[Backstage] Ambientazioni e campanilismo
Inviato: lun set 11, 2017 8:10 pm
Questo topic potrebbe divenire in futuro un articolo ma le mie idee in merito non sono ancora abbastanza chiare da ricavarne probabilità tali da poterlo sostenere come una sorta di piccola tesi personale.
La questione mi tornò alla mente quando, su consiglio di un amico, ho cominciato la lettura di un libro legato a Warhammer 40k. La descrizione del protagonista, tale Loken, esempio di umanità perfetta (modificata geneticamente per esserlo) in quanto space marine, è un'immagine di bellezza sublimata secondo il parere della fanciulla che lo incontra.
L'aspetto che però mi ha colpito è stato il fatto che questa descrizione di umanità maschile perfetta passasse per la presenza delle lentiggini e qualche riferimento ad un volto dai tratti equini.
Un principe Carlo abbellito! Eddie Redmayne e il suo viso lentigginoso sono considerati fascinosi dal popolo anglosassone, ma difficilmente il giudizio è eguale presso il resto del mondo. E, si guardi caso, Warhammer 40K è di produzione inglese e Dan Abnett stesso (l'autore) è inglese.
Probabilmente egli non se ne è reso personalmente conto, ma il dubbio è che la sua concezione di bellezza passi per una serie di ovvietà che valgono solo per il contesto in cui è nato. Curiosamente così, quando parla di un'impero che ha colonizzato interi sistemi stellari, finisce per applicarvi le caratteristiche del suo paese, estese ad una galassia intera peculiarmente british.
Quanto influiscono queste forme di campanilismo sull'autore che crea un'ambientazione?
L'uomo più bello d'Inghilterra, ma solo secondo coloro che ci abitano...
Campanilismo di nascita
Il campanilismo con cui si è iniziata la descrizione potrebbe essere identificato come un campanilismo di nascita. L'autore finisce per ragionare comunque sul suo contesto patrio ed applicarlo a tutto il mondo che sta costruendo.
Può quindi divenire una grande patria estesa che può o meno avere dei confinanti in sé stereotipati e che passano per la percezione che il suo popolo ha per i suoi vicini.
Il meccanismo si rintraccia in autori estremamente differenti tra loro. Difficile infatti non notare come un sottotesto giapponese permanga in tutto il mondo di One Piece. Quando i personaggi si dirigono nell'isola del cielo di Skypiea, governata dagli dei e costruita tra le nuvole, ci sono chiari richiami ai popoli precolombiani, ma il dio dei fulmini Ener si trova ad avere dei grandi tamburi sulle spalle assai più prossimi alla mentalità nipponica che agli assetti maya-aztechi che l'autore cercava di evocare.
Ma se si vuole un ottimo esempio è sufficiente dirigersi nel mondo Marvel. L'impressione è che lo stesso valga per il mondo DC (con talune differenze) ma, conoscendolo meno, preferisco riferirmi al primo.
Nell'universo Marvel quasi tutto passa per New York, che da metropoli considerevole diviene la capitale mondiale della Terra. Gli Stati Uniti sono estesi il più possibile (potrebbero tranquillamente occupare un quarto del mappamondo) e tutti gli altri paesi del mondo sono trattati di conseguenza per i rapporto che hanno intessuto attraverso i decenni. Da una vaga e misteriosa Europa dell'Est latveriana e transylvana fino alla Russia e Cina prese come residui della Guerra Fredda. Un Canada di foreste serve solo come patria di Wolverine, il Giappone passa per le passioni di Frank Miller e per il tentativo di proporre i fumetti supereroistici al pubblico giapponese (effettuato con scarso successo).
Non appena si fuoriesce dalla Terra gli alieni vivono secondo due varianti prevalenti:
- i nightclub texani alla Kill Bill volume 2 (con tanto di pistoleri) per ricreare una periferia statunitense che si trasforma in periferia galattica
- gli arcaici (per quanto tecnologici), presi da John Carter di Marte, in cui l'arena conta ancor più del fatto che ci sia una città attorno, lo schiavismo è il maggior commercio, gli imperatori sono considerati falsamente dei e la malvagità imposta con la forza tiranneggia ovunque...
