamente a terra, la piccola ala separata dall’esile corpo. Il suo ultimo sguardo fu per il mago a cui provò ad avvicinarsi facendo leva col becco sulla fredda terra. A questo punto il gruppo non ci vide più dalla rabbia e questo contribuì forse ad una repentina fine dello scontro.
Fu un colpo di Feyd a provocare la caduta dell’ultimo nemico e questo portò a qualcosa di inaspettato. Come lo spadone tagliò di netto un braccio dell’ultimo orco rimasto, il suo corpo sparì improvvisamente e con lui i suoi due compagni. Il dolore delle ferite sui personaggi non si fece più sentire ed il sangue sulle loro vesti parve non averle mai macchiate. La stessa Sharie si riprese immediatamente con l’ala ancora ben funzionante come dimostrò un repentino volo sopra il gruppo.
“Che diavoleria è mai questa” esclamò il mezz’orco. “Credo si tratti di una qualche sorta di illusione, forse un’immagine superiore” disse Dyr mentre si guardava intorno annusando l’aria e tastando il terreno... gli sembrò per un attimo di percepire un leggero aroma di pipa e questo lo fece pensare al proprio mentore, Holgast. Dietro un cespuglio effettivamente individuò delle tracce umane che sparivano stranamente pochi passi più a sud. “Potrebbe far parte della nostra prova” suggerì Dalvert. “Forse” fu l’unica risposta di Sao.

Occhi nel buio
Il resto della giornata trascorse senza problemi, ma verso le sei e trenta il buio era già sopraggiunto, un vento freddo aveva cominciato a soffiare tra gli alberi privi di foglie ed il gruppo decise così di fermarsi nonostante non vi fosse più alcun segno di civiltà nei dintorni. Erano arrivati a quella che sulla mappa veniva segnata genericamente come radura ed il gruppo si adoperò per costruirvi un campo sicuro. Alla fine lo montarono su un terreno posto appena più in alto dei dintorni e circondato su tre lati da fitti cespugli. Con la legna fornita dalla cittadina e qualche ramo secco raccolto per l’occasione accesero un buon fuoco da campo e vi riscaldarono le razioni preparando un delizioso arrosto. Fu mentre erano seduti vicino al falò che sentirono per la prima volta l’ululato dei lupi in lontananza.
Nessun rumore si ripresentò quindi per la successiva ora ma poi improvvisamente, quando ormai i personaggi avevano definito i loro quattro turni di guardia, i versi degli animali si fecero più vicini e due occhi gialli apparvero improvvisamente vicino al limitare del campo. Fu Lars ad accorgersi che si trattava di un predatore magro e affamato in cerca probabilmente di un pasto veloce. Una mezza razione servi allo scopo di farlo allontanare. Ma mentre stava passando il turno a Dalvert la bestia si ripresentò non più solo ma, questa volta, con una femmina e un giovane esemplare. Le cose avrebbero potuto mettersi male per il gruppo, la maggior parte ancora nei sacchi a pelo addormentati. Per fortuna il mago elfo aveva bisogno di poco riposo e supportò i due uomini di fede. Lars, grazie al potere concessogli da Erastil, poté comprendere che il piccolo branco aveva troppo bisogno di cibo per andarsene senza combattere e fu infine il lancio di un’altra mezza razione vicino all’esemplare più giovane a creare una disputa tra gli animali che fortunatamente finì per allontanarli definitivamente.
La mattina i personaggi si svegliarono ben riposati ed ebbero anche, durante il tragitto, la possibilità di raccogliere una mezza razione di mirtilli e una di vesce giovani. Tali funghi erano noti per creare delle bombe fumogene esplosive e tirarli di nascosto ai compagni era stato uno dei divertimenti del piccolo Dyr durante i viaggi con la carovana di suo padre.

Oathday, 5 Neth 4709
Il lago grigio

Fu Sao ad individuare per prima le rive del lago grigio. Gli alberi avevano iniziato a diradarsi, rivelando un campo di erba bassa e verde che conduceva alle rive del lago calmo e ampio, su cui si rifletteva il cielo sovrastante. Vicino alla riva, accanto all’acqua un cinghiale massiccio e i suoi due piccoli stavano apparentemente cibandosi di una carcassa.
La ladra si mosse furtivamente tra gli ultimi arbusti sperando di poter colpire l’animale e procurare così al gruppo una cena gustosa per la sera. Lars non era assolutamente d’accordo e provò a distrarre la ladra con un sasso ma Feyd non capendo il motivo di un tale attacco verso la compagna lo placcò spingendolo a terra. La freccia di Sao sembrò però solamente scalfire la dura corazza pelosa del cinghiale che volse il grugno verso il gruppo digrignando le zanne. Ma poi, sorprendentemente, dopo aver fiutato l’aria e aver guardato verso il lago, si mosse spingendo i propri cuccioli verso la riva ad ovest addentrandosi nel folto della foresta lontano dai personaggi.
Dyr rimase colpito dalla cosa, aveva riconosciuto l’animale come un Deodonte, non un semplice cinghiale ma una bestia molto più potente e bellicosa. Il fatto che una madre di tale specie con dei cuccioli fosse fuggita davanti a degli uomini gli parve alquanto strano, almeno fino a quando notò con la coda dell’occhio una figura molto grande abissarsi nelle acque a circa cento metri da loro e alla mente gli tornarono storie ascoltate nella taverna su un antico serpente gigante che si diceva abitasse nel lago. Fu a quel punto che si voltò a guardare la carcassa che già Sao stava analizzando sperando che la ladra si sbrigasse.
Si trattava del cadavere di un uomo deceduto pochi mesi prima per l’attacco di un nemico molto forte che ne aveva stritolato la metà inferiore staccandogli infine una gamba forse con un morso. La maggior parte dell’equipaggiamento dell’uomo era marcito ma una spada corta perfetta fu trovata accanto al cadavere durante l’ispezione della ladra. Nessuno conosceva quell’uomo, segno che non proveniva da Kassen e gli abiti, nonostante in pessime condizioni per il combattimento e per esser stati soggetti alle intemperie, sembravano di qualità superiore a quelli indossati dai taglialegna di Kassen e probabilmente acquistati in una grande città.
Il notare che intorno alla spiaggia non vi fossero uccelli, rane o pesci creò una profonda apprensione nel gruppo che decise di allontanarsi dalla riva. Il chierico e il paladino trascinarono il corpo trovato per un pezzo, offrendogli infine una degna sepoltura. Mentre il gruppo scavava una fossa la ladra si allontanò con naturalezza tra gli alberi come ognuno faceva ogni tanto per esplicare i propri bisogni. Fu in questo momento che Sao tirò fuori dalla tasca interna del proprio mantello il portamonete sottratto al cadavere senza che nessuno dei suoi compagni se ne fosse accorto. All’interno vi trovò ben ottantasette monete d’oro appena coniate dalla capitale di Tamran, sopra ognuna spiccava il volto del Maresciallo Silvano Gavirk leader nominale di Nirmathas. A quanto pareva l’uomo era stato da poco pagato per un servigio portato a qualcuno di potente.

Infidi pendii
Dopo essersi infine lasciati il Lago Grigio alle spalle, i personaggi viaggiarono ancora per circa tre ore prima di giungere alla valle in cui doveva trovarsi la Cripta della Fiamma Eterna. Gli alberi in questa parte della foresta erano vecchi e nodosi. Il tempo, buono fino a quel momento, si guastò repentinamente rendendo il viaggio improvvisamente più cupo e triste. Una fredda pioggia inzuppò i personaggi che furono costretti a nascondersi sotto i propri mantelli e questo fece praticamente cessare ogni tipo di dialogo.
Il sentiero si era spinto ancor più all’interno del Bosco delle Zanne, attraverso un intricato labirinto di alberi e crepacci. Dopo una piccola salita si estendeva un’ampia vallata che, sul lato opposto, sembrava quasi un gigantesco serpente. Nel mezzo vi si trovava una ripida collina che scendeva verso la vallata. Con la pioggia che cadeva il terreno appariva infido e scivoloso.
“Deve essere l’Orrido del serpente”, disse Dalvert guardando la mappa ricostruita con i pezzi forniti dal sindaco Uptal, “Servirà una buona mezz’ora per giungere in fondo alla scarpata”. “Conviene legarci con la corda di canapa” suggerì Sao. Nonostante l’accorgimento però Dyr, più degli altri, incontrò qualche problema e un paio di passi incauti lo portarono a scivolare per gran parte del pendio sbattendo infine la testa su un sasso in fondo alla valle. Solo una cura del chierico permise all’elfo di riprendersi e recuperare almeno parzialmente le proprie forze.

Fine del gioco
Sul fondo della valle, sul fianco della piccola collina, i personaggi trovarono infine incastonata un’arcata di pietra. Il muschio era cresciuto fino a coprire la maggior parte dei dettagli, ma uno risultava ancora perfettamente visibile. Sulla pietra di volta dell’arco vi era intagliata una fiamma con una runa stilizzata nel mezzo. Oltre l’arcata si snodava una buia galleria che conduceva verso un enorme portone di legno, uno dei cui battenti risultava leggermente aperto.
Ma ciò che colpì soprattutto il gruppo fu la visione di quello che si trovava di fronte alla cripta. Una coppia di cavalli e tre pony giacevano sventrati vicino l’arcata, ancora legati ad una improvvisata palizzata. Uno sciame di mosche si aggirava pigro sopra i cadaveri. “Sono stati uccisi da circa due giorni” disse Lars passando un dito sul sangue non ancora completamente rappreso, “apparentemente da lame o artigli”. “E qui forse vi è il colpevole” aggiunse Sao vicina ad un cavallo, “aiutatemi a sollevare questa carcassa pare vi siano delle ossa sotto questa bestia. Un esame più attento rivelò che le ossa erano molto vecchie.
Delle sacche sui cavalli una era ancora piena. Al suo interno razioni da viaggio per due giorni, una coppia di grandi cuscini comodi, due flaconi di olio per lampade e una faretra con dieci frecce smussate. “Mi chiedo a cosa potessero servire questi cuscini” si chiese ad alta voce l’elfo. Un pensiero spiacevole balenò nella mente del chierico che disse. “Se mia sorella con Roldare è venuta qui potrebbe essere in serio pericolo e purtroppo questo sembra sempre meno un gioco, le ferite su questi animali sono reali e questo credo sia il cavallo di Gerol. Conoscendolo un poco non credo proprio sacrificherebbe la sua bestia per una qualche missione”. “Propongo di non riposarci stasera”, disse Dalvert guardando il cielo ormai praticamente buio, “se tua sorella e gli abitanti del villaggio sono in pericolo dobbiamo fare qualcosa prima possibile e se la colpa è di qualche non morto Iomedae potrà forse aiutarci” pronunciò infine ponendo una mano sulla spalla del chierico.
Ultima modifica di Lonewolf73 il mar mar 15, 2011 8:06 am, modificato 2 volte in totale.
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Re: [Cronache] (Golarion) - Il prezzo dell'immortalità

Messaggioda Lonewolf73 » lun feb 07, 2011 6:45 am

PARTE DUE: IL LIVELLO SUPERIORE

Un grido nel buio
Fu Feyd ad aprire, dopo un primo tentativo fallito, il pesante portone con una spallata e Dyr lanciò delle luci danzanti all’interno della stanza al di là dell’ingresso mentre due torce venivano prontamente accese. Una volta aperta la porta di legno, queste luci rivelarono un’ampia sala ai cui lati si ergevano delle piattaforme rialzate. Nel muro più lontano un affresco ormai sbiadito e coperto parzialmente da licheni e macchie di umidità riportava un ritratto di Kassen. Apparve subito evidente come la stanza era stata teatro di una cruenta battaglia, con due cadaveri accatastati al centro e ossa molto vecchie sparse tutto intorno. Immediatamente da queste sei scheletri si animarono attaccando il gruppo. L’esito dello scontro che ne seguì rimase a lungo incerto e, solo grazie all’energia positiva di Lars ed infine ad una serie di attacchi ben coordinati, i personaggi riuscirono ad avere la meglio ma al costo di profonde ferite che andarono ad aggiungersi a quelle subite nella discesa per il ripido pendio.
Finito il combattimento vi fu la possibilità di analizzare i due corpi al centro della stanza, si trattava di Gerol e Vark entrambi abitanti di Kassen e amici del sindaco. Vicino a loro anche due zaini con un altro grande cuscino e due faretre ognuna con 10 frecce smussate. “Erano stati mandati qua per noi” disse Dyr “queste frecce e i cuscini dovevano probabilmente servire per crearci qualche grattacapo, ma qualcosa deve essere andato terribilmente storto”. Nell’altro zaino due giorni di razioni, una borraccia piena, una chiave e un paio di bastoni del fumo.
Mentre il gruppo dava un’occhiata al ritratto di Kassen sul muro più lontano rispetto all’entrata, il silenzio venne rotto da un urlo improvviso. “Da dove proveniva?” chiese Lars, ma nessuno nel gruppo seppe rispondere a tale domanda.
Sharie, posata sulla spalla di Dyr, strofinò il becco sulla spalla del compagno prima da un lato poi dall’altro. Era un gesto che faceva fin da quando era solo un cucciolo e indicava, come ben aveva imparato l’elfo, una sensazione di preoccupazione per il rapace.
“Potrebbe trattarsi di qualcuno del villaggio” disse Lars “magari mia sorella è ancora viva”.
“Cerchiamo di capire dove portano queste due uscite” rispose Sao che già stava analizzando una delle due porte di legno che permettevano di addentrarsi ulteriormente nella cripta verso est e verso ovest.
Alla fine fu scelto di lasciare Feyd a guardia dell’uscita ad est mentre gli altri provavano a verificare l’altra alternativa.

