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[Recensione] Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato

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[Recensione] Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato

Messaggioda Luskark » sab dic 15, 2012 4:33 pm

Regia: Peter Jackson
Cast: Martin Freeman, Ian McKellen, Richard Armitrage, Ken Stott, Andy Serkis
Genere: Fantasy, Avventura, Azione, Epico
Tratto da un libro di: John Ronald Ruel Tolkien
Produzione: New Line Cinema, MGM, Warner Bros, WingNut Films
Data di uscita italiana: 13 dicembre 2012
Durata: 2,49 oree
Musiche: Howard Shore, Neil Fill
Nazione: Nuova Zelanda, USA, UK


“Personalmente non approvo granchè l'Hobbit e preferisco la mia mitologia (che nel libro è appena sfiorata), con la sua coerente nomenclatura […] a questa accozzaglia di nani dai nomi presi dall'eddica Voluspà, di finora ignoti hobbit, di gollum (l'invenzione di un'ora oziosa) e di rune anglo-sassoni.” (J.R.R. Tolkien, dicembre 1937)

Lo Hobbit è molto diverso dal Signore degli Anelli. Ragion per cui Peter Jackson aveva inizialmente pensato di affidare il compito ad un altro regista più adatto: Guillermo del Toro, autore di film come Il labirinto del fauno. Quest'ultimo stava infatti ragionando in modo diverso, cercando idee su come cambiare il look dei mannari e dei ragni, che ne Lo Hobbit parlano. Ma alla fine lo Hobbit ha seguito strade diverse, una casa di produzione cinematografica in fallimento ha cercato di guadagnare il più possibile dalle sue disgrazie, minacciando di trascinare con sé tutto il progetto. I tempi si dilatarono e il regista messicano dovette, suo malgrado, abbandonare il film.
Tracce dello stile di Guillermo del Toro si riscontrano ancora ne Lo Hobbit, anche solo nel design di alcune creature e personaggi, come nei vari goblin (il Grande Goblin in particolare).
Ma lo stile è necessariamente cambiato. È lo stile di Peter Jackson. E i mannari son tornati muti.

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Deformi goblin ben diversi da quelli verdi visti in precedenza

Il film si struttura ora come un prequel del Signore degli Anelli, cercando di ritrovarne punti in comune, a partire dalla struttura, risistemata per ricordare al meglio La Compagnia dell'Anello.
Un antefatto, ambientato tanto tempo prima, narrato dalla voce di uno dei personaggi (al tempo fu Galadriel, ora è Bilbo invecchiato), una parte nella tranquilla Contea, con cui vengono presentati i personaggi e le motivazioni del viaggio, scene in cui l'oscurità si sta risvegliando, un attacco (stavolta aggiunto rispetto al libro) prima di entrare a Gran Burrone, una sosta presso gli elfi con un po' di chiacchiere tra Gandalf ed Elrond sull'andamento del mondo, una gita nelle miniere di Moria, per concludere con un attacco finale da parte degli orchi (la volta scorsa uruk-hai). Con tanto di riflessioni del Baggins sul lasciare o meno il resto della compagnia. Galadriel fa una comparsata prima indi non serve neanche passare per Lothlorien.

Il suo esser prequel si nota anche in tutti i riferimenti al proseguimento, dalla maggior attenzione data all'Anello (leggendo Lo Hobbit sembra davvero solo un oggetto magico come tanti altri), all'implementazione delle scene riguardanti il misterioso Necromante (che nel libro viene quasi a malapena accennato), al fatto che orchi e troll giunti così a Ovest non siano solo anomalie occasionali ma si possano prendere come segni del ritorno del male. Fino alle riunioni tra i buoni in cui lo spettatore sa già per chi tifare: guardando Titanic è facile capire che si vuol far far brutta figura a chi pensa che sia inaffondabile, ma solo perchè il pubblico sa benissimo che la nave affonderà.
Strizzando l'occhio al pubblico tutti si lamentano delle scarse magie di Gandalf, come se quest'ultimo continuasse a pensare tra sé e sè: “vedrete vedrete quando sarò Bianco!”
Se Gollum nel libro parlava da solo dopo aver perso l'Anello (prima usa solo un pluralia maiestatis un po' anomalo) qui l'alternanza tra Smeagol e Gollum si manifesta anche durante la sfida di indovinelli (con risultati divertenti).