Campanilismo di lettura
La formula è la stessa, con una differenza focale. L'autore non cerca di ricostruire luoghi lontani finendo comunque per permearli con i luoghi che lo circondano. Il circondario non interessa, esiste qualcos'altro che ha colpito la sua immaginazione, e quella diviene la nuova chiave di lettura su cui il tutto si struttura.
L'esempio che mi piacerebbe portare è Il Mondo del Ghiaccio e del Fuoco, noto al pubblico prima per i romanzi e poi per il successo della serie televisiva A Game of Thrones (Il trono di spade). Il continente occidentale Westeros, in cui hanno luogo la maggior parte delle vicende, potrebbe sembrare una sorta di Europa medievale ma, se la si osserva meglio, e in questo basta anche solo la mappa, non è che un Regno Unito particolarmente ampio.
Non vi sono caratteristiche dell'Italia, della Francia o della Spagna, e tantomeno della Germania. Solo una grande britannia ispirata, non a caso, alle letture da cui Martin prende spunto, ossia le cronache che vanno dalla formazione dei regni scozzesi fino alla Guerra delle Due Rose. Gli stessi scritti in cui Shakespeare trovava Lord Macbeth, per intenderci.
Saltata tutta l'Europa continentale in mezzo si trovano direttamente ai confini coi popoli barbari, che però non sono i possenti saracini della letteratura cavalleresca, ma un continente orientale misto e che con l'Oriente c'entra poco, tra selvaggi tartari e schiavisti ispirati ai cartelli della droga latino-americani, ma forse un po' tutti troppo stereotipati per non essere solo un popolo selvaggio di confronto, tanto che la considerazione per loro non è superiore a quella che Conan provava per gli abitanti delle varie città esotiche e molli del deserto.
Un Continente Occidentale o una Gran Bretagna ancor più grande?
Prima di passare allo schema successivo vorrei citare due esempi che per motivi opposti mi paiono sfuggire alle varie forme di campanilismo.
La prima è la Galassia di Guerre Stellari dei primi film rilasciati al cinema. Un deserto di cercatori d'acqua e di signori del crimine, un impero malvagio, i cavalieri antichi, un mondo di ghiaccio, una palude, una foresta abitata da orsetti.
Gli influssi ricevuti da George Lucas sono molteplici, a partire da La fortezza nascosta di Kurosawa. La guerra fredda si percepisce. Eppure mi sembra che il racconto potrebbe spostarsi ovunque senza subire eccessive variazioni ed è forse la ragione per cui ancora oggi viene sfruttato a piene mani da altri autori...
Si noti bene che al tempo l'ambientazione era così vaga che il pianeta principale dell'Impero si chiamava Capitale Imperiale. Quando la Marvel ci mise le mani sopra negli anni '70 non sapeva neanche come funzionassero le cose minimali, tanto che sembra che il solo commercio galattico sia la spezia solo perché Han Solo ne perse un cargo.
La mancanza di ambientazione forse evita i campanilismi evidenti.
Difficile fare i campanilisti quando i tuoi mondi sono solo ghiaccio e neve.
Il secondo esempio è Tolkien rispetto alla costruzione di Arda. Tolkien era un noto esperto di letteratura nordica (scrisse una sua variante de I Nibelunghi) ma ne conosceva molte altre. Il risultato è un suo mondo, diverso da ciò che era stato conosciuto prima di esso. Tuttavia ciò ci porta all'ultima forma.
Campanilismo di genere
Molti autori leggendo Tolkien si sentono giustificati a ricreare la loro Terra di Mezzo sulle basi tolkieniane. Lo chiamerei campanilismo di genere perché è il genere a giustificare il campanilismo. E credo che questo sia evidente in molte serie, da Shannara ad Eragon. Lo stesso D&D lo fa.
Essendo Fantasy ha il diritto di muoversi sulle orme del fondatore.
E questo diventa il campanile cui guardare per costruirvi attorno la propria ambientazione.
Per coloro che non frequentano il genere è "l'ennesima storia con nani, elfi, draghi e un signore del male".
Per coloro che lo seguono questo non è un problema: è fantasy. Sarebbe come lamentarsi del fatto che nel western ci siano indiani, cowboy, sceriffi e banditi.
Ma fino a che punto questo giustifica ambientazioni che rischiano di divenire troppo simili allo schema originario?