Un bagno ghiacciato
Con molta circospezione, dopo che Sao ebbe verificato l’assenza di trappole, i personaggi entrarono in una stanza al centro della quale si trovava una grande piscina d’acqua limpida riempita da una fontana posta sul muro a nord. La fontana rappresentava una fanciulla piangente che stringeva il corpo del defunto Kassen, ma la testa dell’eroe era stata staccata e non fu possibile notarla da alcuna parte. Ancora una volta un rumore fece scorrere un brivido lungo le spine dorsali dei personaggi. Questa volta si trattò di una voce tonante che pareva scaturire dalla stessa roccia scavata della cripta. “La magia è la chiave” disse la voce scomparendo subito dopo e lasciando solo un terribile silenzio.
Scrutando il fondo della vasca, dopo aver illuminato la stanza con le due torce accese ed il solito incantesimo di luci danzanti, a Dyr parve scorgere molti piccoli oggetti sul fondo. Seguendo il suggerimento della voce lanciò individuazione del magico che permise all’elfo, con un po’ di concentrazione e grazie a una prova di sapienza magica, di individuare sul fondo un particolare oggetto che pareva effettivamente irradiare un’aurea di trasmutazione indicando al mago, come spiegò ai compagni, che qualcuno era probabilmente intervenuto sull’oggetto per modificarne le proprietà intrinseche.
Restava il problema di come recuperare l’oggetto sul fondo della profonda vasca. Sao si propose immediatamente per la missione. Una volta che si fu tolta i pesanti vestiti invernali e la sottostante armatura di pelle gli occhi dei compagni si posarono sul corpo nudo, magro e muscoloso, della giovane. Nessuno comunque si lasciò sfuggire alcun commento e Sao entrò nella gelida acqua della vasca.
L’immersione non fu però agevole come avrebbe pensato e una volta sul fondo la ladra si accorse che le chiavi erano decine e decine e tutte pressoché identiche. Inoltre, forse per il freddo o magari per la vergogna di aver avuto tutti quegli occhi puntati sul suo corpo, aveva praticamente già consumato tutto l’ossigeno disponibile nei suoi polmoni e quindi dovette riemergere in tutta fretta.
“Dovrai spiegarmi meglio dove si trova quella chiave” disse rivolta a Dyr. L’elfo provò ad indicarla meglio e posizionò un nuovo incantesimo di luci danzanti in prossimità della stessa che, almeno per lui, risultava ben riconoscibile grazie al debole bagliore irradiato da un nuovo incantesimo.
Sao effettuò la discesa ancora una volta, ma il freddo le rendeva il controllo del proprio corpo molto difficile e quando raggiunse il fondo le luci danzanti dell’elfo erano ormai scomparse. Riuscì comunque ad identificare la zona in cui credeva si dovesse trovare la chiave prescelta ma con la fretta con cui era costretta ad agire poté raccogliere a caso solo due delle numerose chiavi che erano sul fondo.
Purtroppo una volta risalita e mostrate all’elfo, Dyr scosse la testa e vedendo tremare vistosamente la ragazza l’aiuto ad uscire e, dopo averla asciugata con la propria coperta pesante, decise di provare lui stesso. Sapeva di non essere un abile nuotatore ma d’altronde era l’unico che potesse riconoscere chiaramente la chiave una volta sul fondo della vasca.
Sao stava ancora cercando di controllare i propri tremiti sotto la pesante coperta quando si accorse che qualcosa nella vasca non stava andando per il verso giusto. L’elfo era sì arrivato sul fondo della vasca ma non sembrava essere nella giusta condizione per adempiere al proprio compito. La ladra non ci pensò due volte, si tolse la coperta di dosso e si gettò nuovamente nell’acqua gelata. Per fortuna acchiappare un braccio dell’elfo e portarlo in superficie fu più semplice che recuperare il piccolo oggetto e come il corpo dell’elfo venne spinto fuori dalla superficie Lars e Dalvert lo presero immediatamente posandolo sulla stessa coperta che aveva prima asciugato la ladra.
Sao uscita dall’acqua rimase a guardare l’amico mentre i due uomini di fede provavano a rianimarlo. La ragazza aveva la pelle d’oca e il bianco di questa contrastava col viola profondo delle sue labbra.
Ci volle infine un tocco calmante del chierico per riportare in sè il mago. Recuperare la chiave appariva a questo punto un’impresa sempre più complessa. Il gruppo dovette attendere che Dyr si fosse ripreso completamente. A questo punto un nuovo incantesimo di Identificazione del Magico seguito da Mano Magica permise all’elfo di allontanare le chiavi non magiche da quella prescelta, che proprio per le proprie qualità non poteva essere oggetto dell’incantesimo. A questo punto fu Dalvert a doversi spogliare e immergersi nell’acqua gelida e sebbene non fosse un nuotatore provetto la richiesta di aiuto a Iomedae dovette probabilmente venir ascoltata perché il paladino riuscì finalmente a riportare in superficie la chiave cercata.
Una volta che tutti furono nuovamente asciutti e pronti a partire, l’attenzione si concentrò sulle due porte a sud che rappresentavano, oltre a quella a est da cui erano entrati, le uniche possibili uscite dalla stanza della fontana.
In particolare Sao si concentrò sull’analisi della porta più ad est ma questa aveva un notevole meccanismo di chiusura e la chiave appena recuperata non sembrò tornare utile per aprirla.

Il labirinto di trappole
I personaggi nella stanza della vasca decisero a questo punto di andare a vedere cosa stesse facendo Feyd rimasto da solo a controllare la porta a sud est nell’atrio dove avevano combattuto gli scheletri. Con sorpresa si accorsero che il mezz’orco, probabilmente stufo di aspettare, aveva nel frattempo aperto la porta e si stava addentrando da solo in un intricato labirinto di colonne al di là della stessa. Questo fece scegliere al gruppo di dedicarsi per prima a questa parte della cripta.
Sao entrò nella nuova stanza notando una catasta di sacche da sella vuote e tre scope vicino all’entrata. “Aspetta almeno che controlli l’assenza di trappole” disse rivolta a Feyd che notò essere poco avanti. La ricerca questa volta non fu inutile. In questa grande sala la ladra trovò svariate botole e quelle che riuscì a disattivare si presentarono col fondo protetto da grandi cuscini. Ad un certo punto però il gruppo che la seguiva con circospezione la vide sparire proprio mentre stava esultando “Eccone un’altra!”. Per fortuna il danno, attutito dal lavoro che dovevano aver compiuto gli abitanti del villaggio non fu così elevato ed i personaggi l’aiutarono immediatamente ad uscire.
“Mi sa che la spedizione del villaggio era riuscita a preparare questa stanza per il nostro arrivo prima di venire attaccata” fece notare il paladino. Il gruppo individuò inoltre tre piccole leve in varie parti del labirinto dietro alcune colonne. Varie prove sulle stesse fecero intuire che il complesso meccanismo ad esse collegato doveva permettere di aprire la porta a sud. Il gruppo allora tirò contemporaneamente le tre leve ed effettivamente il passaggio si liberò come il pesante portone di legno rientrò dentro le fredde mura di pietra. Purtroppo però solo Sao riusci ad attraversarla prima che la stessa si chiudesse nuovamente. A nulla valsero gli sforzi di Feyd per aprirla.
Mentre il gruppo decideva di usare le sacche da sella e le scope per lasciare in tiro le leve, Sao si avventurò un poco lungo il corridoio appena oltre il portone. La vista di un inquietante ed enorme scarabeo la fece però desistere e tornare sui suoi passi per nascondersi tra le ombre attendendo l’arrivo del gruppo.
Mentre Dyr, Lars e Dalvert recuperavano alcuni sassi all’ingresso della cripta per riempire le sacche, Feyd notò sul fondo di una delle botole un piccolo sacco. Sceso nella botola e aperto lo stesso vi trovò dentro cinque monete di platino, probabilmente lasciate dagli abitanti del villaggio come premio per i membri della spedizione, e un biglietto con scritto “tre per aprire, ma siate veloci perché la porta permetterà l’ingresso solo a coloro che lavorano insieme”.
Al ritorno degli amici il mezz’orco condivise solo il contenuto del biglietto il cui significato, tra l’altro, apparve ormai più una beffa che un vero aiuto.
Grazie alle sacche piene la porta venne comunque aperta nuovamente questa volta rimanendo spalancata e permettendo anche così un’eventuale ritirata. Riunitosi a Sao, che riferì dell’incontro con il grosso scarabeo, il gruppo verificò dove portava il corridoio ad ovest. Qui un altro portone di legno risultò potersi aprire solo dall’altro lato. Non rimase quindi che avviarsi verso sud ossia verso dove Sao aveva individuato l’animale e a Feyd parve di sentire un lamento provenire proprio da quel lato del corridoio.

Lo scarabeo
Arrivati ad un bivio il gruppo decise di iniziare col dirigersi verso ovest dove Sao aveva notato lo scarabeo, almeno per non lasciarsi un eventuale nemico alle spalle. Aperto un ennesimo portone di legno al mezz’orco apparve una vista raccapricciante. La piccola stanza oltre la porta era quasi vuota eccezion fatta per il corpo senza vita di un uomo adagiato in maniera scomposta al centro. Appollaiato sul cadavere completamente sfigurato c’era uno scarabeo giallo e marrone delle dimensioni di un uomo. Era intento a trascinare la propria preda verso un angolo della stanza pieno di rifiuti e sporcizia.
L’animale si rivelò molto territoriale attaccando immediatamente il mezz’orco con un poderoso morso delle proprie fauci da cui colava un succo acido disgustoso e maleodorante. L’attacco colse Feyd poco preparato e il danno fu tale da farlo crollare senza sensi sul freddo pavimento. Dyr si pose sull’ingresso della stanza mentre Dalvert e Sharie entrarono in corpo a corpo con l’animale. Lars non potette che stabilizzare le ferite del mezz’orco che stava sanguinando vistosamente. Gli attacchi del gruppo sembravano solo scalfire la dura armatura dello scarabeo che colse infine l’occasione per soffiare un cono di tre metri di acido che ferì malamente Dalvert e coprì completamente il mago elfo facendo crollare anche lui al suolo. Ancora una volta Dalvert dovette stabilizzare il compagno quando fu in grado di reagire.
Il combattimento si stava mettendo molto male per il gruppo. Per fortuna qualche tiro azzeccato dall’arco di Sao e un paio di poderosi attacchi del paladino, la cui armatura gli aveva permesso in qualche modo di resistere agli attacchi delle poderosi fauci dello scarabeo, ferirono mortalmente l’animale e furono infine gli artigli di Sharie a dargli il colpo di grazia.
Durante il combattimento le due torce accese dal gruppo, le cui fiamme si erano già da tempo parecchio affievolite, si spensero del tutto lasciando solamente un acre odore di fumo. Fu Lars ad usare il proprio acciarino per accenderne una nuova che gli passò Dalvert. Il cadavere al centro della stanza, pur di difficile identificazione avendo il volto sfigurato, non pareva appartenere ad uno degli abitanti del villaggio e lo stato di decomposizione indicò ai personaggi che doveva essere morto da un paio di mesi ormai. I resti dei vestiti ricordarono a Lars quelli dell’uomo trovato vicino al lago.
Esaminando meglio la stanza i personaggi potettero notare delle scale che erano state solo abbozzate ad ovest, probabilmente mai completate dagli originali costruttori della cripta che finivano ora nella fredda parete di roccia. I personaggi decisero per il momento di non aprire un altro pesante portone di legno che sbarrava un’uscita a sud. Dyr e Feyd erano ancora incoscenti al suolo ed al gruppo rimaneva un unica pozione guaritrice. Sao decise di farla bere al mezz’orco la cui forza sarebbe potuta tornare nuovamente utile in caso di un nuovo incontro. Era però difficile pensare di poter resistere a lungo nella cripta, per come si stavano mettendo le cose, senza l’aiuto della magia dell’elfo.
I personaggi tornarono quindi sui propri passi per investigare l’altro portone in fondo al corridoio da cui provenivano.

Il sopravvissuto gemente
Di fronte alla porta a Sao non servì concentrarsi troppo per notare delle ossa rotte sparse per il pavimento ed udire distintamente dei tristi lamenti continui. Appena più complesso fu disattivare il congegno che teneva chiuso il portone ma questo non fu comunque sufficiente ad aprirlo. Qualcuno doveva aver costruito una sorta di barricata dietro di esso e spingerlo provocava solo dei leggeri movimenti.
Alla ladra parve sentire un rumore familiare come quello di una balestra caricata mentre Feyd si faceva strada con una poderosa spallata. Il mezz’orco riuscì ad aprire parzialmente la porta da cui si intravide una balestra ed un dardo partì sibilante cercando di colpirlo, fortunatamente senza successo. Ci vollero ancora due prove di forza per spalancare il portone e fortunatamente un nuovo dardo passò solo vicino ad un orecchio di Feyd.
Entrati nella sala i personaggi videro Roldare, il fratello di Sao. L’uomo era in preda al panico e l’urto della spallata del mezz’orco l’aveva fatto cadere a terra. Stava provando a ricaricare la balestra che teneva in mano quando Dalvert riuscì con un balzo a bloccarlo al suolo.
Nonostante le parole della sorella, al gruppo servì molto tempo per calmare Roldare. Inizialmente farneticò vaneggiando di “ossa arrabbiate” riferendosi alle creature come agli “inganni del morto che parla”.
Ci vollero diversi minuti e buone prove di diplomazia per addolcire l’atteggiamento ostile verso il gruppo e solo nominare il nome della cittadina e la vista della sorella riuscirono infine a calmarlo un poco.
“Cosa ne è stato di Dimira e degli altri abitanti?” chiese Lars visibilmente preoccupato per la propria sorella. “Sono tutti morti” rispose Roldare “a quest’ora anche Dimira lo sarà, è stata trascinata via dallo stesso capo delle ossa che camminano quello con la voce da morto. Portatemi via da qui, Sao ti prego portami in salvo a Kassen e ti donerò la mia balestra, sai che è di qualità eccezionale, ricordo che ti è sempre piaciuta”.
Sao prese l’arma che gli porgeva il fratello. Roldare l’aveva comprata anni fa da un avventuriero che passava per la cittadina bisognoso di monete e effettivamente da allora Sao era sempre stata un po’ invidiosa dell’oggetto.
L’uomo aggiunse ancora, non molto ordinatamente, di essere arrivato lì con i compagni tre giorni prima e di essere stati attaccati la notte seguente.
Lars e Feyd intanto ebbero modo di analizzare la stanza. Era probabilmente stata preparata dagli uomini della cittadina come luogo per riposarsi e vi erano diversi sacchi a pelo, un paio di lanterne a lente sporgente con quattro ampolle di olio, delle razioni per cinque giorni e due pozioni contrassegnate da un’etichetta con su scritto “cura”. Una di queste fu immediatamente fatta bere a Dyr che finalmente si riprese dal combattimento con lo scarabeo, l’altra finì nello zaino di Sao.
Quando infine Roldare capì che il gruppo non aveva la minima intenzione di andarsene dalla cripta prima di essere sicuro di cosa fosse successo a Dimira e agli altri due abitanti del villaggio che ancora non avevano trovato, pretese di essere barricato nuovamente nella stanza. Poté solo avvertire i personaggi che avrebbero avuto bisogno di scudi e chiavi per addentrarsi nella cripta e che il secondo livello pareva esser stato allagato. Pareva che ci sarebbe nuovamente stato bisogno di nuotare, i personaggi si guardarono l’un l’altro sentendosi a questo punto derisi dalla sorte.
“Non potrò fermarmi finché Dimira non sarà in salvo” disse Lars agli altri, “devo proseguire, voglio almeno trovare le scale per il livello inferiore, credo che lì sia tenuta mia sorella. Capirò la vostra scelta se non ve la sentirete di farlo prima di aver riposato”. Dyr dopo aver guardato il resto del gruppo non potette che rassicurare il chierico sul fatto che non l’avrebbero lasciato solo in questo momento. Si spartirono gli oggetti trovati e Sao dette all’elfo il proprio arco corto e una faretra di frecce.
Prima di allontanarsi nuovamente verso la stanza dello scarabeo Dalvert notò Sao intenta ad armeggiare su una boccetta d’olio appena raccolta con una striscia di juta strappata da un sacco.
Ultima modifica di Lonewolf73 il dom mar 13, 2011 7:38 pm, modificato 1 volta in totale.
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Re: [Cronache] (Golarion) - Il prezzo dell'immortalità

