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[Gdr] Imprese e opere di un anima (poco) pia

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[Gdr] Imprese e opere di un anima (poco) pia

Messaggioda smemolo » ven ott 08, 2010 11:46 pm

ho concluso la creazione di bg, credo e build. ora mi manca di tirare fuori alcune cosette utili all'interpretazione.
ho scelto il talento anima pia per dire, e anche impeto magico pio (talenti di fede del perfetto sacerdote). la domanda è la seguente:

quali dovrebbero essere secondo voi le imprese da intraprendere per acquisire punti fede?



allego l'intera descrizione del culto per poter facilitarvi la risposta.
Spoiler:

LA DISCIPLINA DELL’OLTREUOMO



Aforismi del profeta

"Tutte le cose diritte mentono. Ogni verità è ricurva, il tempo stesso è un circolo".

“Vi scongiuro fratelli, rimanete fedeli alla vita e non credete a quelli che vi parlano di sovraterrene speranze, essi sono dispregiatori della vita, sono avvelenatori, che siano maledetti!”

“L’uomo è una corda, tesa tra la bestia e l’oltreuomo, una corda tesa sopra di un abisso.
Un pericoloso attraversamento, un pericoloso incamminarsi, un pericoloso guardarsi indietro, trasalire ed arrestarsi.
Ciò che v’è di grande nell’uomo, è che egli è un ponte e non uno scopo: ciò che si può amare nell’uomo, è che egli è un passaggio e una caduta.”

"Vivere in modo da poter desiderare di rivivere questa stessa vita in ripetizione eterna"