Un possibile confronto sarebbe lo stile della trilogia prequel di Guerre Stellari. Tanto per dirne una, se per sottolineare i passaggi del giovane Anakin al lato oscuro bastava suonare la marcia imperiale qui le note della musica della Contea sono sufficienti a riportare Bilbo al lato hobbit.

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“Quello che ha attaccato Radagast era un evocatore di morti, ne sono certo”
“Impossibile. Sauron è estinto da oltre un millennio.”
“È improbabile che il nemico sia tornato a nostra insaputa”
“Uhm... Ardua da vedere la magia oscura è!”


Un libro è un libro, un film è un film. I tempi di narrazione sono diversi, lo spazio necessario per descrivere qualcosa cambia. Il ritmo stesso dev'essere diverso. La durata e la spettacolarità dei combattimenti aumentano. In un libro si possono condensare lunghe battaglie in un capitolo e importanti duelli in poche righe, in più non avrebbe senso sprecare pagine per crolli di strutture e far fare ai nani lunghi capitomboli.
In quest'ottica ha senso dunque muovere i nani fino a Gran Burrone con una scena d'azione, piuttosto che con una tranquilla passeggiata attraverso le colline.
Così come non avrebbe senso lasciare in scena Bilbo in una parte in cui non fa e non dice nulla, quando dopo poche pagine sarà comunque separato dagli altri. Meglio sfruttare una sola imboscata per mandare Bilbo da una parte e i nani dall'altra, condensando ciò che un libro per sua natura disperde.
Occorre non dimenticare mai che tutto questo accadeva anche negli altri tre film, includendo una caduta da cavallo di Aragorn, l'aggiunta degli elfi al Fosso di Helm...
Lurtz nei libri è poco più che una comparsa, nel film serviva come antagonista principale e uccideva addirittura Boromir in scena, mentre nel libro il gondoriano veniva rinvenuto direttamente tra i cadaveri di un gruppo di uruk-hai, mentre Lurtz moriva in altro modo. In questo senso si deve vedere anche la costruzione di Azog, qui sopravvissuto allo scontro e in giro a caccia dei nani per vendicarsi, con un ruolo molto maggiore, rispetto ai libri, di Azog e Bolg messi assieme...
Una curiosità: probabilmente Peter Jackson non l'ha visto ma uno scontro tra Thorin e il warg bianco ricorda molto il famoso scontro tra Sandokan e la tigre nello sceneggiato Rai con Kabir Bedi...

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Sembra un po' un Voldemort muscoloso...

Tra libro e film cambia anche il modo di mettere in scena i rapporti tra personaggi. Un abile autore può sottintendere alcuni cambiamenti in poche frasi perse tra un milione, in un film la cosa deve essere più esplicita, considerando che entro due ore le matasse si sgarbuglieranno e lo spettatore non deve assistere a cambi di personalità troppo repentini. Così l'interesse di Boromir per l'Anello era nel film estremamente più chiaro in confronto al libro, in cui il lettore deve cercare l'ombra del tradimento filtrata attraverso la molteplicità dei discorsi tra compagni.
Lo stesso vale qui, ancor di più, per il rapporto tra Bilbo e i nani (in particolar modo Thorin Scudodiquercia) e per le ansie di uno Hobbit che si sente decisamente fuori posto.
Procede in questo senso una maggior protagonistizzazione di Bilbo dallo scontro contro i troll (in cui si faceva quasi solo catturare) all'assalto dei mannari (in cui serviva solo a gravare sulle spalle del povero Dori). Nel libro bastava una frase per dire che “il rispetto dei nani nei confronti dell'hobbit era cresciuto”. In un film occorrono dimostrazioni maggiori. Così se il rapporto tra Thorin e Bilbo nel libro restava tra le righe, qui viene reso manifesto con frasi e gesti assai meno sottintesi.
Non dimentichiamoci che se Frodo aveva un certificato di importanza come portatore dell'Anello, qui Bilbo è solo proposto da Gandalf in virtù di capacità di cui solo il vecchio stregone è convinto, e, più del predestinato Frodo, nella sua nostalgia di casa e nel suo trovare la voglia di andare avanti ricorda più il vecchio Sam (con tracce di Pipino e Merry). Bilbo guarda molto più indietro e, invece che lamentarsi, pensa seriamente se proseguire fino in fondo...

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Non proprio sicuro di esser finito nel posto giusto...