Messaggioda Lonewolf73 » mar feb 15, 2011 8:11 am

Fireday, 6 Neth 4709
Presenze oscure
Erano molte ore ormai che il gruppo era in piedi e lo stress per quanto scoperto nella cripta ed il lungo viaggio iniziavano a far sentire la stanchezza sui personaggi che decisero, come aveva sperato il chierico, di proseguire ancora un poco sperando di trovare una via diretta per poter raggiungere Dimira.
Aperta la porta a sud della stanza dove si era svolto il combattimento con lo scarabeo, il gruppo fu investito da un fumo molto denso che fece lacrimare gli occhi e provocò qualche colpo di tosse tra i personaggi. Coprendosi la bocca ed il naso con i mantelli si addentrarono in un corto corridoio che sbucò presto in una stanza. Quello che rimaneva di un piccolo falò si stava spegnendo lentamente liberando sbuffi di fumo oleoso. Nutrito da un ammasso di equipaggiamento bruciato, detriti e ossa, il fuoco emanava una luce tremula sulle pareti della stanza parzialmente oscurate dal velo di fumo.
“Dyr hai idea di dove potremmo trovare dell’acqua per spegnere questo braciere” fece Sao rivolto all’elfo, aggiungendo infine, dopo aver notato le ossa nel braciere, “forse abbiamo trovato la sorella di Lars”.
Il chierico si diresse immediatamente verso la piccola fossa al centro della stanza realizzata probabilmente per permettere ai visitatori della tomba di poter accendere un fuoco per riscaldarsi nelle fredde notti invernali. Un’occhiata al suo interno non gli permise comunque di notare alcun oggetto che gli ricordasse Dimira. Accanto al falò vide invece una piccola chiave che raccolse sovrappensiero mettendola nella tasca della tunica che già conteneva quella recuperata nella vasca.
Il fumo stava iniziando a far tossire pesantemente i personaggi rendendo difficile anche tenere gli occhi aperti. Decisero così di usare tre otri di acqua per spegnere il fuoco. Inizialmente l’effetto fu invece quello di far riempire ancor più la stanza di fumo aumentando le difficoltà dei personaggi.
Dopo che una parte del vapore se ne fu finalmente andata da una cavità nel soffitto, Sao iniziò ad esaminare meglio il braciere, e mentre le sembrava di aver notato un debole bagliore tra le braci si accorse di un ombra alle spalle di Dalvert. Non perdendo quindi tempo, incoccò un quadrello e lo direzionò perfettamente verso la figura che aveva già le mani protese per attaccare il paladino. Con stupore però il dardo parve solo attraversare la creatura senza alcun effetto apparente.
Dalvert si sentì scavare in profondità, vide il proprio corpo attraversato da quelle mani inconsistenti come il fumo e, sentendosi mancare le forze ed il respiro, provò una sensazione spiacevolissima come di soffocamento, qualcosa che mai aveva provato prima.
I compagni tentarono di attaccare il nemico ma come la ladra aveva constatato le loro armi apparentemente non avevano alcun effetto sull’ombra e Lars confermò, scavando nei propri ricordi, che la creatura era estremamente pericolosa per il gruppo in quanto poteva essere ferita solo da armi magiche, potenti incantesimi o da effetti di energia, ma l’aver appena spento il fuoco non aiutava il gruppo in tal senso.
I personaggi decisero quindi, dopo aver notato che non vi erano altre uscite dalla stanza, di tornare sui propri passi, anche perché al chierico parve di ricordare che tali creature potevano venir create da un evento traumatico al momento della morte, e se questo era stato il caso avrebbe dovuto probabilmente rimanere in prossimità del luogo dove doveva essere avvenuta tale tragedia. Dalvert immaginò la scena del povero cittadino buttato vivo nelle fiamme da qualche malvagio non morto e gli parve quasi di vedere l’ombra urlante uscire dal corpo prima della morte fisica per poter dar fine in anticipo a tali sofferenze.
La fuga dalla stanza fu organizzata ma l’ombra riuscì comunque ancora una volta a penetrare il corpo di uno dei personaggi, questa volta fu Lars a sentirsi privato di una parte delle proprie forze.
Il gruppo fuggì quindi da dove era venuto ed era ormai sul corridoio davanti al portone dietro il quale si sentiva ancora piagnucolare Roldare, quando i personaggi si accorsero di non esser finalmente più inseguiti.
A questo punto tutti avevano decisamente bisogno di riposare. Feyd e Sao riuscivano a malapena a sorreggere le proprie armi, Dyr aveva la mente confusa e non poteva più ricordare alcun incantesimo e la stessa Sharie pareva appisolarsi sopra una spalla dell’amico. I due uomini di fede infine, dopo l’incontro con l’ombra, parevano essere invecchiati di anni. Non avrebbero potuto resistere ad un altro scontro e lo stesso Lars acconsentì a tornare nella stanza della vasca, dove avrebbero potuto ricaricare le otri e, secondo il gruppo, nascondere i propri rumori durante il riposo grazie alla fontana.

Questione di dettagli
La nottata trascorse tranquilla e i personaggi, aiutati dalla stanchezza accumulata, dormirono profondamente recuperando gran parte delle proprie forze.
La chiave raccolta da Lars nella stanza del braciere servì al gruppo ad aprire la porta a sud-est e al posto delle torce, che iniziavano a scarseggiare, Dyr utilizzò un incantesimo di luce sullo spadone di Dalvert per aiutare i compagni a vedere l’interno della cripta scarsamente illuminata.
Al centro della piccola stanza rettangolare in cui entrarono, i personaggi trovarono una piccola panca di pietra. Sul muro opposto uno sbiadito affresco dell’eroe Kassen nell’atto di sconfiggere i mercenari all’ingresso della cripta, con la spada colta nell’attimo in cui trafiggeva il loro capo, Asar. Le due figure al centro della scena di morte erano circondate da corpi di mercenari e degli abitanti del villaggio.
Scrutando l’affresco prima Sao e quindi Dyr si accorsero che sia Kassen che Asar indossavano un medaglione al collo al termine di una catena. I medaglioni all’apparenza uguali parevano costituire due terzi di un unico pezzo circolare di cui, evidentemente, doveva esistere un’altra parte.
Percorso un corridoio e voltato l’angolo i personaggi si trovarono di fronte ad un portone simile a quello trovato dal lato opposto della cripta ma che non era stato possibile aprire sembrando il meccanismo accessibile solo dal lato a ovest. Quello davanti a Sao invece fu facilmente spalancabile e tutti i personaggi entrarono in una stanza circolare. Purtroppo solo dopo che il portone si richiuse su se stesso il gruppo si accorse che anche per questo ingresso valeva la stessa regola.
I personaggi si trovarono quindi in una camera dove un singolo pilastro al centro reggeva il soffitto a volta. Il pilastro era circondato da un pozzo sul cui lato sud si trovava un ponte di pietra. Dal pilastro spuntavano decine di punte rivolte in tutte le direzioni.
Improvvisamente un rumore attrasse l’attenzione dei personaggi, distratti ad analizzare le due altre porte che uscivano dalla stanza a sud e ad est, nuovamente verso il pilastro e si accorsero che questo aveva iniziato a roteare su se stesso acquisendo velocità sempre maggiori.
Solo la fortuna volle che Sao notasse un piccolo interruttore sul muro accanto alla porta a sud proprio mentre decine di frecce venivano lanciate dalla colonna rotante in tutte le direzioni lasciando Dyr e Sharie senza sensi e un po’ tutti i compagni doloranti e feriti. A Dyr venne in mente ciò che aveva detto Roldare riguardo il bisogno che avrebbero avuto di scudi, evidentemente almeno su questo la mente spostata dell’uomo aveva detto il vero.
Il gruppo si diresse così senza aver tempo di valutare le conseguenze a sud oltre la porta appena aperta dalla ladra trascinando il corpo incosciente del mago e del suo famiglio e chiudendosi la porta alle spalle.
Appoggiati al portone, mentre ancora sentivano dietro la protezione del legno centinaia di frecce che continuavano ad essere lanciate nella stanza del pozzo, i personaggi iniziarono a prendere coscienza della stanza in cui erano arrivati e delle figure che vi si muovevano.

Il corteo funebre
Sulle pareti dell’ampia stanza, dietro quattro colonne che sorreggevano l’alto soffitto, correva un bassorilievo rappresentante un corteo funebre apparentemente diretto verso la rampa di scale a sud che conduceva verso il livello inferiore della cripta. Per i personaggi fu immediato immaginare che probabilmente Kassen doveva esser sepolto là sotto.
Dal buio dietro le colonne quattro scheletri umani insanguinati attaccarono i pochi personaggi ancora in grado di combattere con i loro lunghi artigli.
Feyd distrusse quasi subito due scheletri con altrettanti colpi ben piazzati del proprio spadone ma il combattimento rimase cruento e tirato soprattutto come il gruppo vide che le ossa sparpagliate sul pavimento stavano lentamente ricomponendosi e si capì che questa volta il pericolo era particolarmente elevato soprattutto quando Dalvert ricordò dai propri studi religiosi sui non morti come questo tipo di nemici aveva una straordinaria capacità di recupero delle proprie energie che li rendeva pressoché immortali a meno di non usare un incantesimo di benedizione o consacrare, o, qualora disponibile, bagnarli con acqua benedetta una volta distrutti.
Un attacco particolarmente felice di un nemico vide i suoi due artigli penetrare in profondità le carni della povera Sao che per poco non raggiunse Dyr e Sharie sul freddo pavimento.
Per fortuna l’ira di Feyd continuò a riversarsi sulle ossa dei nemici e infine tutti gli scheletri furono a terra e Lars si affrettò ad usare una benedizione, come suggerito da Dalvert, per evitare di doverli nuovamente affrontare, cosa che tra l’altro il gruppo avrebbe avuto non poche difficoltà a sopportare.
Fu così il momento di recuperare le forze, Sao usò una pozione guaritrice mentre Lars aiutò Dyr e il suo falco. Ascoltando i rumori provenienti dal piano inferiore fu chiaramente udibile un gocciolio d’acqua e al gruppo per un attimo parve anche di udire un lontano lamento. Questo rinnovò la speranza di Lars di trovare la sorella Dimira ancora in vita e spinse il gruppo a dirigersi velocemente al piano inferiore senza perder tempo a rimuginare sulle proprie azioni.
Ultima modifica di Lonewolf73 il dom mar 13, 2011 7:42 pm, modificato 3 volte in totale.
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Re: [Cronache] (Golarion) - Il prezzo dell'immortalità

Messaggioda feyd89 » ven feb 18, 2011 1:00 pm

Purtroppo sono ancora senza internet spero di risolvere per la prossima settimana sry
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Re: [Cronache] (Golarion) - Il prezzo dell'immortalità

Messaggioda Lonewolf73 » mar feb 22, 2011 9:20 am

PARTE TRE: IL LIVELLO INFERIORE

Dubbi
In fondo al corridoio i personaggi trovarono una camera circolare con tre passaggi. Al centro un piccolo piedistallo di pietra, questa volta immediatamente analizzato per evitare altre sorprese. Da questo, sul pavimento, dipartiva un’incisione a spirale che diceva in Comune: “A sud puoi rilassarti, riposarti e meditare sulle gesta di Kassen. A est si trova la ruota, per aprire il cancello. Ad ovest riposa Kassen, eroe del bosco delle Zanne”.
Dal passaggio a est era chiaramente udibile il gocciolio già udito in cima alle scale, invece nessun personaggio fu in grado di percepire nuovamente il lamento. Da ovest proveniva invece un forte odore di marcio.
Fu deciso di vedere per prima cosa la stanza a sud che dal contenuto dell’iscrizione pareva la più sicura. Sao e Dyr vi si diressero e dopo una curva il breve passaggio li condusse in una stanza dominata da una fontana d’argento dalla quale usciva acqua cristallina. Un’iscrizione sopra la fontana diceva: “L’eredità di Kassen vive nella sua gente. Bevi e sii rinfrancato”.
Il mago e la ladra si guardarono l’un l’altro ma nessuno ebbe voglia, dopo tutto quello che avevano passato, di fidarsi ciecamente dell’iscrizione e bere l’acqua anche se un aiuto avrebbe fatto comodo ad entrambi. Dyr capì con un incantesimo di analisi della magia che l’acqua emanava un’aurea di evocazione, questo avrebbe confermato le capacità curative suggerite dalla scritta, ma il mago si limitò a svuotare e riempire con il liquido cristallino la propria otre.
Tornati nella stanza dell’incrocio Dyr e Sao, riuniti al resto del gruppo, si diressero a est. Questo passaggio si inclinava verso il basso e pian piano il pavimento iniziò a coprirsi d’acqua la cui profondità pareva pian piano aumentare. Il soffitto era in parte crollato e i personaggi si chiesero il perchè di un tale degrado della cripta che, a quanto era dato loro di sapere, doveva invece esser restaurata costantemente negli anni dagli abitanti del villaggio.
Un bivio nel corridoio fece inizialmente rivolgere a sud la loro attenzione e qui incontrarono una grande stanza quadrata sorretta da quattro colonne e completamente allagata.
Il gruppo però non volle addentrarsi oltre la soglia dal momento che notarono uno strano fungo blu che copriva le pareti, il soffitto ed i pilastri. I suoi bracci lanuginosi penzolavano ondeggiando come spinti dal vento. Ma ciò che fece soprattutto desistere i personaggi furono quattro corpi in decomposizione galleggianti nell’acqua, tre grandi ratti e una rana gigante delle dimensioni di un uomo, tutti sembravano presentare strane bruciature sulla pelle.
Tornarono quindi sui propri passi andando invece verso nord e arrivando di fronte a una porta di legno imbarcata, a stento sorretta dagli infissi marci. Qui davanti l’acqua aveva raggiunto i sessanta centimetri di profondità.
Ascoltando i rumori provenienti da oltre la porta, i personaggi udirono un chiaro gracidio di rane e, supponendole di dimensioni simili a quella trovata morta nella stanza del fungo, reputarono per il momento troppo rischioso uno scontro con tali nemici dirigendosi nuovamente nella stanza dell’incrocio.

Prove di infiltrazione
Dyr notò che una parte della fitta polvere che copriva i pavimenti era stata asportata come se qualcuno avesse trascinato un corpo giù dalle scale quindi verso ovest. Il pensiero non potè che andare alla povera Dimira che in questo momento doveva trovarsi in una spiacevole situazione, ma almeno vi erano speranze fosse ancora viva.
L’odore di marcio che proveniva dalla stanza a ovest fece propendere il gruppo per un’ipotesi cautelativa di spionaggio. Lars lanciò l’incantesimo di nascondersi ai non morti che lo rendeva, per una decina di minuti, invisibile a tali nemici e si diresse da solo lungo il corridoio che emerse in una complessa catacomba.
Le pareti erano piene di nicchie dove un tempo dovevano esser stati interrati dei corpi. Ora vi rimanevano soltanto delle ragnatele, molta polvere e alcuni resti di antichi vestiti. Qua l’odore della carne in putrefazione era fortissimo e un’ispezione più accurata permise al chierico di individuarne la fonte.
Due orrendi non morti, con vestiti simili a quelli dell’uomo trovato vicino al Lago Grigio, stavano in attesa di un nemico vicino alle pareti a sud e nord. Pareva che una terribile malattia avesse colpito i loro corpi causandone la putrefazione e vistose piaghe e bolle.
Sapendo di non avere molto tempo a disposizione, Lars si diresse verso l’unico passaggio che usciva dalla stanza verso sud. Qua entrò in una lunga stanza con una riverberante pozza poco profonda con acqua torbida e stagnante.
Ai lati quelli che una volta dovevano essere meravigliosi affreschi che ricoprivano entrambe le pareti erano ora bruciati e rovinati con gli originali soggetti perduti nella distruzione.
Lars non ebbe tempo di analizzare a fondo i particolari dirigendosi invece verso la grata a sud che sembrava bloccare ulteriormente la propria missione di scouting. Oltre la grata un movimento attrasse la propria attenzione verso il volo di un pipistrello. Un’analisi più approfondita rivelò molti simili volatili appollaiati sul soffitto della stanza seguente.
Un brivido percorse la schiena di Lars e non gli rimase che il tempo per tornare velocemente verso i propri compagni prima che gli zombie potessero accorgersi della sua presenza.