Dottrina

L’uomo è schiavo. Così come tutte le creature mortali. L'affermazione della libertà e della spontaneità presuppone il superamento dei condizionamenti, delle regole, degli obblighi derivanti dall’etica, dei dogmi religiosi e dei vincoli della ragione. Ma comporta anche una conseguenza che pochi hanno la forza sufficiente per affrontare: assumersi la piena e definitiva responsabilità di ogni decisione, di ogni azione. Ogni comportamento è soggetto ad una decisione individuale in quanto non esistono più valori trascendenti sui quali appiattirsi in modo conformistico. Decadono quindi i valori fondamentali della società (filosofia, religione e democrazia, dittatura, imperialismo, altruismo), giungendo a mostrare la natura meramente metaforica e prospettica di qualsiasi principio trascendente e della stessa morale, così come di ogni concezione tradizionale. L’obiettivo è quello di smascherare la falsità e l'ipocrisia del sistema culturale su cui si fonda il mondo tutto. La stessa storia è come un lungo processo di decadenza dell'uomo, come negazione della vita: l'affermazione della libertà è invece il destino dell'uomo. Destino che dovrà essere perseguito attraverso l'esercizio della volontà di potenza, e che condurrà l'uomo alla condizione di Oltreuomo (l'uomo in grado di oltrepassare se stesso, l’Ubermsnch). Ciò è possibile solo attraverso la vittoria sulla decadenza, ossia sul nichilismo passivo, proprio dei grandi valori della cultura della terra, i quali vanno smascherati nella loro mancanza di fondamento e nella loro natura di mera finzione. C'è nell'uomo passato ed odierno una sostanziale paura della creatività della vita, verso la volontà di potenza, che produce valori collettivi sotto la cui giurisdizione la vita viene disciplinata, regolata, schematizzata. Sono "valori che disprezzano la vita", che generano un processo di nullificazione della vita piena e gioiosa, della vita in quanto tale, a favore di un "sembrare" ipocrita e bacchettone. La storia della cultura è pertanto la storia del nichilismo, e quindi la storia della decadenza. Questo nichilismo passivo coincide con la perdita o sfiducia di fede dell'uomo verso i valori della propria civiltà; coincide con la "diminuzione vitale", con la massa di malattie, con la pazzia, con tare psichiche e fisiche che colpiscono l'umanità.
È però la stessa mancanza di un senso metafisico della vita, distrutto da questo pensiero, e dell'universo fa rimanere l'uomo nel nichilismo passivo, o disperazione nichilista. È tuttavia possibile uscire dal nichilismo superando questa visione e riconoscendo che è l'uomo stesso la sorgente di tutti i valori e delle virtù della volontà di potenza (nichilismo attivo). L'uomo, ergendosi al di sopra del caos della vita e della morte, impone i propri significati e la propria volontà. Costui è l’Oltreuomo, cioè l'uomo che ha compreso che è lui stesso a dare significato al tutto. Fin d’ora l'uomo ha dovuto illudersi per dare un senso all'esistenza, in quanto ha avuto paura della verità: non essendo stato capace di accettare l'idea che "la vita non ha alcun senso proprio", si è legato ciecamente a dettami fallaci propri di un vero e proprio servilismo al “mero sistema dell’illusione”. Se il mondo avesse un senso e se fosse costruito secondo criteri di razionalità, di giustizia e di bellezza, l'uomo non avrebbe bisogno di auto-illudersi per sopravvivere, costruendo false verità metafisiche, civili e morali. In sostanza deve decadere la cultura del credo, del servilismo nei confronti della divinità tesa come aiuto alla vita: l’uomo è solo, stretto tra la minaccia continua della morte e il giogo delle divinità che si fanno beffe di lui, manipolandolo ed alterando la sua stessa esistenza con mere promesse in cambio di servitù prima e dopo la morte.
In senso più esplicitamente negativo, tutto ciò viene descritto come segno dei tempi, sintomo della decadenza in cui versa la civiltà; nello stesso tempo, in positivo, il crepuscolo dei valori e degli idoli "con i piedi d'argilla" che hanno dominato la storia del mondo, e quindi nel suo insieme e nel suo avanzare costituisce l'annuncio di una nuova "aurora", la profezia di una nuova era, che sorgerà dalle ceneri della morte dell'uomo così come esso storicamente si è dato, e del Dio che egli ha costruito a propria immagine e somiglianza. Profeta e interprete di questa nuova era sarà dunque non più l'uomo, ma una sorta di figura mitica, designata come l'Oltreuomo, capace di assumere su di sé il senso profondo del nichilismo e superarlo, rendendosi autore e creatore di nuovi valori disprezzando le vecchie tavole e distruggendo l’ordine stesso delle cose come fin ora sono state.
Quest'ultime, hanno prodotto un modello di uomo malato e represso, in preda a continui sensi di colpa che avvelenano la sua esistenza, dettati dal motto fideistico del continuo pentimento e della richiesta implorata di salvezza e perdono. Perciò l'uomo, al di là della propria maschera di serenità, è psichicamente tormentato, nasconde dentro di sé un'aggressività rabbiosa contro la vita ed è animato da risentimento contro il prossimo.