Se aggiungo un pezzettino di qui, una montagna di là potrebbe diventare... la Costa della Spada?
Che ne pensate? Lo schema vi convince?
La questione mi tornò alla mente quando, su consiglio di un amico, ho cominciato la lettura di un libro legato a Warhammer 40k. La descrizione del protagonista, tale Loken, esempio di umanità perfetta (modificata geneticamente per esserlo) in quanto space marine, è un'immagine di bellezza sublimata secondo il parere della fanciulla che lo incontra.
L'aspetto che però mi ha colpito è stato il fatto che questa descrizione di umanità maschile perfetta passasse per la presenza delle lentiggini e qualche riferimento ad un volto dai tratti equini.
Un principe Carlo abbellito! Eddie Redmayne e il suo viso lentigginoso sono considerati fascinosi dal popolo anglosassone, ma difficilmente il giudizio è eguale presso il resto del mondo. E, si guardi caso, Warhammer 40K è di produzione inglese e Dan Abnett stesso (l'autore) è inglese.
Probabilmente egli non se ne è reso personalmente conto, ma il dubbio è che la sua concezione di bellezza passi per una serie di ovvietà che valgono solo per il contesto in cui è nato. Curiosamente così, quando parla di un'impero che ha colonizzato interi sistemi stellari, finisce per applicarvi le caratteristiche del suo paese, estese ad una galassia intera peculiarmente british.
Quanto influiscono queste forme di campanilismo sull'autore che crea un'ambientazione?
L'uomo più bello d'Inghilterra, ma solo secondo coloro che ci abitano...
Campanilismo di nascita
Il campanilismo con cui si è iniziata la descrizione potrebbe essere identificato come un campanilismo di nascita. L'autore finisce per ragionare comunque sul suo contesto patrio ed applicarlo a tutto il mondo che sta costruendo.
Può quindi divenire una grande patria estesa che può o meno avere dei confinanti in sé stereotipati e che passano per la percezione che il suo popolo ha per i suoi vicini.
Il meccanismo si rintraccia in autori estremamente differenti tra loro. Difficile infatti non notare come un sottotesto giapponese permanga in tutto il mondo di One Piece. Quando i personaggi si dirigono nell'isola del cielo di Skypiea, governata dagli dei e costruita tra le nuvole, ci sono chiari richiami ai popoli precolombiani, ma il dio dei fulmini Ener si trova ad avere dei grandi tamburi sulle spalle assai più prossimi alla mentalità nipponica che agli assetti maya-aztechi che l'autore cercava di evocare.
Ma se si vuole un ottimo esempio è sufficiente dirigersi nel mondo Marvel. L'impressione è che lo stesso valga per il mondo DC (con talune differenze) ma, conoscendolo meno, preferisco riferirmi al primo.
Nell'universo Marvel quasi tutto passa per New York, che da metropoli considerevole diviene la capitale mondiale della Terra. Gli Stati Uniti sono estesi il più possibile (potrebbero tranquillamente occupare un quarto del mappamondo) e tutti gli altri paesi del mondo sono trattati di conseguenza per i rapporto che hanno intessuto attraverso i decenni. Da una vaga e misteriosa Europa dell'Est latveriana e transylvana fino alla Russia e Cina prese come residui della Guerra Fredda. Un Canada di foreste serve solo come patria di Wolverine, il Giappone passa per le passioni di Frank Miller e per il tentativo di proporre i fumetti supereroistici al pubblico giapponese (effettuato con scarso successo).
Non appena si fuoriesce dalla Terra gli alieni vivono secondo due varianti prevalenti:
- i nightclub texani alla Kill Bill volume 2 (con tanto di pistoleri) per ricreare una periferia statunitense che si trasforma in periferia galattica
- gli arcaici (per quanto tecnologici), presi da John Carter di Marte, in cui l'arena conta ancor più del fatto che ci sia una città attorno, lo schiavismo è il maggior commercio, gli imperatori sono considerati falsamente dei e la malvagità imposta con la forza tiranneggia ovunque...
Campanilismo di lettura
La formula è la stessa, con una differenza focale. L'autore non cerca di ricostruire luoghi lontani finendo comunque per permearli con i luoghi che lo circondano. Il circondario non interessa, esiste qualcos'altro che ha colpito la sua immaginazione, e quella diviene la nuova chiave di lettura su cui il tutto si struttura.