Carne putrida
Riferito quanto visto Lars si preparò con gli altri allo scontro con i non morti. Feyd e Dalvert avanzarono in prima linea verso la catacomba con gli altri a supporto dietro loro.
Appena entrati nella stanza i personaggi si accorsero che i due nemici descritti da Lars in realtà erano ben quattro e, grazie alle informazioni del chierico, ebbero comunque un intero round di iniziativa in cui il mezz’orco poté approfittarne per far fuori lo zombi individuato dal chierico sulla parete nord.
I personaggi capirono in questo modo quanto questi nemici potessero essere pericolosi. Come lo spadone del barbaro trafisse il non morto, questo esplose in uno scoppio di carne marcia e infetta. Questa volta solo la fortuna volle che i brandelli di carne non finissero a contatto con la pelle di Feyd evitandogli la contrazione di chissà quale orrenda malattia.
Dalvert si pose in modo da ostacolare l’avanzata del nemico a sud ed impedire l’attacco di più di un non morto contemporaneamente sul gruppo.
Gli zombi provarono a contrattaccare ma i personaggi reagirono con una maestria nel combattimento che solo qualche giorno prima sarebbe stata impensabile. Uno dopo l’altro i nemici vennero fatti fuori dai colpi ben piazzati di Feyd e Dalvert. Il quarto zombi però attaccò brutalmente Feyd con uno schianto, il barbaro fu solo in grado di far fuori il nemico prima di cadere anche lui a terra.
E, solo per gli aiuti di Lars e Dyr, Dalvert riuscì ad evitare i maggiori pericoli legati allo scoppio dei nemici al momento della loro distruzione.
Ai superstiti non rimase che trasportare il mezz’orco nella camera del riposo con la fontana di acqua limpida a sud dell’incrocio in fondo alle scale. Qui decisero che era giunto il momento di provare la limpida acqua della fontana sperando che l’iscrizione non fosse menzognera.
Il primo a bere fu Dalvert a cui seguirono anche gli altri meno Dyr che preferì astenersene avendo subito solo leggere ferite. I personaggi furono completamente rinfrancati dal potere curativo della fontana che addirittura fece recuperare le forze al paladino rimasto ancora debole dopo il combattimento con l’ombra al piano superiore.
Dyr volle a questo punto tornare nella catacomba dove era avvenuto il combattimento con gli zombi e perlustrando meglio la stanza si accorse di uno zaino per terra nell’angolo sudovest. Aprendolo ne uscirono molte mosche che banchettavano su delle razioni marce all’interno ma sotto di queste il mago potè recuperare una mappa, che rappresentava la regione di Nirmathas con indicate Tamran, Kassen, l’ingresso della cripta e alcuni dei luoghi riportati anche sulla mappa data ai personaggi dal Sindaco Uptal, una pozione di cura ferite moderate, presa da Dyr, un borsello con tredici monete d’oro, di cui due monete furono date a ciascun personaggio e tre ne prese Dalvert per donarle a tempo debito a famiglie povere del villaggio, ed infine un avviso sbiadito di quelli che di solito vengono affissi nelle taverne. L’avviso riportava un annuncio di lavoro che raccomandava a tutti gli interessati di presentarsi al “Pianto del Ranger”. Purtroppo a nessuno dei personaggi questo nome disse granchè ma decisero comunque di investigare sulla cosa una volta che fossero riusciti a tornare a Kassen. L’avviso non menzionava alcun tempo, luogo o chi potesse essere il datore di lavoro.
I corpi degli zombi invece rivelarono che doveva trattarsi di uomini morti da circa due mesi. Erano vestiti come l’uomo trovato vicino al Lago Grigio e quello nella stanza dello scarabeo. Il gruppo iniziò a formulare l’ipotesi che questi potessero essere mercenari arrivati qua forse in seguito all’accettazione della missione riportata nell’avviso. Poteva essere che in qualche modo questo avesse a che fare col peggioramento delle condizioni della cripta e con tutti i non morti presenti, ma perché avessero incontrato questa fine orrenda ancora non fu chiaro ai personaggi.
I personaggi decisero di perlustrare meglio la lunga stanza rettangolare a sud con la vasca al centro. Gli affreschi sui lati, come precedentemente notato da Lars, erano stati recentemente graffiati e pesantemente rovinati. La grata a sud non parve a Sao esser facilmente apribile da questo lato e dall’altro, anche se probabilmente presente, non si vedeva alcun meccanismo vicino di apertura. Invece ancora una volta i personaggi notarono nella stanza a sud oltre la grata numerosi pipistrelli che preferirono cercare di non disturbare.
Lars esaminò attentamente la stanza e notò nella vasca il riflesso di quello che accadeva di fronte a lui dall’altro lato. Un demone immondo parve scaturire dalla fredda roccia delle pareti e staccare con un morso la testa dell’amico Dalvert e con una mano artigliata estrarre il cuore dal petto al mago. Questo fu decisamente troppo per il chierico che fuggì urlando nella catacomba a nord.
Gli altri personaggi lo guardarono stupiti non essendosi accorti di alcunché di insolito. Dalvert, ancora sano e salvo, corse dietro il chierico e gli ci volle molta diplomazia, e mostrare all’amico la propria testa ancora sulle spalle, per calmare nuovamente Lars.
Per fortuna la grata impedì a molti pipistrelli nella stanza a sud di assalire i personaggi e solo pochi esemplari passarono attraverso le sbarre posandosi sul soffitto. Sharie parve notare qualcosa sul fondo della vasca ma si trattò solamente di un lungo verme di quelli che venivano usati per pescare grazie alla loro proprietà di rimanere molto attivi anche una volta tagliati a pezzetti. Questo ricordò al mago il periodo passato in giro con la carovana del padre, il vecchio halfling Boram a cui piaceva molto pescare, il suo andare in cerca di queste esche nelle terre grasse vicino ai cimiteri.
I personaggi tornarono all’incrocio ma non prima che Lars, ripresosi in parte dalla visione del demone, ebbe chiuso attentamente la porta di legno a nord della stanza con la vasca e gli affreschi per impedire un’eventuale avanzata dei pipistrelli o chissà quale altra diavoleria.

Acque infide
I personaggi tornarono nella parte allagata ad est. Di fronte alla stanza con lo strano fungo blu che copriva pareti, soffitto e colonne rimasero ancora un attimo ad analizzare meglio i bracci lanuginosi che penzolavano rilasciando uno strano brusio.
Decisero di passare uno alla volta per evitare di alzare il livello dell’acqua sperando di lasciare invariati tra questa e i funghi sulle pareti quel paio di centimetri di distanza. Dalvert decise di passare per primo, con l’acqua che gli arrivava fin sopra il ginocchio attraversò la stanza, con molta circospezione, senza apparentemente riscontrare alcun problema. Fu quindi la volta di Lars che tranquillizzato dal passaggio dell’amico percorse più velocemente il passaggio causando così delle piccole onde che una volta raggiunta la colonna vicina provocarono il contatto del fungo col conduttore. Questo, per qualche strano motivo legato alla sua crescita, doveva essersi caricato di una notevole quantità di elettricità elettrostatica che venne rilasciata istantaneamente nell’acqua provocando una scarica elevata e dolorose ferite sui personaggi che vi si trovavano immersi: Lars, Dyr, Feyd e Dalvert.
A questo punto ai personaggi parve che gran parte dell’elettricità accumulata si fosse scaricata e quindi il gruppo attraversò velocemente la stanza arrivando ad un corridoio dall’altro lato che si chiudeva a nord in una porta di legno e a sud in un’ulteriore stanza anch’essa allagata.
La porta a nord era rimasta imbarcata dall’umidità e ora pareva incastrata nei cardini e sulle pareti del lato opposto. Al di là di questa i personaggi percepirono un gracidio simile a quello che avevano sentito nel corridoio analogo a ovest pensando così che le due porte dovessero condurre alla stessa stanza che i personaggi preferirono ancora una volta evitare.
Si diressero quindi a sud nell’ampia stanza osservata in precedenza. Anch’essa in parte sommersa aveva sul pavimento della parte asciutta una grande ruota attaccata alla quale una catena si sollevava verso il soffitto. Anche qui vi erano dei bassorilievi sulle pareti in parte coperti da uno spesso strato di muschio nero e viscido.
L’acqua in questa stanza arrivava quasi all’inguine dei personaggi che con cautela si diressero verso la ruota sul lato opposto all’ingresso. Dyr pose però un piede in una zona particolarmente profonda e solo la capacità di nuotare, probabilmente aumentata dopo l’ultima esperienza nella piscina, gli permise di restare a galla tornando a porre l’appoggio sul pavimento.
Fu a questo punto che i personaggi furono attaccati da sei scheletri, analoghi a quelli affrontati nell’ingresso della cripta, che spuntarono dalle acque. Il combattimento fu tutto sommato alla portata del gruppo anche se i personaggi dovettero fare i conti con le zone più profonde nei loro movimenti. Alla fine comunque tutti gli scheletri furono distrutti grazie soprattutto all’energia canalizzata da Lars e ad un incantesimo di distruzione non morti di Dyr che lanciò a ripetizione. Fu il chierico ad accorgersi che altri due scheletri erano in agguato a vari metri di profondità sott’acqua e Dyr, mentre usava ancora una volta il proprio incantesimo per far fuori anche questi, pensò a cosa sarebbe accaduto se non fosse prima riuscito a restare in superficie.
Diretti verso la ruota Feyd la girò tre volte spostando la pesante catena e, presumibilmente aprendo la grata nella stanza della vasca più a ovest.
I personaggi a questo punto tornarono, passando ancora vicino ai funghi blu questa volta con molta cautela, nella camera della fontana con le acque curative ma solo Dyr, che non ne aveva bevuto in precedenza, potè sfruttarne le doti guaritrici. Toccò quindi al chierico usare il suo ultimo incantesimo sul gruppo per guarire le numerose ferite dei personaggi.
Erano molte ore che il gruppo era in piedi e altrettante che i personaggi non mangiavano niente. Si sedettero a riposarsi e delle razioni furono tirate fuori dagli zaini e divorate in un fugace pranzo senza discussioni. Ma dopo un paio d’ore i compagni si sentirono nuovamente in forze e Lars fu il primo ad alzarsi ed invitare gli altri a proseguire.
Tutti si sentirono rinfrancati dal breve riposo e sembrava che gli accadimenti degli ultimi giorni avessero temprato i corpi. Sao si sentiva più agile e pronta per nuove sfide, Lars più vicino a Erastil e Dalvert sentiva il proprio spadone più leggero come se Iomedae stessa l’aiutasse a sorreggerlo. Dyr infine sentiva nuove sensazioni nel suo corpo e delle vibrazioni di energia sembravano soffermarsi sulla punta delle proprie dita.
L’idea di affrontare le ossa che camminano con la voce da morto sembrava ancora una follia ma questa volta l’intero gruppo si sentiva pronto ad affrontarla.

Dimira
I compagni riattraversarono quindi la stanza della vasca con gli affreschi rovinati e questa volta nessuna visione apparve al chierico. La grata a sud si era sollevata ed i personaggi decisero di affievolire le proprie risorse luminose per non disturbare i numerosi pipistrelli nella stanza seguente.
Entrarono quindi in fila indiana in quella che appariva come una seconda catacomba con diverse rientranze scavate nelle pareti. Il soffitto qua sembrava particolarmente rovinato e una fessura aperta rivelava un cielo ormai vicino al tramonto. Da qui dovevano essere entrati i numerosi pipistrelli che riposavano sul soffitto e che presto sarebbero probabilmente usciti a caccia di insetti.
Il gruppo si chiese che tipo di esplosione di energia dovesse aver conciato così la cripta e se le loro forze sarebbero state sufficienti ad affrontare i pericoli che li attendevano. Ma Lars al solito invitò i compagni a proseguire percependo la vicinanza della propria sorella.
Dyr e Lars si prepararono con alcuni incantesimi ad affrontare i pericoli che percepivano nelle vicinanze e che il buio, il silenzio quasi irreale e la distruzione del luogo contribuivano a concretizzare.
Una porta di legno in fondo ad un corto corridoio li condusse in un’ampia stanza col soffitto a volta anche qua con significativi segni di danneggiamento e diverse crepe lungo tutte le superfici. Al centro della stanza vi era un ponte largo tre metri che attraversava un profondo baratro.
Dall’altra parte, un paio di statue di pietra parevano controllare l’estremità del ponte e stavano di fronte ad una serie di imponenti doppie porte di bronzo. Le statue rappresentavano paesani con scudo e lancia.
Sao analizzò con calma il passaggio dopo aver riacceso la lanterna. In questo modo individuò chiaramente una lastra a pressione situata a metà del ponte che avrebbe probabilmente fatto scattare le due statue che mostravano essersi movimentate nel recente passato. La ladra suppose che in qualche modo costituissero una trappola legata anche alle due profonde fosse una cui ispezione rivelò profonde almeno una decina di metri e sul cui fondo Dyr recuperò la testa staccata della statua di Kassen della fontana al piano superiore. Due pezzetti di ferro sotto le lastre a pressione servirono a Sao a disattivare il meccanismo, la ladra consigliò comunque ai compagni di oltrepassare la zona.
Nessun rumore proveniva dal lato opposto delle due pesanti porte di legno ma numerose tracce confuse, tra le quali non fu possibile rintracciare questa volta con certezza quella di un corpo trascinato, rivelarono che qualcuno dovesse attendere l’arrivo del gruppo dall’altro lato.
La tensione di Lars era alle stesse e, rivolgendo una preghiera a Erastil affinchè gli permettesse di congiungersi a Dimira, spalancò i pesanti portoni.
Le ampie porte di bronzo si aprirono ruotando su silenziosi cardini rivelando un’ampia cripta. Una torcia montata sopra un sarcofago di pietra costituiva l’unica fonte di luce nella stanza emanando un tremolante e fioco bagliore dorato. Delle statue si stagliavano nella stanza e rappresentavano dei paesani in contemplazione dell’eroe.
Il sarcofaco stava su una pedana a sud e su questa una singola figura sembrava riposare a lato della bara, un’aggraziata donna in abiti stracciati. Pareva addormentata o svenuta.
“Dimira” esclamò Lars irrompendo nella stanza e correndo verso il corpo della sorella verificando infine che fosse ancora in vita.