L’oltreuomo è colui che si è liberato da questo giogo, colui che non è più gregge, e viaggia per le terre con lo scopo di liberare altri come lui verso il fine ultimo di una vita appagante e priva dai freni inibitori dei valori morali costruiti dall’uomo su dettame della divinità. L’oltreuomo non è immorale, è amorale poiché si pone al disopra dei valori canonici imposti dal viver comune teso a soddisfare non i propri bisogni, ma il desiderio di possesso e dominio della divinità. Egli canta se stesso libero. È colui che ha compreso che è lui stesso a dare significato alla vita, e che fa sua la cosiddetta "morale aristocratica" che dice "sì" alla vita e al mondo. Si pone nei riguardi del mondo come il guerriero rispetto il sacerdote: il primo rappresenta il manifestarsi della volontà di potenza, il secondo invece, timoroso dei propri mezzi, costituisce il "sottomesso" che ad una morale dei forti, antepone una morale dei deboli, facilmente accessibile, che costituisce la negazione vera e propria dell'incondizionata gioia di vivere. Quest’ultimo concetto si identifica anche con la differenza tra spirito istintivo e falsa ragione: il primo è la parte irrazionale dell'individuo e dell'esistenza (vera parte dominante della vita vista come ebbrezza, sensualità, esaltazione ed entusiasmo) in antitesi della falsa ragione, che è il tentativo di spiegare la realtà tramite costruzioni mentali ordinate, negando il caos che è proprio della realtà e non considerando l'essenziale dinamismo della vita. Dunque l’uomo nuovo rinnega il costrutto mentale nel quale si è auto rinchiuso ed accetta la vita in tutte le sue manifestazioni, nel piacere del divenire inteso come alternanza di vita e morte. Egli affronta la vita con "pessimismo coraggioso", unisce il fatalismo alla fiducia, e si è liberato dai logori concetti del bene e del male attraverso un'elitaria indifferenza a valori etici che considera morti. Ogni istante è, in definitiva, il centro del suo tempo di cui è sempre protagonista.
Nasce quindi per chi abbraccia questa filosofia, un nuovo rapporto con il senso del tempo: L'eterno ritorno, cioè l'eterna ripetizione, è la dottrina della nuova concezione del mondo e dell'agire umano. Oltreuomo è, in conclusione, colui che danza in catene liberamente e con leggiadria; è lo spirito libero. Ogni momento del tempo, cioè l'attimo presente, va vissuto in modo spontaneo, senza continuità con passato e futuro, perché passato e futuro sono illusori: infatti per l’individuo caduco ogni momento si ripete identico nel passato e nel futuro, come un dado che, lanciato all'infinito (poiché il tempo è infinito), darà un numero infinito di volte gli stessi numeri, in quanto le sue scelte sono un numero finito. Non solo tutto ciò che diviene deve essere già stato vissuto, ma soprattutto anche l'attimo presente deve già essere stata in passato. Sì è dunque raggiunto il piano di passaggio dal nichilismo passivo al nichilismo attivo, quindi dall'eterno ritorno come pensiero paralizzante, all'eterno ritorno come liberazione dal simbolico. L'attimo è compreso nell'eterno circolo di passato e futuro; il vero. La caratteristica fondamentale dell'Oltreuomo sta proprio nella sua capacità di non pensare più in termini di passato e futuro, di principi da rispettare e scopi da raggiungere, ma vivere "qui e ora" nell'attimo presente. Al contrario, tagliare col passato, per sempre e continuativamente, vuol dire rompere il circolo perpetuo che vizia il destino dell'uomo; rompere il cerchio dell'"eterno ritorno" significa aprirsi la via ad un nuovo tempo rettilineo, proiettato verso l'infinito e infinitamente diverso da sé, in costante cambiamento. Eliminare il macigno che l'uomo si trascina appresso quindi equivale ad una redenzione esistenziale che sfocia nell'Oltreuomo, e che vede nelle nuove generazioni, svincolate dalla tradizione e dal passato, la possibilità di salvezza per il genere umano. La nuova visione del fluire del tempo è l’atto di volontà di potenza, l’atto per cui l’uomo non è più schiavo di se stesso, delle divinità, dei valori fallaci e della realtà opprimente: l’oltreuomo assurge al rango di divinità infine, ed e completo. Il circolo dell’eterno ritorno, visto come il ripetersi infinito di una vita insulsa, si spezza e l’oltreuomo può guardare avanti artefice del proprio futuro. Egli è ora un viandante della terra occupata e viaggia alla ricerca del soddisfacimento dei propri istinti primordiali, verso una “felicità” ora possibile. In questa ricerca si fa portavoce della dottrina e dell’insegnamento, teso alla liberazione di altri suoi fratelli non per bisogno razionale, ma primordiale.
La volontà di potenza è la forza creativa propria dell'uomo e di ogni forma di vita, tale da trascendere ogni formalizzazione. Essa rappresenta l'essenza autentica della vita umana. L'Oltreuomo è colui che è capace di assumere su di sé tutto il peso, e la leggerezza, della piena espressione della volontà di potenza. Volontà di potenza è allora "voler che può", non come volontà di dominio, bensì intesa come un "poter esser-oltre". Volontà in questo, istintiva di vita, non derivante dall'Io che vuole coscientemente, ma da istinto innato/naturale.. Potenza è un poter sempre più, qual massima possibilità d'esser, potenzialità assoluta... il poter esser che s'espande al di là e sopra sè, via conducente ad Oltreuomo.
Antipodo della volontà di potenza dell’oltreuomo è la bestia, a cui l’uomo deve anelare per tendere se stesso, la corda. Solo cadendo è possibile risorgere dal basso distruggendo ogni forma morale e fisica che inficia l’oltreuomo in divenire. Vincere la decadenza, il nichilismo passivo, è possibile solo denigrando e distruggendo il legame dell’individuo con la moralità che lo circonda, deformando la realtà e dividendo l’uomo dal suo ambiente. Strappato dalla culla materna della civiltà l’individuo avrà due scelte: morire, o trovare una nuova strada verso la divinità.