L'esempio che mi piacerebbe portare è Il Mondo del Ghiaccio e del Fuoco, noto al pubblico prima per i romanzi e poi per il successo della serie televisiva A Game of Thrones (Il trono di spade). Il continente occidentale Westeros, in cui hanno luogo la maggior parte delle vicende, potrebbe sembrare una sorta di Europa medievale ma, se la si osserva meglio, e in questo basta anche solo la mappa, non è che un Regno Unito particolarmente ampio.
Non vi sono caratteristiche dell'Italia, della Francia o della Spagna, e tantomeno della Germania. Solo una grande britannia ispirata, non a caso, alle letture da cui Martin prende spunto, ossia le cronache che vanno dalla formazione dei regni scozzesi fino alla Guerra delle Due Rose. Gli stessi scritti in cui Shakespeare trovava Lord Macbeth, per intenderci.
Saltata tutta l'Europa continentale in mezzo si trovano direttamente ai confini coi popoli barbari, che però non sono i possenti saracini della letteratura cavalleresca, ma un continente orientale misto e che con l'Oriente c'entra poco, tra selvaggi tartari e schiavisti ispirati ai cartelli della droga latino-americani, ma forse un po' tutti troppo stereotipati per non essere solo un popolo selvaggio di confronto, tanto che la considerazione per loro non è superiore a quella che Conan provava per gli abitanti delle varie città esotiche e molli del deserto.
Un Continente Occidentale o una Gran Bretagna ancor più grande?
Prima di passare allo schema successivo vorrei citare due esempi che per motivi opposti mi paiono sfuggire alle varie forme di campanilismo.
La prima è la Galassia di Guerre Stellari dei primi film rilasciati al cinema. Un deserto di cercatori d'acqua e di signori del crimine, un impero malvagio, i cavalieri antichi, un mondo di ghiaccio, una palude, una foresta abitata da orsetti.
Gli influssi ricevuti da George Lucas sono molteplici, a partire da La fortezza nascosta di Kurosawa. La guerra fredda si percepisce. Eppure mi sembra che il racconto potrebbe spostarsi ovunque senza subire eccessive variazioni ed è forse la ragione per cui ancora oggi viene sfruttato a piene mani da altri autori...
Si noti bene che al tempo l'ambientazione era così vaga che il pianeta principale dell'Impero si chiamava Capitale Imperiale. Quando la Marvel ci mise le mani sopra negli anni '70 non sapeva neanche come funzionassero le cose minimali, tanto che sembra che il solo commercio galattico sia la spezia solo perché Han Solo ne perse un cargo.
La mancanza di ambientazione forse evita i campanilismi evidenti.
Difficile fare i campanilisti quando i tuoi mondi sono solo ghiaccio e neve.
Il secondo esempio è Tolkien rispetto alla costruzione di Arda. Tolkien era un noto esperto di letteratura nordica (scrisse una sua variante de I Nibelunghi) ma ne conosceva molte altre. Il risultato è un suo mondo, diverso da ciò che era stato conosciuto prima di esso. Tuttavia ciò ci porta all'ultima forma.
Campanilismo di genere
Molti autori leggendo Tolkien si sentono giustificati a ricreare la loro Terra di Mezzo sulle basi tolkieniane. Lo chiamerei campanilismo di genere perché è il genere a giustificare il campanilismo. E credo che questo sia evidente in molte serie, da Shannara ad Eragon. Lo stesso D&D lo fa.
Essendo Fantasy ha il diritto di muoversi sulle orme del fondatore.
E questo diventa il campanile cui guardare per costruirvi attorno la propria ambientazione.
Per coloro che non frequentano il genere è "l'ennesima storia con nani, elfi, draghi e un signore del male".
Per coloro che lo seguono questo non è un problema: è fantasy. Sarebbe come lamentarsi del fatto che nel western ci siano indiani, cowboy, sceriffi e banditi.
Ma fino a che punto questo giustifica ambientazioni che rischiano di divenire troppo simili allo schema originario?
Se aggiungo un pezzettino di qui, una montagna di là potrebbe diventare... la Costa della Spada?
Che ne pensate? Lo schema vi convince?