Asar
Quando il chierico entrò nella stanza, una secca e malinconica risata fu udita dagli oscuri recessi della tomba.
“Così, gli eroi di Kassen sono tornati nuovamente a combattermi. Sarete degli ottimi servitori per il mio esercito di morti. Fatevi avanti senza timore ad incontrare il vostro destino”. Detto ciò, uno scheletro dall’aspetto malvagio si mostrò al gruppo, indossava una cotta lucida e brandeva una spaventosa spada impugnata a due mani. Una fredda fiamma blu riempiva le sue orbite vuote ed i personaggi si prepararono ad affrontare una nuova sfida.
Dall’oscurità della cripta emersero altri quattro scheletri armati di vecchie scimitarre. Sao, vedendo il chierico da solo vicino al nemico non perse tempo a raggiungerlo in prossimità del sarcofago scoperchiato. Purtroppo così facendo attirò l’attenzione del campione scheletrico che gli si fece incontro e con un primo attacco la ferì in profondità.
Lars riuscì con un attacco ben piazzato a far fuori uno scheletro che lo stava attaccando e volse di nuovo le sue attenzioni verso il corpo della sorella. Intanto Feyd distrusse uno scheletro che si era invece avvicinando all’ingresso minacciando il mago.
Tutto il resto del gruppo rivolse quindi le proprie forze su quello che i personaggi riconobbero come il corpo di Asar. Dyr lo colpì con un incantesimo e Dalvert, dopo aver chiesto a Erastil il potere di punire una tale malvagità, lo caricò senza esitare fiancheggiandolo grazie alla posizione della ladra e colpendolo pesantemente col proprio spadone.
A questo punto la risata di Asar si trasformò in un ghigno di odio e rivolto al paladino disse con una voce che pareva uscire direttamente dall’inferno, “Dammi il tempo di finire la tua amica e ti restituirò tutto questo dolore paladino”. Con un abile mossa penetrò quindi le carni della ladra rigirando il pesante spadone su se stesso durante la successiva estrazione e provocando un fiotto di sangue che imporporò il pavimento sotto il corpo di Sao.
Dalvert era a questo punto in mezzo all’attacco di Asar e di due scheletri che lo attaccarono infliggendogli pesanti ferite e rendendo la situazione decisamente critica. Dyr continuò ad attaccare il campione scheletrico con le proprie magie ma il paladino pareva l’unica concreta possibilità di sconfiggere un tale male grazie all’aiuto che Iomedae sembrava concedergli.
Fortunatamente l’attacco di Asar si fermò sulla corazza di scaglie del paladino sbilanciando però il suo successivo attacco. Ancora una volta fu il mago, grazie a un incantesimo di mani brucianti ben piazzato, riuscì a ferire i due scheletri e il loro campione ma le sorti del combattimento rimanevano legate a un filo sottile.
Asar a questo punto rivolse le sue fredde orbite per un attimo verso il mago quasi a spedire un messaggio simile a quello che prima aveva rivolto al paladino e Dalvert capì che quella poteva essere la sua ultima opportunità. Chiedendo ancora una volta l’aiuto divino sollevò in alto il proprio spadone lasciandolo ricadere con tutta la propria forza sulla testa del proprio nemico e, questa volta, non trovando una pronta resistenza.
Le ossa del campione scheletrico crollarono al suolo e con esse quelle degli scheletri vicini. Probabilmente, come spiegò poi il mago, il legame con colui che li aveva evocati si era dissolto e con questo le forze arcane che muovevano le loro membra.
La battaglia era durata solo alcuni minuti ma ai personaggi ne servirono altrettanti per rallentare i battiti del proprio cuore e riprendersi dalle forti emozioni appena vissute.
A questo punto tutti si rivolsero verso il corpo di Dimira già abbracciata dal fratello. Dyr porse al chierico, che non aveva più alcun incantesimo curativo, la propria otre nella quale vi era ancora acqua raccolta dalla fonte rinfrancante in fondo alle scale. Gli occhi della giovane si riaprirono e un debole sorriso colse il suo volto come vide quello del fratello sopra di lei.
“Cosa è successo” chiese la ragazza. “E tutto finito stai tranquilla” fu la risposta di Lars. Ci vollero alcuni minuti alla ragazza per riprendersi completamente durante i quali gli altri membri del gruppo ne approfittarono per perlustrare meglio i dintorni.
Dyr constatò che la spada lunga e la cotta di maglia di Asar erano magici e questo avrebbe costituito rispettivamente un bonus addizionale di difesa e di attacco a chi li avrebbe utilizzati. Sao inspezionò invece le due catacombe a est e a ovest della cripta principale.
Quella a est pareva essere la cripta dei cittadini che avevano aiutato Kassen nello scontro di quasi duecendo anni prima perdendo le proprie vite per difendere la propria patria. Ogni corpo era stato apparentemente deposto in un sarcofago che al contrario di quello della cripta principale dell’eroe non pareva esser stato disturbato.
La cripta dall’altro lato conteneva invece il luogo di sepoltura di alcuni dei razziatori che attaccarono Kassen con Asar. Il sarcofago centrale era stato profanato, il suo coperchio rotto a terra di fronte ad esso. A fianco di questo vi era il cadavere di un uomo con indosso delle vesti grigie e una maschera di metallo sul volto. L’uomo pareva morto da molte settimane e un’ispezione più attenta rivelò profonde ferite sul collo come avesse trovato la morte a causa di un soffocamento sopraggiunto per l’azione stringente di due mani molto forti.
Ma ciò che interessò soprattutto la ladra furono gli oggetti che trovò sul corpo decomposto. Una mappa che conduceva alla cripta, con una nota che riportava: “Gli amuleti sono sepolti con Kassen e Asar”, una bacchetta e dei bracciali, un corno e, soprattutto, moltissime monete d’oro che Sao si affrettò a nascondere nelle numerose tasche interne del proprio mantello. La ladra raccolse infine un libro di pelle nello zaino dell’uomo e tornò dal gruppo nella cripta di Kassen mostrando quanto trovato fatta eccezione per le monete, fin da piccola era sempre stata ossessionata dalla ricchezza.
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Re: [Cronache] (Golarion) - Il prezzo dell'immortalità

Messaggioda feyd89 » mer feb 23, 2011 7:39 pm

io sono riuscito a riavere internet quindi ci risono ora mi metto in pari con la cronaca
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Re: [Cronache] (Golarion) - Il prezzo dell'immortalità

Messaggioda Lonewolf73 » dom feb 27, 2011 5:41 pm

PARTE QUATTRO: EPILOGO

L’eroe Kassen
Grazie all’incantesimo individuazione del magico Dyr potè identificare gli oggetti portati dalla ladra come aveva fatto con quelli di Asar. La bacchetta conteneva delle cariche di dardo incantato, i bracciali erano anch’essi magici e davano un bonus all’armatura, il corno pareva permettere al suo possessore di creare una fitta nebbia e suonandolo emetteva un rumore basso con la nota che calava improvvisamente di tono alla fine di ogni soffio, infine il tomo era un libro di incantesimi e avrebbe richiesto varie ore di studio al mago per poter analizzarlo a fondo e capire quali parti sarebbero potute tornare utili. Dyr mise il tutto nel proprio zaino meno il corno che fu preso da Lars. Il mago prese anche la spada lunga di Asar mentre porse la cotta di maglia al paladino.
Dimira nel frattempo si era ripresa e raccontò al fratello quel poco che ricordava. Era stata stordita e quindi rapita dal campione scheletrico mentre si muoveva per andare a pulire le stanze sotto quelle del labirinto con i cuscini sul fondo delle trappole che avevano preparato, con lei c’era Roldare che invece era riuscito a scappare e chiudersi in una stanza. Nei giorni seguenti durante i pochi momenti di lucidità il non morto aveva provato ad interrogarla chiedendo soprattutto informazioni su quanto successo in quelle terre negli ultimi duecento anni. Aveva molto sperato che il suo Roldare riuscisse a salvarla e ricordava che arrivati nella cripta gli abitanti di Kassen si erano accorti che qualcun altro l’aveva visitata e in seguito aveva sentito Asar pronunciare più volte con disprezzo le parole “ladri di tombe”.
Lars a questo punto informò la sorella che il “codardo” di Roldare, come lo definì il chierico, era ancora vivo e l’uomo di fede si rammaricò nel vedere la sorella in qualche modo sollevata a quelle parole. Sao invece accolse le parole del chierico rivolte al fratello con uno sguardo pungente.
A questo punto la ladra si avvicinò al sargofago sulla pedana analizzandone con calma il contenuto. Il corpo dell’eroe del Bosco delle Zanne giaceva intatto nella tomba di pietra, l’eroe era vestito con una lucente armatura completa e aveva una spada lunga e ben rifinita sul torace. Sul collo dell’eroe Sao individuò gli anelli rotti di una catena e questo gli fece venire in mente del medaglione che aveva osservato nell’affresco al piano superiore. Andò quindi ad osservare meglio anche il sarcofago di Asar dove avevà già raccolto gli oggetti dati ai compagni e le monete. Effettivamente sul fondo con i resti di una tunica ormai distrutta trovò un’analoga catena spezzata senza il medaglione che una volta vi doveva stare appeso. Chiunque fossero questi ladri di tombe parevano aver trovato ciò che la pergamena gli aveva chiesto di recuperare.
Tornata con i compagni la ladra pensò fosse il momento di completare la loro missione. Tirò fuori dal proprio zaino la lanterna di argento che il sindaco Uptal gli aveva consegnato e con una certa pomposità si avvicinò alla torcia accesa sopra il sarcofago e l’accese con la fiamma eterna.
Dal corpo dell’eroe si sollevò lo spirito di Kassen rianimandosi e ringraziando per prima cosa i personaggi per aver distrutto Asar. L’eroe raccontò al gruppo di come in un tempo molto lontano i due fossero stati compagni di avventura, insieme ad un’elfa, e che si erano infine separati dopo aver trovato un enorme tesoro solo in parte recuperato. Probabilmente, raccontò l’eroe, Asar si sentì ingannato dopo quest’ultima missione e tornò in questa zona, dove Kassen aveva fondato una comunità, per attaccarlo e sottrargli la sua parte di tesori e forse la sua parte di amuleto. Infine i banditi venuti nella cripta avevano provocato il risveglio dei due eroi sollevando Kassen come spirito e il suo acerrimo nemico come campione scheletrico e andando quindi incontro, in molti casi, ad una morte tremenda per mano dello stesso Asar o degli scheletri degli antichi mercenari che aveva richiamato ancora una volta come servitori non morti accanto a sè. Gli amuleti erano una parte della chiave che apriva la cripta del gran tesoro che trovarono molto tempo prima e che il gruppo aveva recuperato dopo incredibili avventure. Raccontò di ricordare poco della cripta se non che l’amuleto in qualche modo indicasse la strada verso la volta se ricomposto nelle sue tre parti, di cui l’ultima era rimasta in possesso di Iramine, la stregona elfa che faceva parte del loro gruppo.
Dopo questa storia e nuovi ringraziamenti l’eroe si mostrò molto preoccupato per la sparizione dei medaglioni e disse che questo avrebbe potuto costituire un serio pericolo anche per la loro terra. Dopo di chè, forse sperando che questo avrebbe potuto aiutare il gruppo nei pericoli che li avrebbero attesi se avessero cercato di recuperare gli stessi, con un segno della mano fece muovere una lastra di pietra ai piedi del proprio sarcofago donando quanto all’interno ai personaggi, infine, prima che il suo spirito sparisse nuovamente ricongiungendosi al corpo disteso, si rivolse ai personaggi offrendo a ciascuno una lamina della propria armatura dicendo loro che queste avrebbero loro garantito il suo favore nel momento del bisogno.
Nella botola nascosta il gruppo trovò degli oggetti identificati al solito da Dyr: una borsa conservante e una gemma elementale, prese da Sao, e uno scudo da sfondamento raccolto da Lars.
Al gruppo nella cripta non rimase che ricoprire nuovamente il sarcofago col pesante coperchio e analizzare le due camere laterali già visitate dalla ladra. I personaggi si soffermarono soprattutto sul corpo vicino alla tomba di Asar. Dalvert raccolse la maschera di acciaio analizzandola. Sicuramente rappresentava il dio vivente, Razmir, adorato dai seguaci di una recente religione di cui conosceva molto poco e mai ne aveva incontrati. Sapeva che tale culto si era soprattutto diffuso a est oltre le terre di Ustalav, dove il dio vivente pareva avesse addirittura fondato a una nazione, Razmiran, e ora la sua influenza pareva espandersi sulla zona del lago Encarthan. Questo da alcuni era considerato un pericolo quasi quanto la guerra di espansione con la vicina Molthune a sud.

Riunioni e contrasti
I personaggi a questo punto erano decisamente stanchi, alla fine la decisione di proseguire senza sosta per salvare Dimira si era rivelata vincente ma ora tutti avevano bisogno di riposare. Facendo ancora una volta attenzione a non disturbare i pipistrelli il gruppo tornò quindi sui propri passi. Dyr si caricò della testa della statua e riempì nuovamente la propria otre con l’acqua della fontana rinvigorente. Risaliti al piano superiore il mago esaminò le ossa degli scheletri insanguinati con cui avevano combattuto prima di scendere le scale. Trovò nascosta sotto un corpo una collana d’argento che pensò di rivendere una volta tornati a Kassen.
“Conviene passare la notte dove si ripara quel codardo di Roldare” se ne uscì Lars. L’insulto mandò su tutte le furie Sao “Come puoi giudicare un uomo senza conoscerlo e senza sapere cosa abbia visto?”, “So che avrebbe dovuto difendere mia sorella invece di fuggire, io, che le voglio bene, non ho esitato a farlo, questo è amore” ribattè con stizza il chierico. “Hai pensato che ognuno fa quello che le proprie capacità gli permettono e esprime i propri sentimenti a modo suo? Noi eravamo in cinque lui era solo, veramente avresti proseguito da solo se ti avessimo abbandonato in questa missione?”. Per Lars quella non era neanche una questione avrebbe dato dieci vite per quella della sorella ma girarsi e vedere dagli occhi dei suoi compagni che le parole della ladra stavano in qualche modo trovando un terreno fertile nelle menti degli altri e, cosa ancora peggiore, in quella della sorella lo mandò su tutte le furie facendogli perdere per una volta completamente il controllo di sè.
“Rimangiati l’insulto di codardo che hai dato a mio fratello” rinforzò le dosi Sao arrivando a puntare la propria spada sulla schiena del chierico che stava minacciando di andarsene interrompendo così la discussione. “Dici che tuo fratello Roldare non ha aiutato Dimira perchè gli mancano le nostre capacità...” ribatte quindi Lars il cui volto era ormai paonazzo dalla rabbia, “probabile, credo anch’io che sia in difetto da questo punto di vista peccato però che quella sera alla taverna facesse lo sbruffone e questo conferma altre due sue mancanze... lo stile ed il buonsenso”. “Guarda che non è stato Roldare a far venire qui tua sorella”, “No! Ma l’avesse amata avrebbe dovuto difenderla!”, “Sai benissimo che praticamente tutti gli abitanti di Kassen sarebbero scappati di fronte ad Asar...”.
“Basta ora!”, intervenne Dimira. “State entrambi esagerando e io sto bene e alla fine a quanto so è Roldare ad aver bisogno di recuperare la tranquillità. Andiamo da lui, vediamo se sta meglio e riposiamoci questa notte, domattina tutto apparirà più semplice”.
Arrivati di fronte alla porta di legno questa volta al gruppo bastò annunciarsi per farsi aprire. Come Roldare vide la ragazza il suo volto si illuminò e disse: “Dimira! Sei salva, Desna sia lodata. Ero in apprensione per quanto stesse accadendo di sotto, vedo che invece ve la siete cavata egregiamente a giudicare da cosa avete riportato”, disse Roldare guardando la spada lunga tra le mani di Dyr. “Ho controllato il corridoio tutto il tempo per coprirvi le spalle non dovremmo spartire almeno una parte del vostro bottino?”. Questo fu decisamente troppo per il chierico che stava per ribattere quando Roldare vedendo la sua espressione aggiunse ancora, “Ma non importa, la gioia di rivedere Dimira ancora sana è più di quanto potrei desiderare”.
Questo fu decisamente troppo per il chierico. Guardò negli occhi la sorella che in quel momento fissava il fidanzato. Lars andò a sedersi nell’angolo più lontano nella stanza cercando di calmarsi, quella sera cercare di prendere sonno sarebbe stato difficile.