Nel Signore degli Anelli era Gimli a dover portare su di sé tutto il peso della razza nanica. Ciò nel film l'aveva portato ad essere la macchietta della compagnia. Ora i nani sono tredici, indi il ruolo si può spezzettare tra vari personaggi, grazie anche al buon esito dell'impresa di renderli tutti ben diversi l'uno dall'altro (quando la maggior parte di loro nel libro ha sì e no una battuta) tanto che il rischio di confonderli è quasi inesistente.
Così se quasi solo comico è il grasso Bombur (il cui volto ricorda il Depardieux nel ruolo di Obelix) ci sono anche nani ben più seri, a partire dal duro Thorin Scudodiquercia, capace di far calare il silenzio sugli altri nani grazie alla sua sola presenza.
Nonostante il buffo aspetto è tutt'altro che caricaturale anche il vecchio Balin.
Interessante il rapporto con le altre razze: entrambi amano bere e mangiare a sazietà ma in questo film viene resa molto chiara la differenza tra nani turbolenti e tranquilli hobbit. Viene messa a chiare lettere l'ostilità tra elfi e nani (a Gran Burrone Tolkien si limitava a un passaggio veloce su questo punto), utile anche per comprendere i rapporti col regno di Thranduil nel film successivo. A questo proposito in uno spostamento di prospettiva in cui si analizza anche il punto di vista dei nani (utile mostrare nell'antefatto il trattamento riservato dagli elfi ai nani di Erebor) perchè nei film successivi le parole di Thorin siano ben giustificate quando altrimenti rischierebbero di riscontrare ben poco favore e comprensione da parte del pubblico.

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Gli altri nani

Peter Jackson riporta la Terra di Mezzo al cinema nello stile più congeniale a lui e ai fan della precedente trilogia cinematografica riproponendo tempi e ritmo de La Compagnia dell'Anello, in un'operazione di continuità e di “coerentizzazione” che, forse, per certi versi, non sarebbe spiaciuta allo stesso Tolkien (in cui il passaggio fu a posteriori) ma capace di dividere i fan del libro. Una trasposizione meno epica e più fiabesca avrebbe probabilmente diviso i fan del film.
Da cui sorge il mio maggiore interesse per il proseguimento: se qui vecchie e familiari sono la maggior parte delle scenografie (la Contea, Gran Burrone e Moria), capaci di suscitare nostalgia ma non nuovamente meraviglia, epiche e maestose risultano comunque le nuove (anche se appena accennate), nel momento in cui, nell'antefatto, si vede la magnificenza di Erebor.
Nel prossimo film il percorso della compagnia dei nani si staccherà da quello già tracciato dai compagni di Frodo: non rivedremo Rohan, Minas Tirith e Mordor. Tutt'altra montagna fumante attende il cammino di Bilbo. Allora sarò molto curioso di vedere come Peter Jackson saprà gestire il film.
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Re: [Recensione] Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato

Messaggioda Luskark » ven ago 09, 2013 11:43 pm

RicoTubbs ha scritto:ven giu 21, 2013 8:10 pm
Ottima recensione seppure sia decisamente deluso dal film. Probabilmente questo è dovuto al fatto che quando penso alla parola "Nano" non penso a Tolkien ma a Markus Heitz e alla sua saga che inizia con il libro "Le cinque stirpi".
Fare una trilogia per un libro favoleggiante è comunque (IMHO) eccessivo, condensare il tutto in un film era possibile? Probabilmente si, non ci sarebbero state certe forti caratterizzazioni dei personaggi, questo è indubbio, ma non si sarebbe tirato per le lunghe una storia che a tratti diventa noiosa e poco avvincente.
Purtroppo per chi ha letto Lo Hobbit questo film non è un successo, seppure possa servire a rivalutare l'immagine di una razza spesso presa in giro e scimmiotata come quella del Nano.

Luskark ha scritto:mer giu 26, 2013 10:06 pm
RicoTubbs ha scritto:Ottima recensione seppure sia decisamente deluso dal film.


Grazie
Per il resto ho notato che il pubblico si è diviso tra tolkieniani hobbitisti stretti e larghi (e soprattutto tra quelli che han letto lo hobbit e quelli che non l'hanno letto)
È un film che cerca di tener uniti abbastanza tutti ma essendo alla fin fine jacksoniano cerca più di parlare ai fan della trilogia cinematografica. La prima parte è un po' lenta ma non appena partono da Granburrone il ritmo è ottimo. Io aspetto molto di veder come si evolverà coi successivi...
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