L’oltreuomo e l’entropia


La volontà di potenza non si afferma dunque come desiderio concreto di uno o più oggetti specifici, ma come il meccanismo del desiderio nel suo stesso funzionamento incessante: esso vuole, continuamente, senza sosta, il suo stesso accrescimento, ovvero è pulsione infinita di rinnovamento.
Tale concetto pone le sue basi inesorabilmente all’interno del fluire stesso delle forze creatrici del multi universo. La volontà di potenza coincide di fatto con l’accordarsi al tessuto stesso che regola il mondo. Un oltreuomo, nella fattispecie, è colui che ha compreso non solo i dettami che lo liberano dai valori fallaci e dalla schiavitù nella quale soggiaceva in quanto individuo mortale, ma è anche colui che è entrato in pieno possesso di se e delle proprie capacità, come atto in divenire. Solo colui che ha compreso ed ha abbattuto i vecchi valori dalle vecchie tavole, solo colui che ha spezzato l’eterno ritorno in altre parole, è anche colui che ora muove il suo ego libero all’interno di un mondo che si fa base ed oggetto per il soddisfacimento dei suoi istinti primordiali, e tale atto non è scindibile dal rapporto con il cosmo e chi lo abita. In parole povere i vecchi valori e la morale son fatti per contenere il potenziale dell’individuo, imposti dalle false divinità,e la liberazione dell’intuito, della pulsione, dell’istinto coincidono di fatto con un miglior contatto dell’oltreuomo con le forze regolatrici ultime.
Credenza basilare per un cultista dell’eterno ritorno è quella che le energie che hanno formato il multi universo non son illimitate, e che il tutto tenderà nel tempo ad un equilibrio finale nel principio del costante aumento dell’entropia. Il caos quindi inteso come forza motrice dell’istinto dell’individuo così come moto pulsante del multi universo avrà un suo ordine finale. Ciò però non coincide con la cessazione del tutto così come un individuo mortale lo interpreta, è anzi l’oltreuomo a farsi motore immobile di nuovo caos e nuova linfa libera, portando quindi come fine ultimo non solo distruzione morale, ma anche fisica a livello planare al fine di produrre ciò su cui si baserà la nuova esistenza stessa.