Starday, 7 Neth 4709
Matrimonio varisiano

I personaggi decisero dei turni di guardia e la notte passò tranquilla, almeno per la maggior parte del gruppo. Lars dormì nel sacco a pelo vicino alla sorella ma il suo sonno fu invaso da strani incubi.
Sognò di trovarsi in cima ad una collina, era primavera ed il sole brillava nel cielo specchiandosi sulle acque del Lago Encarthan all’orizzonte. Sulla sommità davanti a lui un tempio pieno di finestre sui lati e con una specie di rosone a forma di farfalla vicino all’entrata chiusa.
Lars osservava la scena da lontano, all’ombra di un olmo. A un certo punto le porte del tempio si spalancarono lasciando uscire decine e decine di persone vestite in modo stravagante. Le donne avevano lunghe gonne colorate e ampie camicie, gambe e braccia nude tatuate, gli uomini invece erano tutti molto abbronzati, con barbe ben curate e lunghi capelli annodati con delle trecce e ballavano ridendo con le loro compagne. Per ultimi uscirono una coppia di giovani sposi, lui vestito di nero e lei completamente in bianco col viso coperto da un lungo velo.
Lars notò che tutti i presenti stavano dandogli le spalle e si concentrò per scorgere un volto tra quelle persone. Non riuscendoci volse per un attimo lo sguardo ancora verso il lago scorgendo un vascello da guerra provenire da est e sbucare da dietro una grande isola. Il sole parve far luccicare sempre più l’isola fino a renderla una semisfera completamente d’orata a tal punto che fu difficile per il chierico continuare ad osservarla.
Rivoltosi quindi nuovamente verso l’ingresso del tempio notò che il gruppo stava finalmente voltandosi verso di lui. Pose una mano sugli occhi per coprire il sole sempre più abbagliante e finalmente vide i volti di quelle persone. Non proprio i volti ma bensì delle maschere di acciaio che li coprivano, maschere che avevano tutte quelle persone compresi i due sposi, maschere raffiguranti il dio vivente Razmir. I due sposi sembrarono notarlo, gli rivolsero un breve inchino e si sfilarono infine le maschere rivelando i propri volti... le facce che lo salutavano erano quelle di Roldare e di sua sorella Dimira.
Lars si svegliò di soprassalto, era ormai mattina e il suo corpo era completamente sudato. Vicino a lui la sorella dormiva tranquilla e quel farabutto di Roldare dormiva dall’altro lato della stanza vicino a Sao. Lars svegliò Dalvert, Dyr e la ladra dicendo loro che se volevano dar pace una volta per sempre all’ombra quello sarebbe stato il momento più opportuno. Feyd, che stava facendo il turno di guardia decise di rimanere a proteggere gli altri che continuavano a dormire e i quattro, con Sharie, dopo un velocissimo spuntino tornarono di fronte alla stanza del braciere.
Prima di entrare Lars e Dalvert si prepararono con delle cure leggere e rendendo magico lo spadone del paladino. Nella stanza il fumo era completamente sparito e nel braciere non bruciava più alcun fuoco mentre restavano i resti di almeno due persone. Dyr notò tra le ossa annerite un pugnale scintillante che raccolse.
A questo punto l’ombra apparve nuovamente, questa volta alle spalle del chierico penetrando ancora una volta nelle profondità del suo corpo con i propri artigli incorporei e privandolo di buona parte delle sue forze. Dyr si accorse di quanto stava avvenendo ben prima che il chierico crollasse al suolo e colpì l’essere prima con un missile magico e quindi con un distruggi non morti. Si rivelò invece inutile l’incanalare energia che Lars provò a lanciare sul nemico.
Fu quindi la volta dell’ombra di continuare il proprio attacco che rivolse verso il paladino che si era nel frattempo frapposto tra il non morto e il corpo disteso del chierico. A niente servì la nuova armatura magica di Dalvert e il nemico lasciò anche lui con una sensazione di notevole spossatezza.
Servì infine un ulteriore incantesimo distruttivo verso i non morti per sconfiggere l’ombra una volta per tutte e dissolvendo finalmente quelle forme. Prima di andarsene per sempre da questo mondo quell’essere emise solamente un lungo grido di terrore che ronzò ancora nelle orecchie dei personaggi per diversi minuti.

Fuori dalla cripta
Rientrati nella stanza dove avevano lasciato i compagni, i personaggi videro che Dimira e Roldare si erano svegliati e ora stavano parlando tra loro mentre Feyd stava facendo una veloce colazione. Lars fu nuovamente infastidito dal vedere sua sorella parlare con quello che il chierico sperava fosse ormai solo il suo ex e per separarli esclamò “Preparatevi dobbiamo tornare al più presto a Kassen per avvertire gli abitanti di quello che abbiamo trovato qua nella cripta”.
Prima di andarsene Dyr passò per la stanza della fontana dove lasciò il volto della statua recuperato al piano sottostante. Questo lo fece ripensare a quanto poteva essere accaduto nella cripta prima del loro arrivo. Dei ladri di tombe, probabilmente assoldati per recuperare i due medaglioni spariti, avevano in qualche provocato il risveglio di Asar con le loro azioni. Immaginò le mani scheletriche intorno al collo dell’uomo con la maschera e un flusso enorme di energia sprigionarsi dal suo sarcofago e distruggere parte della cripta, quindi doveva esserci stata la fuga disperata di alcuni dei ladri che dovevano esser riusciti comunque a portar via con loro il bottino per cui erano stati mandati. Immaginò Asar vagare per la cripta osservando le statue e gli affreschi sulle pareti che riportavano la storia vista dal lato dei difensori. Questo doveva aver causato nella sua mente una profonda rabbia e ciò doveva averlo portato a distruggere tutto quello che esaltava il nemico di un tempo. Doveva quindi aver risvegliato dal sonno eterno i corpi dei mercenari che l’avevano aiutato molti anni prima e, all’arrivo degli abitanti di Kassen, aver preparato un inaspettato e letale attacco.
Il gruppo lasciò quindi la cripta in cui erano entrati solo due giorni prima, un tempo breve bastato comunque a cambiare, probabilmente per sempre, le vite dei personaggi.

La signora del bosco
Fuori dalla cripta l’aria era fredda e umida, il suolo era bagnato per una recente precipitazione ma, fortunatamente, il cielo non sembrava voler rilasciare altra acqua. I personaggi si misero in cammino verso nord ripercorrendo al contrario la strada fatta pochi giorni prima. Risalirono il pendio uscendo finalmente dall’Orrido del Serpente e dopo poche ore passarono vicino alle acque del Lago Grigio.
Quando ormai dovevano essere in prossimità della radura, mentre stavano passando su una bellissima collina da cui si riusciva a vedere buona parte delle zone sottostanti, i personaggi si accorsero di alcune figure poco avanti a loro che riposavano sotto un grande albero.
Accanto a una donna di mezza età che indossava solamente abiti fatti con cortecce, foglie ed erba, vi era un grande e poderoso cervo e due piccoli leprotti. Sembravano tutti assorti in una qualche concentrazione e la donna pareva annusare l’aria portata dal vento come fosse in meditazione. Comunque appena il gruppo si avvicinò il cervo si alzò sulle gambe muscolose fronteggiando i personaggi che poterono così ammirare il poderoso palco di corna sopra la sua testa che testimoniava, con le sue numerose ramificazioni, l’età avanzata dell’animale.
Lars, grazie al potere concessogli da Erastil di poter conferire con gli animali, chiese all’animale se la sua padrona era al momento occupata e quindi se, rivolgendosi a lei, i personaggi l’avrebbero disturbata nella sua meditazione. Il cervo, il cui nome era Lam, rispose fiero di non avere mai avuto padroni e che Olmira stava ascoltando il vento da alcuni giorni per capire cosa succedeva nella Foresta delle Zanne. Comunque la druida avrebbe potuto rispondere alle domande del gruppo poiché per svolgere il suo compito non aveva comunque bisogno di un’eccessiva concentrazione.
A questo punto il gruppo si presentò ad Olmira. Proveniendo anch’ella da Kassen chiunque tra i personaggi conosceva i suoi poteri. In paese era considerata un po’ matta, vedendola spesso passare per le strade seguita da un esercito di piccole creature del bosco con cui era solita confabulare, ma qui, in mezzo alla foresta, nessuno dei presenti pareva più appropriato di lei.
“Salve Olmira” esordì Dalvert, “Veniamo dalla cripta dell’eroe Kassen dove abbiamo dovuto combattere con molti non morti evocati da nientemeno che Asar”. La donna non aprì gli occhi e continuò, con la testa leggermente tirata indietro, ad annusare l’aria come se stesse leggendo con l’olfatto messaggi nascosti trasportati dal vento, ma rispose comunque al paladino sebbene in modo inaspettato. “Non c’è bisogno di scomodare dei non morti oggi per trovare qualcosa non in armonia con la natura”.
“Dice bene signora, ma ciò che abbiamo trovato nella cripta è veramente grave e crediamo di dover al più presto informare il villaggio” continuò Dyr, “tra l’altro volevamo chiederle se le è capitato nei suoi viaggi nel bosco di percepire la presenza di estranei un paio di mesi fa. Abbiamo trovato un corpo vicino al Lago Grigio, stritolato da chissà quale essere, tra l’altro a un certo punto ci è sembrato di vedere una figura molto grande muoversi tra le acque del lago”. La druida ancora una volta rispose con calma come se le notizie non la toccassero veramente, “Nel Lago Grigio vive una creatura molto antica simile a un enorme serpente, è raro che qualcuno riesca a vederla ed ancor più strano che qualcuno possa poi raccontare un tale incontro. Per quanto riguarda quei viandanti, ho effettivamente percepito la presenza di un gruppo proveniente dal fiume dirigersi verso sud. Lo straniero che stava in città nelle ultime settimane mi ha posto la stessa domanda”.
“Quale straniero?” chiese curiosa Sao. “Mi pare si chiamasse Cygar, aveva una profonda cicatrice sul volto e diceva di essere un Cercatore. E’ arrivato in città qualche settimana or sono e se ne è tornato verso Tamran tre giorni fa’ appena prima che anch’io uscissi dal villaggio.”
“E’ quindi l’abitante del lago che ha dato il nome all’Orrido del Serpente dove si trova la cripta?”, chiese quindi Lars. “No, quel nome è forse più antico anche di quella creatura e si dice sia dovuto alla strana conformazione delle rocce sul lato sud della vallata che ricordano il corpo di un serpente”.
A questo punto fu il cervo, Lam, a introdursi nella discussione, rivolgendosi al chierico. “Voi cittadini sapete solo rivolgere delle domande ma non ascoltate le risposte. Avete parlato di cose accadute duecento anni or sono ma non vi siete interessati a quel che oggi accade nella foresta intorno al vostro stesso villaggio. Ci sono animali che la natura mai avrebbe creato spontaneamente. Come spiegare quell’essere con il corpo di un orso e gli artigli e il becco di un rapace che minaccia gli animali intorno al laghetto vicino la radura o quegli occhi verdi capaci di pietrificare gli abitanti della foresta. No la natura mai avrebbe permesso l’unione tra un gufo e un orso o tra un serpente e una lucertola. Io e Olmira stavamo giusto parlando di come poter risolvere tali problemi quando siete arrivati. Lei, al solito, è convinta che non dovremmo intromettersi in queste cose, dice che ogni intervento serve a risolvere dei problemi ma ne genera sempre altri di ignoti”.
Lars notò che Roldare nel frattempo aveva staccato un ramo da un albero vicino e ne stava facendo un bastone appuntito intagliandolo col proprio pugnale. Il chierico scosse la testa e rispose al cervo. “Se ne avremo l’opportunità cercheremo di risolvere tali problemi, tali creature, probabilmente un basilisco e un orsogufo, sono animali creati da maghi senza scrupoli che sconvolgono gli equilibri naturali uccidendo per divertimento o sadismo anziché per necessità. Le informazioni che ci avete dato ci saranno senz’altro utili, ora però dovremmo veramente rincamminarci verso il villaggio”.

Il viaggio di ritorno
Poco dopo essersi allontanati dalla collina dove avevano incontrato Olmira e Lam, i personaggi entrarono in una zona della foresta dove gli alberi non avevano ancora perso tutte le loro foglie che erano ormai di un colore rosso acceso.
Lungo il sentiero Dyr notò qualcosa di strano. Vicino al percorso vi era una statua di un piccolo stambecco e vicino a questo Lars ne vide un’altra di un piccolo coniglio. La fattura e le dimensioni perfette delle due statue non lasciarono dubbi ai personaggi, non potevano che essere opera dell’attacco del basilisco cui la druida ed il cervo avevano accennato.
Il gruppo si preoccupò notevolvente che stesse per essere attaccato da una creatura con tali poteri ed ogni personaggio iniziò a guardarsi intorno col timore di incontrare quegli occhi pericolosi. Dyr spiegò che, sebbene per i due animali ormai ci fosse probabilmente ben poco da fare, esistevano comunque due possibili soluzioni a un tale sortilegio. La prima, molto costosa e difficilmente accessibile a dire il vero, consisteva nel ricorrere a un incantesimo che poteva ritrasformare la pietra in carne e che conoscevano alcuni maghi di alto livello. Il secondo metodo per salvare un personaggio dalla pietrificazione era invece probabilmente più semplice, a patto di aver sconfitto la bestia stessa. Infatti immergere la creatura trasformata in pietra nel sangue caldo di un basilisco appena morto poteva riportarla in vita a patto che non fosse trascorsa più di un’ora dalla trasformazione.
Il gruppo decise di allontanarsi comunque al più presto dalla zona ma prima vollero lasciare un avvertimento per i viandanti. Misero le due statue sul percorso e sul tronco di un vicino albero caduto incisero ben visibili le parole “Attenzione possibile attacco di un Basilisco!”.
Il sole stava ormai tramontando ed i personaggi avevano appena passato la radura. Mancavano probabilmente cinque o sei ore al villaggio ed il gruppo decise di non fermarsi a riposare ma fare tutta una tirata nella notte.
Quando ormai erano in prossimità di Kassen, sul sentiero dove qualche giorno prima avevano incontrato le prime difficoltà con gli orchi illusori e ancora pensavano che sarebbero andati incontro solo a delle prove degli anziani del villaggio, un’enorme creatura di piume e pelo uscì improvvisamente dagli alberi con gli artigli sollevati e gli occhi iniettati di sangue che roteavano come quelli di un folle.
I personaggi estrassero le armi ormai avvezzi a scontri improvvisi e circondarono l’enorme bestia. I loro attacchi però sembravano solo scalfire la dura pelle dell’animale che con un’attacco dei propri artigli ferì in profondità Lars imprigionandolo nelle proprie zampe e cercando una ritirata. Gli altri compagni e lo stesso chierico continuarono ad attaccare senza sosta l’animale che avviandosi verso gli alberi vicini continuava comunque a ferire Lars stringendolo sempre più nella morsa dei propri artigli.
La situazione parve disperata per il chierico che stava sanguinando copiosamente e non avrebbe probabilmente potuto sopportare un ulteriore attacco dell’animale. Quando quindi vide Sao preparare l’attacco verso la bestia partendo però troppo sbilanciata decise di chiedere l’aiuto che Kassen aveva promesso loro per far migliorare la mira all’attacco dell’amica. Effettivamente all’ultimo momento la lama della ladra entrò nella difesa dell’orsogufo penetrando in profondità nel suo costato. Gli occhi della bestia smisero di roteare e prima di cadere lasciò libero Lars che fu trascinato via dai compagni appena prima che l’animale si abbattesse al suolo.
Al gruppo servirono alcuni minuti per recuperare le forze dopo lo scontro, quindi analizzarono meglio il corpo della bestia magica. Questo gli fece notare che quello contro cui avevano combattuto era un esemplare femmina. Notarono infatti delle grandi mammelle piene di latte e Dyr fece notare ai compagni che questo probabilmente significava che da qualche parte in una grotta nascosta dovevano esserci dei cuccioli. Tali animali se catturati da piccoli potevano costituire un piccolo tesoro se venduti a degli addestratori ma i personaggi non ritennero di avere tempo da dedicare a una tale caccia.

Di nuovo a casa
Era ormai passata l’una di notte quando i personaggi arrivarono davanti al portone meridionale di Kassen. Entrando nella cittadina si accorsero che le strade erano deserte segno che tutti gli abitanti stavano probabilmente dormendo nelle proprie case. Una lampada ad olio illuminava la strada davanti al negozio del fabbro Braggar ed il gruppo si diresse velocemente verso la piazza cittadina.
A questo punto Lars chiese ai compagni di aspettarlo un momento per permettergli di accompagnare la sorella da Padre Prassit nel tempio di Erastil così che almeno lei potesse cambiarsi i vestiti strappati e lavarsi via le macchie di sangue che ancora le coprivano il corpo. Inoltre desiderava tenerla lontana da Roldare che, sebbene avesse capito che il chierico non lo voleva veder ronzare intorno alla sorella, nelle ultime ore pareva nuovamente cercare Dimira per attaccare discorso. Entrati nel tempio i fratelli percorsero il grande salone principale con panche di legno più adatte a lavori manuali che alla preghiera. La stanza era scarsamente illuminati dalle candele vicino alle alcove dedicate agli dei Gozreh, Gorum, Shelyn e Torag. Arrivati di fronte alla porta della camera dell’Alto Sacerdote, Lars battè leggermente sul legno due volte sapendo che l’amico aveva il sonno leggero. Infatti subito dopo Prassit spalancò il portone presentandosi ai due fratelli già completamente vestito.
“Sapevo Lars che l’avresti riportata a casa”, disse il Prelato, “eravamo molto in pensiero per voi soprattutto non avendo visto tornare indietro il primo gruppo di cittadini. Domani saremmo partiti per controllare, ma cosa è successo? Cos’è tutto quel sangue e perché Dimira ha le vesti strappate?”. Lars guardò quegli occhi duri la cui schiettezza aveva imparato col tempo ad apprezzare, “Rantal, dei ladri di tombe hanno profanato le cripta di Kassen, provocando la rinascita di Asar come campione scheletrico. Del primo gruppo di cittadini solo Roldare e mia sorella ce l’hanno fatta e sebbene alla fine il bene abbia trionfato la Cripta si trova in uno stato di completo degrado. Inoltre crediamo che qualcosa sia stato comunque trafugato dai ladri di tombe che sono riusciti a fuggire. Rantal presta mio amico le cure di cui Dimira necessita mentre noi ci occupiamo di informare il consiglio cittadino di quanto abbiamo visto. Appena sarete pronti raggiungeteci nel Salone”. Non servirono altre parole ai due uomi di fede, d’altronde Prassit non era un uomo che si perdeva in chiacchere e il chierico sapeva che Dimira aveva bisogno di qualche momento di riposo.
Tornato nella piazza Lars osservò i propri compagni e si ritrovò a pensare quanto quella settimana li aveva cambiati. Quelli che pochi giorni prima erano solo dei ragazzini in partenza per una missione di rappresentanza erano tornati con esperienze che pochi nel villaggio avevano probabilmente dovuto affrontare in tutta la loro vita.
Il gruppo si diresse per prima cosa alla casa del sindaco Uptal vicino al fiume Tourondel. Anche per lui pochi colpi sul legno della porta bastarono a svegliarlo e appresa la grave situazione e dopo aver visto i volti dei personaggi e le condizioni dei loro abiti il sindaco chiese di andare a chiamare il ranger Arnama Lastrid ed il Capitano della Guardia Gregor Wisslo e di riunirli al più presto nel Salone cittadino per un Consiglio d’urgenza.
Per un attimo Dalvert pensò di convocare anche l’amico Sir Dramott ma la gente di Kassen, sebbene grata per l’aiuto che più volte il paladino di Lastwall aveva fornito in caso di problemi, non aveva mai pienamente accettato il fatto che un ufficiale militare di una nazione straniera risiedesse in città.
Non erano ancora le due quando i personaggi, seduti nel Salone sulle sedie “donate” dalla corporazione dei Taglialegna in cambio di piccoli favori sul commercio del legno sul fiume, iniziarono a fare un resoconto completo di quanto accaduto dopo la cerimonia della settimana prima in seguito alla quale avevano lasciato il villaggio.
Di fronte a loro ad ascoltarli vi erano appunto il sindaco Uptal, Wisslo e Arnama. A parlare iniziò Lars informando il consiglio che del primo gruppo di cittadini solo in due si erano salvati “Roldare è stato molto abile a tenersi lontano dai pericoli e Dimira in questo momento è da padre Prassit sana e salva”. Poi tutti i personaggi iniziarono a raccontare, riportando così l’incontro con gli orchi illusori, che i personaggi avevano ancora attribuito alla prova, la notte passata tra i lupi, l’uomo trovato e sepolto vicino al lago dove avevano intravisto una grande figura tra le acque e l’arrivo alla Cripta dove avevano trovato i corpi dei cavalli e capito che qualcosa non era andato per il verso giusto. Di lì in poi, raccontarono al Consiglio, come tutto fosse stato una corsa confusa, il combattimento con gli scheletri, il recupero delle chiavi, che Lars e Sao si affrettarono a restituire in vista della visita alla Cripta che il sindaco aveva dichiarato di avere in programma per il giorno seguente, il combattimento con lo scarabeo gigante e con l’ombra ed il ritrovamento dei corpi di Gerol e Vark e di due altri cittadini in un braciere. Uptal rimase molto rattristato nel sentire quello che già sospettava. I suoi due vecchi amici non sarebbero tornati vivi al villaggio. “Gerol e Vark erano miei compagni d’infanzia e i due corpi nel braciere dovevano essere quelli della vedova Karin e di Martino, il taglialegna che aveva preso il posto del marito, domani partiremo comunque verso la Cripta per fornire ai nostri concittadini una degna sepoltura”. A questo punto Dyr tirò fuori il pugnale trovato nel braciere e Arnama confermò che era quello di Martino, raccontando di quando tanti anni prima l’uomo l’aveva ricevuto come ricompensa per aver salvato, con l’aiuto di padre Prassit, e riportato in salute dal padre, un fanciullo rimasto con la gamba sotto un albero caduto.
I personaggi passarono quindi a raccontare quanto successo in seguito, le mille frecce e la fuga verso gli scheletri insanguinati, la distruzione del secondo livello dove avevano combattuto ancora molti non morti prima di scontrarsi infine con Asar stesso. “Dovremo portare con noi Braggar per rinsaldare le mura della cripta o rischiamo, da quanto ci avete raccontato, che possano non reggere al prossimo inverno. Ragazzi questo è un momento molto triste per tutti noi, diversi amici sono rimasti uccisi ma quanto avete fatto è un enorme servigio che avete reso al villaggio”.
Ma ancora restavano molte cose da raccontare e così i personaggi ripresero da dove erano rimasti non trascurando la maschera di Razmir trovata sul volto del ladro di tombe strangolato da Asar, la mancanza dei due amuleti e l’incontro con la figura stessa dell’eroe Kassen che aveva donato loro delle armi chiedendo di recuperare quanto a lui ingiustamente sottratto. A questo punto Sao sollevò da sotto il tavolo la lanterna di argento accesa e la pose sul lungo tavolo rettangolare di fronte al sindaco.
Uptal restò cupo per un po’ guardando la luce della lanterna e grattandosi la folta barba bionda poi disse al gruppo “Cygar, il Cercatore, stava cercando informazioni sul culto di Razmir e su un gruppo di suoi seguaci passati da queste parti. Devono essere i ladri di tombe che hanno preso gli amuleti. La leggenda vuole che quegli amuleti fossero parti di una chiave, pezzi recuperati durante molte avventure da Kassen e dal suo gruppo in luoghi legati in qualche modo a Tar-Baphon, più noto oggi col nome di Tiranno Sussurrante. Con le due parti rubate e la terza posseduta dall’elfa Iramine, il gruppo di eroi si era aperto la strada per un enorme tesoro di cui, in minima parte, si era quindi impossessato. Fu dopo tale avventura che Ekat si stabilì da queste parti usando una parte del proprio consistente bottino per costruire il forte divenuto in seguito il nostro villaggio. Le ricchezze portate dall’eroe erano comunque ingenti e si ignora tutt’oggi che fine abbia fatto la parte non spesa. Il resto è storia nota con l’attacco di Asar, che in qualche modo riteneva di esser stato truffato da Ekat, e la morte dei due combattenti in fondo all’Orrido del Serpente davanti a quella che oggi conosciamo come Cripta della Fiamma Eterna”.
Dyr, sentendo le parole del sindaco, non potette fare a meno di pensare alle perfette monete d’oro che il pigro mentore, Holgast, spendeva di tanto in tanto per approvvigionarsi del necessario per condurre la propria comoda esistenza nella sua torre pendente.
Infine i personaggi accennarono all’incontro con Olmira Cantoarboreo nella foresta, allo scontro con l’orsogufo e soprattutto al fatto che vi fosse la concreta possibilità che un basilisco infestasse il percorso verso la Cripta e a come il gruppo si fosse premunito di avvisare del pericolo i viandanti.
“Sareste stati comunque considerati degli eroi anche per il solo fatto di aver riportato accesa la Fiamma Eterna, ma credetemi ragazzi, quello che avete fatto mi lascia senza parole. Al mio ritorno in città ci sarà una festa in vostro onore, è il minimo che la cittadina possa fare per dimostrarvi la nostra riconoscenza”.
Nel frattempo Padre Prassit e Dimira, che pareva essersi ripresa grazie alle cure del prelato, avevano raggiunto il gruppo nel Salone ponendosi alle spalle di Lars.
Il capitano Wisslo stava scuotendo da alcuni minuti il capo e bofonchiando qualcosa tra sè così Dyr gli chiese il motivo di tali preoccupazioni. “La mancanza degli amuleti non promette niente di buono per la nostra comunità, quel cercatore sembrava sapere qualcosa a cui stoltamente non abbiamo dato peso, dovremmo andare a Tamran, cercarlo e chiedergli spiegazioni di quanto successo e se, soprattutto, sa dove si trovino i cultisti che hanno rubato gli amuleti”.
Dyr si propose per recarsi a Tamran per svolgere quel compito e ne approfittò per tirar fuori l’annuncio dove era scritto agli interessati di recarsi al “Pianto del Ranger”. Il sindacò confermo che si trattava di una taverna molto popolare nella capitale. Il resto del gruppo si propose quindi di accompagnare il mago nella spedizione e Uptal informò i personaggi che durante la sua permanenza in città il Cercatore aveva fatto molte domande sul conto di Othallan, l’ex di Sao, un pittore andatosene da Kassen quattro anni prima dopo un’analoga missione di giovani verso la Cripta finita per lui con qualche ferita di troppo, e su Evlar Vargadark, il compagno stravagante che pareva essere scomparso appena prima della missione di quest’anno la mattina dopo la festa ai Sette Pezzi d’Argento. Alla luce degli avvenimenti recenti anche queste cose e l’interesse del Cercatore per i due ragazzi destava delle perplessità e la proposta del gruppo di visitare la capitale pareva al sindaco un’ottima notizia, chiedeva comunque loro di attendere, prima di mettersi in viaggio, il loro ritorno dalla Cripta e la sepoltura dei corpi dei cittadini uccisi. Uptal sembrava ritenere che la presenza in città degli eroi avrebbe permesso ai suoi concittadini di accettare in modo migliore i tristi accadimenti.
I personaggi a questo punto tirarono fuori dagli zaini i cuscini e le frecce smussate trovati nella cripta. Il Consiglio li salutò augurando loro un buon riposo che era sicuramente meritato ed il gruppo si avviò ognuno alle proprie dimore.
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Re: [Cronache] (Golarion) - Il prezzo dell'immortalità

Messaggioda Lonewolf73 » mar mar 08, 2011 9:14 am

LE MASCHERE DEL DIO VIVENTE

PARTE UNO: IL VIAGGIO VERSO TAMRAN

Sunday, 8 Neth 4709
Eroi

Il gruppo riposò a lungo durante quella notte e l’unico a svegliarsi prima della partenza di Uptal fu Lars. Nella piazza principlae appena fuori dal tempio il chierico trovò il sindaco con il nano Braggar che stavano legando dei pali di legno e degli attrezzi da lavoro su un piccolo carro trainato da un mulo che si agitava infastidito da un nugolo di mosche. Dopo poco arrivarono anche il Capitano della Guardia e la ranger Arnama. Nella piazza, probabilmente venuto a salutare il suo capitano, c’era anche Golfond Kir che, con la vecchia madre accanto, stava osservando dei bambini che giocavano a far rotolare una vecchia botte di legno. Il solito sorriso stampato sulla faccia della guardia rendeva il suo volto assomigliante a quello dei fanciulli stessi e Lars pensò quando un singolo episodio potesse cambiare la vita di una persona.
Lars non ebbe molto da aggiungere rispetto a quanto già detto e si limitò ad augurare ai quattro in partenza buona fortuna. Quindi si diresse verso i campi lungo la riva nord del fiume Tourondel dove sicuramente qualche contadino avrebbe avuto bisogno del suo aiuto.
Dalvert invece si alzò dal letto quando ormai il sole era già alto nel cielo. In casa la notte precedente aveva notato l’assenza di Sir Dramott, con cui condivideva il piccolo alloggio vicino alle mura est. Probabilmente l’amico paladino era partito in missione vicino al confine con Belkzen dove era solito vigilare le attività degli orchi o era andato a far rapporto ai suoi comandanti a Lastwall di quanto appreso in una delle sue precedenti esplorazioni. Gli sarebbe molto dispiaciuto non riuscire a salutare l’amico prima della partenza per Tamran e si propose almeno di lasciargli una lettera di ringraziamenti e saluti.
Dalvert uscì quindi nelle strade già movimentate e notò con piacere che chiunque incrociasse il suo sguardo lo ricambiava con almeno un sorriso. Decise di passare presso “L’acciaio di Renet” nella piazza cittadina per provare a vendere la propria corazza di scaglie che aveva sostituito con quella eccezionale di maglia trovata sul corpo di Asar. Passato di fronte al forno di Guln Iggins, il fratello di Jimes, si stupì di vedersi venire incontro l’halfling con un sorriso ancora più splendente del solito. “Salve soldato della fede, quella missione vi deve aver proprio messo fame non è vero? Prendi questa pagnotta, si vede che hai bisogno di metter qualcosa sotto i denti” così dicendo forzò il pane ancora caldo sotto l’ascella di Dalvert tornando subito nel piccolo negozio e senza lasciare allo stupito paladino neanche il tempo di ringraziarlo. Pareva che la notizia della loro missione non avesse perso tempo a diffondersi.
Stesso ottimo servizio ottenne da Renet una volta arrivato nel suo negozio. Il fabbro, usualmente restio ad acquistare oggetti usati e soprattutto a pagarli adeguatamente, non fece alcuna difficoltà ad elargire al paladino venticinque monete d’oro per la sua vecchia corazza di scaglie, più di quanto Dalvert si sarebbe aspettato.
A questo punto non rimase che dirigersi al tempio dove il paladino trovò padre Prassit intento a benedire una parte dell’ultimo raccolto che durante l’inverno sarebbe stato tenuto in un’apposita cantina sotto il tempio. Dopo che il paladino ebbe donato quanto appena ricevuto dalla vendita della corazza e le tre monete d’oro che avevano deciso di donare con gli altri compagni, si permise di chiedere all’Alto Sacerdote del perchè nel tempio non vi fosse anche un piccolo altare dedicato alla sua dea.
La risposta di Prassit soddisfò solo in parte la volontà del paladino e confermò invece ancora una volta l’atteggiamento a suo modo troppo tradizionalista dei seguaci di Erastil anche se, e questo gli andava abbastanza a genio, pratico quasi quanto quello della propria dea. “Sebbene come linea generale non approvi una donna con tali strane idee, va detto che Iomedae si è sobbarcata un’enorme responsabilità senza mai lamentarsene e che le sue azioni hanno infine salvato innumerevoli vite. Ma questo non toglie che a volte Iomedae appare confusa—è stata una donna prima di divenire una dea. Non aveva allora un desiderio di metter su famiglia? Una donna dal carattere deciso come il suo avrebbe avuto bisogno di un uomo forte accanto a sè per guidarla e darle il buon esempio. Mi creda buon uomo, mettere un suo altare in questo tempio porterebbe soltanto il rischio di insinuare strane idee nella testa delle donne del villaggio”. A Dalvert non rimase che andare a fare un giro per Kassen riflettendo su quanto accaduto negli ultimi giorni.
Feyd si svegliò molto tardi e uscito dal portone notò Trelvar fuori dalla sua locanda. L’uomo lo invitò questa volta con un sorriso a entrare nell’osteria e, dopo che il mezz’orco acconsentì sperando di togliersi l’appetito che lo attanagliava, lo fece sedere nel tavolo centrale. Il mezz’orco si chiese se quel repentino cambiamento nel comportamento dell’uomo fosse dovuto al fatto che le notizie della missione alla Cripta si fossero già diffuse in paese e ebbe conferma di questo quando Trelvar tornò dalla cucina con un piatto di carne, una birra in mano e la figlia al fianco invitando quest’ultima a far compagnia all’eroe durante il suo pranzo... Asìna si strinse sulla panca vicino al barbaro dicendo con un sorriso “Pare che qualcuno ci abbia appena dato la sua benedizione”.