Cammino del cultista

Un seguace dell’eterno ritorno, o della disciplina dell’oltreuomo è colui che si muove lentamente verso la strada che lo condurrà a superare i suoi limiti ed “andare oltre”. È un oltreuomo in divenire, ma ancora non completo. Sebbene la rinuncia a valori fallaci e soggioganti sia a livello cognitivo cosa facile, l’accettazione e la liberazione sono atti a livello inconscio non immediati. Il percorso interiore che l’uomo deve accogliere è profondo ed il cammino arduo. Secondo alcuni antichi segreti questo coinciderebbe con il cammino per divenire alla pari con le divinità.
Di pari passo con il cammino spirituale il cultista è chiamato ad un percorso che lo deve di fatto portare attraverso il mondo in viaggio verso la sua meta. Il viaggio materiale simboleggia quello interiore ed il cammino non ha mai fine. Ciò dualeggia con l’eterno ritorno e con il ripetersi dello stesso attimo. Solo quanto l’eterno ritorno sarà compreso e il ciclo rotto il cammino del cultista potrà dirsi concluso, poiché per lui il tempo sarà divenuto in divenire, una retta.
Coloro che intraprendono questo viaggio si fanno portavoci del pensiero dell’oltreuomo e profeti del mondo che sarà. Hanno il compito di apprendere quei valori autostringenti con cui le genti si sono rinchiuse ed aborrirli, inducendo altri ad intraprendere il cammino verso la liberazione.
Il viaggio ha quindi un compito duale, sia quello di simboleggiare il transito che è l’uomo, sia quello di ripercorrere l’eterno ritorno materialmente passo dopo passo, sia infine portare la novella per le terre, alla ricerca di nuovi idoli da abbattere.
- In questo cammino come primo passo il cultista deve liberare se stesso gradualmente dalla schiavitù della falsa ragione muovendo la sua coscienza fino allo stato di libero spirito, mostrando i suoi istinti ed aprendosi alla liberazione dell’io. Professare la volontà di potenza significa per il cultista non barbaramente distruggere l’oggetto fisico del suo incontro, bensì godere del se stesso più animale e puro, privo da freni inibitori imposti dalla morale della falsa ragione.
In tale viaggio-ricerca l’opera “apostolica” che dovrà essere perpetrata nascerà dalla bestia sociale creata nelle coscienze degli individui. La “corda” per tendersi dovrà essere portata fino al suo vertice più basso, alla bestia, favorendo così la rinascita e la liberazione dell’individuo. Il cultista deve quindi strappare con tutte le sue forze un nuovo seguace dalla sua prigione, deteriorandone mente e corpo allo scopo di distruggere gli schemi mentali dei quali è vittima. L’uomo comune, strappati i legacci con la realtà fin ora vissuta potrà elevarsi e comprendere la fallacità dei suoi ideali.
- Solo dopo aver compiuto questo primo passo, che non dovrà in ogni caso avere fine durante il proseguo del cammino, l’oltreuomo in divenire potrà porsi verso il mondo che lo circonda nell’ottica di iniziare il suo viaggio entropico verso gli altri, ed addurre il dubbio nelle menti di altri proseliti, donando la propria superiorità ai più devoti.
- Il fine ultimo dell’viaggio è quello di sostituirsi a chi professava i vecchi valori adducendo allo stato divino, allo stato finale di Ubermensh per alcuni, divenendo causa stessa di nuova energia liberà sopravvivendo quindi all’equilibrio finale al quale è destinato il multi universo, per creare i presupposti di un proseguimento della vita e della morte.



Dogma

Poni il tuo spirito ed il tuo status sopra ogni altra cosa. Supera i limiti del tuo corpo. Godi i piaceri della carne e dello spirito. Tormenta con la favella e la magia coloro i quali sono ancora schiavi della falsa dottrina per smuovere le loro coscienze. Muovi passo verso il mondo, viaggia tra le genti ed i credi per distruggerli. Sii il tuo istinto guida del tuo io. Supera te stesso, il tempo, la bestia. Denigra la morale ed il credo. Aspira all’Ubermensh. Libera te stesso ed il mondo dai condizionamenti metafisici. Assumi su te stesso il peso delle scelte ed il tuo futuro.