Toilday, 10 Neth 4709
L’attesa in città

I giorni trascorrevano tranquilli in Kassen aspettando il ritorno della spedizione del sindaco Uptal sebbene in città non aleggiasse certo un clima di festa e l’inverno pareva effettivamente esser improvvisamente calato su Kassen portando con sè, oltre ai freddi venti del Bosco delle Zanne, una buona dose di tristezza e malinconia negli abitanti. Sebbene i cittadini fossero grati ai personaggi per quanto fatto, ognuno pareva attendere con trepidazione il ritorno del sindaco per venir rassicurato sulla effettiva sicurezza della Cripta e sull’assenza di altri non morti che si temeva potessero ancora in qualche modo minacciare gli abitanti.
Per i nuovi giovani eroi poi Kassen sembrava improvvisamente rimpicciolita non apparendo più come l’avevano vista per tanti anni. I suoi abitanti si eran fatti improvvisamente “limitati” così come le botteghe e le possibilità in genere che questa piccola cittadina poteva offrire al gruppo.
Un po’ tutti i personaggi avevano bisogno di vendere alcuni oggetti che l’esperienza aveva mostrato inutili durante l’avventura o che erano stati sostituiti da altri migliori, inoltre volevano approvvigionarsi di altri che invece ritenevano ormai necessari e non sempre i pochi negozi in Kassas potevano offrire loro questa possibilità. La cittadina in cui avevano passato così tanto tempo si era fatta improvvisamente piccola e insignificante se comparata alle avventure che erano state affrontate nella Cripta e durante il viaggio di andata e di ritorno dalla stessa. Quasi tutti i personaggi sembravano non veder l’ora di partire nuovamente alla volta di Tamran e questo aumentava ancora la trepidazione per il ritorno del sindaco. Per Sao questo appariva naturale visto che andarsene da Kassen alla volta della capitale era sempre stato il suo sogno. Poter visitare una vera città dove si diceva vivessero quasi diecimila persone, avrebbe fornito chissà quante opportunità per sviluppare e far fruttare le proprie capacità. Si trovava spesso, passando davanti al ritratto che Othellan le aveva fatto quando era solo poco più che tredicenne, a ripensare involontariamente alla possibilità di rincontrare l’artista che pochi anni prima l’aveva lasciata per la capitale. Ora riusciva quasi a capire cosa doveva aver provato il giovane andandosene da Kassen ed era curioso come, anche per lui seppur in condizioni diverse, questo cambiamento fosse avvenuto dopo una spedizione di recupero della Fiamma Eterna alla Cripta.
Solo Feyd pareva effettivamente non esser più troppo fremente di lasciare Kassen. Le cose con Asìna sembravano andare molto bene e spesso i suoi compagni vedendoli insieme ai tavoli della locanda, con le enormi diversità fisiche tra i due amanti, si chiedevano come quella storia potesse funzionare... misteri dell’amore.
Dyr approfittò del tempo trascorso in città per studiare il libro degli incantesimi che aveva trovato nella cripta. Conteneva oltre a tutti i trucchetti e un paio di incantesimi di base che già conosceva anche alcune pagine arcane dedicate a come incutere paura nel prossimo fino a farlo fuggire da uno scontro, come raddoppiare la taglia di una persona, come far levitare un corpo, come togliere la forza, come l’ombra aveva fatto con loro, pagine su come incrementare la propria velocità di ritirata da un combattimento finito male e infine come incrementare la propria vitalità temporaneamente per aumentare la resistanza alle ferite.
Il magò notò che nel libro vi erano quasi tutti incantesimi di Necromanzia, che per lui era una scuola non gradita, o di Trasmutazione. Se a Dyr era già sembrato strano aver recuperato sul personaggio mascherato un libro di incantesimi, la scelta di tali scuole di magia parve ancora più inspiegabile. Sul corpo di un seguace di un dio si sarebbe aspettato di più il rinvenire di un simbolo sacro.
Comunque alcuni degli incantesimi avrebbero potuto risultare molto utili nel proseguimento del loro viaggio e Dyr per comodità decise di comprare un nuovo libro di incantesimi più adatto alla loro nuova missione di quello enorme che un tempo gli aveva procurato Holgast in cambio di un infinità di lavoretti. Purtroppo i materiali per ricopiare gli incantesimi sarebbero costati molto ma forse Holgast sarebbe stato interessato a rilevare i suoi due libri che a quel punto non gli sarebbero più serviti ma che avrebbero fatto sicuramente comodo ad un futuro apprendista del mistico.
Dyr si recò quindi presso la torre del suo vecchio mentore vicino alle mura est della cittadina. La torre, di mattoni e legno, presentava una leggera pendenza verso sud e questo dava al posto un’aria ancora più sinistra. Il mago si chiese se non fosse stato lo stesso Holgast a provocare la strana deformazione dell’edificio in qualche modo per qualche oscuro motivo. Dyr trovò il vecchio mentore sdraiato su una poltrona di pelle rossa intento nei propri pensieri e, al solito, tirando profonde boccate dalla propria pipa. Per un attimo Dyr pensò di chiedere al mistico qualcosa dell’incontro con gli orchi illusori ma poi decise di andare subito al sodo.
“Salve Holgast. Credo avrai appreso delle vicissitudini che abbiamo incontrato nella spedizione alla Cripta. Quel viaggio ci ha portato a conoscenza di un furto dei medaglioni sepolti con Kassen e Asar e crediamo che questo potrebbe portare problemi alla nostra cittadina che chiunque vorrebbe ovviamente evitare. Il sindaco ci ha quindi invitato a compiere un viaggio verso la capitale di Tamran dove sembra potremo raccogliere qualche ulteriore informazione. Non credo quindi potrò più frequentare molto la tua torre nei prossimi tempi”.
La risposta del vecchio mentore stupì Dyr anche se ormai avrebbe dovuto esser abituato al fatto che spesso Holgast fosse completamente assente dalla realtà soprattutto quando si trovava assorto in chissà quali pensieri come l’aveva trovato in quest’occasione. “Cripta, medaglioni... si può sapere di che diavolo stai parlando ragazzo?”
Dyr si chiese ancora una volta se il modo di fare di quello che comunque era ritenuto un saggio nel villaggio fosse una messa in scena o se veramente Holgast fosse così smemorato e fuori dalla realtà come a volte appariva ma questa volta non aveva voglia di affrontare un’altra infinita discussione su cose di secondaria importanza e quindi decise di stringere ancor più sul vero argomento per cui era venuto. “Ho con me due libri di incantesimi che vorrei cederti in cambio di un nuovo libro di incantesimi più adatto per viaggiare, qualche moneta d’oro e l’uso del tuo studio di trascrizione per qualche giorno”.
Pur se Dyr cercò di evitarlo, la discussione fu comunque lunga e stressante con Holgast che continuava a dilungarsi e cambiare improvvisamente argomento di conversazione mentre sfogliava con noncuranza i due libri che Dyr gli aveva passato ma alla fine il vecchio mentore si fece muto e dopo un’altra lunga boccata della propria pipa, proprio quando Dyr aveva ormai perduto ogni speranza, il mistico gli porse un sacchetto pieno di monete d’oro dicendo “Troverai il nuovo volume sul tavolo dello studio insieme a tutto il materiale che potrà servirti per trascriverci gli incantesimi. Non toccare altro e vattene da questa torre prima di domani”.
Una volta nel piccolo studio Dyr notò la libreria colma di tomi interessanti e fu difficile mantenere la parola data al mentore. Sul tavolo vi era un bellissimo libro adatto a trascriverci gli incantesimi e apparentemente perfetto per un viaggio e tutto l’occorrente per la trascrizione degli incantesimi sul nuovo tomo. Il mago si chiese se questa poteva essere una coincidenza ma ciò pareva alquanto improbabile ma allora come poteva Holgast aver anticipato le sue mosse? O forse il vecchio mentore aveva preparato il tutto dalla propria poltrona nell’altra stanza ricorrendo a qualche arcano incantesimo e senza che Dyr si accorgesse di niente?
Prima di impegnarsi però a fondo nel proprio compito Dyr decise di fare un’ultima cosa che, se anche fosse stato spiato dal mistico, come riteneva probabile, non avrebbe suscitato troppi dubbi nella mente del suo vecchio mentore. Aperto il sacchetto di monete capì con una rapida occhiata che dovevano essere un bel po’, una ricchezza maggiore di quella che era mai stata nelle possibilità del mago. Prendendone una manciata Dyr si soffermò a osservarle con attenzione. Le monete erano di ottima fattura con un foro esagonale al centro come mai ne aveva viste, la data in rilievo sul bordo accanto a una siluette di un volto con una strana corona. La data impressa “890” era molto più vecchia di quello che Dyr sospettava fosse l’età delle monete e il mago si chiese a questo punto se il volto rappresentato non fosse effettivamente quello di Tar-Baphon che a quanto ricordava aveva vissuto circa 4000 anni prima.


Oathday, 12 Neth 4709
La fine di una storia

Lars fu il primo ad accorgersi del ritorno in città del sindaco Uptal. Erano circa le tre di notte quando fu svegliato da pesanti colpi sul portone del tempio. Insieme a padre Prassit scesero nel tempio e si trovarono innanzi Wisslo che aveva nel frattempo scaricato dal carretto dietro di lui i corpi di Gerol e Vark, avvolti in delle lenzuola, e due sacchi che dovevano contenere i resti della vedova Karin e di Martino. Il capitano della Guardia disse soltanto ai due prelati di benedire i corpi e di prepararli per la sepoltura che sarebbe avvenuta quello stesso pomeriggio. Dopo aver fatto una lunga tirata dalla Cripta a Kassen il guerriero sembrava stravolto e si congedò dagli uomini di fede incamminandosi immediatamente verso il quartier generale della guardia dove avrebbe con un po’ di fortuna avuto ancora qualche ora di riposo prima dell’alba.
Più tardi Dyr, che aveva deciso di spendere un po’ delle monete guadagnate con la vendita dei libri di incantesimi approvvigionando un po’ di materiale in vista del viaggio che li attendeva, vedendo il carretto del sindaco davanti al tempio passò da padre Lars. Ormai qualche ora era trascorsa dal ritorno di Uptal e decisero di andare insieme al Salone cittadino sperando di trovarvi il primo cittadino.
Effettivamente trovarono il sindaco che stava discutendo con Arnama. La ranger accolse ovviamente Dyr molto calorosamente e il sindaco raccontò quanto successo loro negli ultimi giorni. Il viaggio verso la cripta era stato tranquillo e giunti là non avevano potuto che constatare quanto precedentemente già appreso dai personaggi. La Cripta si trovava in pessime condizioni ma Braggar era riuscito a puntellare alcune pareti e si era assicurato che queste avrebbero retto fino alla primavera quando gli abitanti del villaggio avrebbero potuto finalmente restaurare la Cripta. Il sindaco disse di essersi reso conto che il gruppo dei ragazzi aveva evitato di passare per le stanze ad ovest nel primo livello e quindi avevano mancato di trovare gli scudi, posti lì per passare indenni le mille frecce lanciate dalla trappola nel pilastro ed alcuni oggetti che erano stati lasciati dai cittafini per aiutarli nella loro missione. Kassen riteneva che tali oggetti spettassero comunque agli eroi che avevano salvato la cittadina da quella minaccia e i personaggi avrebbero potuto quindi ritirarli presso la fucina di Braggar. Informò inoltre di aver recuperato i corpi dei quattro abitanti, come a questo punto sicuramente almeno Lars doveva sapere, e che la loro sepoltura sarebbe avvenuta nel primo pomeriggio. Subito dopo ci sarebbe stata una dimessa cerimonia in onore dei personaggi nel salone stesso, data la gravità degli ultimi accadimenti si augurò che il gruppo avrebbe capito una tale compostezza.
Il viaggio di ritorno, come quello di andata, non aveva portato al gruppo del sindaco alcun incontro e si erano stupiti di non aver trovato le statue di pietra descritte dai personaggi che dovevano indicare loro il pericolo di un basilisco nelle vicinanze, queste parevano essere inspiegabilmente sparite. Il sindaco e gli altri del consiglio avevano comunque avuto modo di ripensare a tutti quegli avvenimenti ed effettivamente la sparizione dei due amuleti li preoccupava molto. Temevano soprattutto che questo avrebbe potuto non riconsegnare alla pace eterna i corpi di Asar e Kassen e questo rappresentava un problema da risolvere ed un pericolo soprattutto se si pensava al campione scheletrico. Il Consiglio cittadino era quindi effettivamente molto contento della decisione dei personaggi di andare verso Tamran a cercare ulteriori informazioni rintracciando Cygar e magari informandosi sul culto di Tazmir che pareva in qualche modo coinvolto con quanto successo nella Cripta e, probabilmente, con lo stesso furto dei due amuleti. Il notabile chiese a questo punto ai personaggi se non avessero nel frattempo cambiato idea e si rallegrò della risposta negativa di Lars e Dyr.
La cerimonia di sepoltura dei quattro abitanti del villaggio fu particolarmente sentita e praticamente tutti gli abitanti del villaggio vi presero parte accompagnando poi i feretri dal tempio di Erastil, dove padre Prassit recitò in loro onore un bellissimo sermone, fino al piccolo cimitero dall’altra parte del fiume Tourondel.
I personaggi si recarono quindi nel salone cittadino dove il sindaco insieme al consiglio cittadino ringraziarono ufficialmente tutti i personaggi lasciando infine che Sao posizionasse la lanterna sull’apposita alcova appena fuori dal Salone in modo che la sua luce magica rischiarasse l’intera piazza principale durante le lunghe notti invernali.
Dopo la cerimonia il gruppo al gran completo, presente anche Feyd che negli ultimi giorni era sparito probabilmente trovando qualcosa di meglio da fare che non passare il suo tempo con quelli che ormai erano diventati suoi amici, si recarono al negozio di Braggar che come suggerito dal sindaco pareva avere qualcosa per loro.
Ultima modifica di Lonewolf73 il mar mar 29, 2011 8:21 am, modificato 3 volte in totale.
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