Clero e templi

Non esistono veri templi della dottrina dell’oltreuomo, esistono invece sette che proliferano in molte cittadine, metropoli e villaggi in tutto il mondo mascherandosi spesso attraverso altre attività.. È possibile trovare la sede di una setta in un antica dimora, in un antica villa, all’interno di un capannone o in un pagliaio, a seconda del grado economico della comunità in cui il culto ha avuto piede. All’interno di città, paesi, villaggi è individuabile la presenza di cultisti grazie ai disegni del simbolo sacro dipinto o scolpito dove capita. Data l’anonimiticità di tale simbolo spesso questo non viene neppure compreso o individuato (CD 25 conoscenze religioni per riconoscerlo per i non praticanti). La forte varietà dell’estrazione sociale dei cultisti rende praticamente possibile ogni luogo come sede di un distaccamento del culto centrale. L’attività di una setta si alterna tra sessioni di meditazione, nelle quali un cultista cerca di trovare dentro di se le ragioni ed i perché del suo io, conoscendo la volontà di potenza che soggiace in lui e disconoscendo la morale della quale è intrisa la società odierna; e riti orgiastici, dove si banchetta e si beneficia di giovamento sessuale, ma anche si diletta e si sublima l’io di argomenti spesso astrusi su tematiche quali i concetti del tempo, del viaggio sia interiore sia personale, e della volontà di potenza; spesso si arriva a denigrare l’operato delle divinità e la società civile nella quale si vive, fatta di regole che concimano del seme del sonno eterno l’io addormentando l’essere e denigrando l’istinto dell’oltreuomo latente in ognuno.
Diverso il caso dei riti di iniziazione alla setta, durante i quali l’iniziato viene spogliato e sottoposto a terribili ma temporanee torture. Egli viene deturpato, sfregiato, deformato da incantesimi e armi sacrificali ed il suo corpo viene ridotto ad un ammasso di materia informe. Ciò simboleggia la distruzione dei valori morali coercitivi dei quali egli è permeato e il ritorno al comune aspetto l’inizio del cammino verso l’Ubermensch. A seguito di tale atto, a cui assistono tutti i membri di una setta soprasseduti dal guru o santone, gran festa viene svolta in memoria del nuovo cultista e gran riti orgiastici vengono celebrati.
Opera certamente importante di ogni setta è quella di far proselitismo ed assorbire nuove leve al suo interno. Segno distintivo di ogni setta è solamente un anello, spesso inciso sulle porte, o altre volte in metallo eretto come una statua, che simboleggia un serpente che si morde la coda: tale metafora vuole rappresentare l’eterno ritorno e la circolarità del tempo a cui soggiace un uomo comune. Ogni cultista per altro, porta con se un piccolo anello di metallo come simbolo sacro, mascherandolo come un anello od un ciondolo.
Le sette sono in ogni caso autonome, non dipendono da un autorità centrale e vivono di vita propria, sia economicamente sia sotto ogni altro punto di vista. L’incontro trai cultisti è favorito dal viaggio che ognuno di loro intraprende nel corso della sua vita verso nuove località del mondo, viaggi nei quali spesso avviene l’incontro tra diversi seguaci di diverse sette. Riconoscere la presenza di una setta in una città è facile cercando disegni, effigi raffigurazioni o piccole sculture di grosse forme anulari. In genere una setta è ospitale con un seguace.
Benchè ogni setta sia indipendente esiste una gerarchia unica comune a tutte. A cominciare dal basso troviamo:
- Cultista (simpatizzante di una setta, è un affiliato ancora non iniziato ai segreti. Non ha ancora rinunciato alla realtà agonizzante nella quale soggiace e non è degno di partecipare ai riti)
- Iniziato dell’eterno ritorno (colui che è stato sottoposto al rito, è iniziato ai segreti della setta e fervido cultore della dottrina)
- Ramingo amorale (chi intraprende il viaggio che lo condurrà a nuovi stadi di evoluzione e comprensione della dottrina)
- Pellegrino dell’eterno ritorno (chi prosegue nel suo viaggio ma ha già raggiunto un grado di comprensione superiore della dottrina)
- Guardiano del giorno venturo (chi ha già terminato il suo viaggio e ha compiti minori di amministrazione all’interno di una setta. Aiuta un maestro nell’evangelizzazione di nuovi cultisti)
- Maestro (guida una setta, conosce i segreti tramandati e la sua meditazione ha raggiunto un grado di vicinanza all’oltreuomo ottima)
- Gran maestro (pari al maestro, se non per la dimensione della sua setta e la localizzazione all’interno di una grande città)
- Ubermensh (è l’oltreuomo, oramai pieno, allo stadio finale della sua evoluzione. Nessuno nomina un oltreuomo è egli che giunge da solo a questo stato superiore)
Ogni grado viene affibiato da un maestro o da un gran maestro, non necessariamente quello della setta alla quale ci si è affiliati ma anche un qualunque maestro di una setta nella quale ci si imbatte durante il proprio viaggio. Egli valuta la meditazione e la comprensione del soggetto e se lo ritiene degno lo promuove ad uno grado superiore.
Per assurgere al grado di maestro invece bisogna raggiungere quello di guardiano del giorno venturo e fondare altresì una setta a propria volta. Nessuno infine può assegnare il grado di Ubermensh, il quale deve essere conquistato con le proprie forze.


Rapporto con gli altri culti


La caoticità e la neutralità del culto fa si che coloro che riconoscono come seguaci di una filosofia/principio i cultisti dell’oltreuomo siano favorevoli con questi ultimi qualora condividano parte o interamente questi allineamenti. Seguaci di divinità legali buone o legali malvagie invece sono in aperto contrasto con quanto predicato e questo si può tradurre in accese discussioni filosofiche e religiose che in caso di fervidi credi possono sfociare in conflitti aperti, per questo motivo, per superare da vincitori tali conflitti molti gran maestri sembra stiano organizzando culti più numerosi ed armati, ma ad ora non è mai stata decretata nessuna guerra santa da parte di alcun Dio. In particolare precetti e dogmi di alcune divinità buone come Herinuoes, Yondalla e Bahamut sono spesso violati
Contemporaneamente seguaci di Eritmulh, Grumsh e Loth e qualunque altra divinità caotica dedita alla distruzione vedono favorevolmente l’ascesa di questo nuovo culto perché nella loro ottica, qualunque tipo di distruzione è ben accolta.
Divinità come Farhlagnh, Boccob e Olidammara, nonché i relativi cultisti vedono ne di buon occhio ne con astio questo nuovo culto misterico/filosofico, ed anzi sono stati riscontrati soprattutto con Olidammara e Farhalng collaborazioni di lieve entità.








nota bene: non dilettatevi per cortesia a dire che questa parte del culto non va bene e quest'altra si, e bla bla bla, attenetevi alla DOMANDA DEL TOPIC per cortesia
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Re: [Gdr] imprese e opere di un anima (poco) pia

Messaggioda Seyhune » sab ott 09, 2010 8:59 am

Togliere alla gente ogni certezza riguardo il mondo circostante e portarla a credere che sono schiave della stessa ragione e della stessa civiltà che le guida e che le ha partorite,e che ogni valore non è innato ma inculcato,cosicchè l'unico modo per liberarsi di questa schiavitù delle idee e delle azioni sia quella di fare tabula rasa dentro se stessi e provare a maturare una propria naturale indole,priva di condizionamenti.
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Re: [Gdr] Imprese e opere di un anima (poco) pia

Messaggioda smemolo » mar ott 12, 2010 2:26 pm

eh questo ci avevo piu o meno pensato... nessuno che mi dica qualcosa di piu specifico? :triste:
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Re: [Gdr] Imprese e opere di un anima (poco) pia

Messaggioda Taumas » gio ott 14, 2010 2:05 am

Criticare pubblicamente in pubblico esponenti e dottrine di altre fedi,mostrare ad altri le contraddizioni e i limiti della loro fede,migliorare costantemente se stessi al fine di raggiungere l'oltreuomo.
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Re: [Gdr] Imprese e opere di un anima (poco) pia

Messaggioda smemolo » sab ott 16, 2010 5:07 pm

Taumas ha scritto:Criticare pubblicamente in pubblico esponenti e dottrine di altre fedi,mostrare ad altri le contraddizioni e i limiti della loro fede,migliorare costantemente se stessi al fine di raggiungere l'oltreuomo.


si ma io intendevo cose un po piu pratiche proprio per attuare quegli scopi!
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Re: [Gdr] Imprese e opere di un anima (poco) pia

Messaggioda Zionn » sab ott 16, 2010 5:43 pm

Pompare l'abilità intrattenere Oratoria, prendere la CdP sul p. sacerdote che modifica l'animo della folla che ascolta il Pg. Quello che deve fare in pratica dipende dall'ambientazione/avventura/ecc ovviamente!
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Re: [Gdr] Imprese e opere di un anima (poco) pia

Messaggioda smemolo » sab ott 16, 2010 5:52 pm

Zionn ha scritto:Pompare l'abilità intrattenere Oratoria, prendere la CdP sul p. sacerdote che modifica l'animo della folla che ascolta il Pg. Quello che deve fare in pratica dipende dall'ambientazione/avventura/ecc ovviamente!

parli dell'evangelista, una cdp praticamente per png visto che non sale di livello incantatore ne ha abilità davvero potenti. e visto che sono pp non lo farei mai XD magari mi ci farei il gregario se me lo concedono, ma visto che siamo tanti non lo posso fare :(
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