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[Recensione] Lo Hobbit - La desolazione di Smaug (film 2013)

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[Recensione] Lo Hobbit - La desolazione di Smaug (film 2013)

Messaggioda Luskark » sab dic 14, 2013 7:29 pm

Regia: Peter Jackson
Cast: Martin Freeman, Ian McKellen, Richard Armitrage, Orlando Bloom, Benedict Cumberbatch (in italiano Luca Ward)
Genere: Fantasy, Avventura, Azione, Epico
Tratto da un libro di: John Ronald Ruel Tolkien
Produzione: New Line Cinema, MGM, Warner Bros, WingNut Films
Data di uscita italiana: 12 dicembre 2013
Durata: 2,41 ore
Musiche: Howard Shore
Nazione: Nuova Zelanda, USA, UK


La decisione di spaccare in tre film un libricino come Lo Hobbit aveva diviso i fan sia nell'annuncio sia nella resa effettiva. Era infatti assai apprezzabile lo sforzo nel rendere questo prequel coerente col Signore degli Anelli, girandolo come lo avrebbe scritto Tolkien se avesse già avuto in mente la sua opera tutta (appendici incluse) invece di cercare di costruire un mondo sulle idee quasi buttate giù a caso nel libricino che in futuro gli sarebbe risultato assai sgradevole. In altri punti, il rendere ben chiaro lo sforzo di Bilbo nel lasciare la Contea aveva reso fin troppo lunga la prima metà del primo film, in contrasto con una seconda assai scorrevole in una corsa frenetica sotto le Montagne Nebbiose. Veniva quindi spontaneo chiedersi sia se il cambio di rotta rispetto al viaggio della Compagnia dell'Anello avrebbe reso più difficile l'autocitazionismo e aperto la strada a mondi nuovi sia se il film sarebbe stato pesantemente allungato con scene di difficile visione.
Il film scorre molto bene per tutta la sua durata, fino ad essere forse fin troppo rapido e incalzante. Le autocitazioni permangono ma meno pesanti e spesso quasi autoironiche.

Un avvertimento: alcune delle scene viste nei trailer non compaiono effettivamente nel film a causa di probabili cambiamenti durante la sua ristrutturazione.

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Assai solitari verso la montagna solitaria...

Il film inizia con un breve flashback di Thorin nella Contea, il cui significato nell'economia complessiva del film risulta abbastanza oscuro salvo previsioni che successivamente non si avverano.
Subito dopo il flashback il film riparte da dove si era interrotto il precedente, con i nani che fuggono dagli orchi mentre sulle montagne altre strane creature lontanamente simili ai mannari ma ben più grosse causano problemi. La fuga li porterà alla casa di uno strano anfitrione in una scena molto più breve rispetto al romanzo in cui Jackson riconferma (e confermerà per tutto il resto del film) di conoscere l'arte cinematografica che sta utilizzando. Piuttosto che far entrare i personaggi in gruppi separati perdendo minuti preziosi si preferisce mandare tutti assieme a incontrare lo stesso destino a mal comune.

Ne Lo Hobbit parlavano anche lupi, uccelli, cavalli e aracnidi, mentre ne Il Signore degli Anelli codeste fiabescaggini non accadono, una buona trovata consente di mostrare i dialoghi di un gruppo di esseri poco chiacchierevoli al pubblico, giustificando anche in parte questa curiosa mancanza.

Non potrà non strappare un sorriso anche una battuta comprensibile solo memori della trilogia futura, situata nel primo incontro tra elfi e nani.

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E parlavan tanto male della foresta di Fangorn...

Questo film vede infatti una assai prepotente presenza di Legolas Verdefoglia figlio di Re Thranduil, assente nel libro e dotato di occhi azzurrissimi che donano un'espressione più seria e un'aria più distaccata al buon faccino da sognatore di Orlando Bloom.
Inquietante e terribile fino all'inverosimile risulta invece il padre Thranduil, le cui movenze paiono tra l'altro porre dubbi su possibili adozioni del figlio. Immagine del peggior carattere elfico anche nel libro, il film porta queste sue caratteristiche all'eccesso per consentire il confronto con Thorin e far capire come mai le due razze non siano mai andate troppo d'accordo.

Tolkien, diciamocelo, era abbastanza maschilista. L'unico personaggio femminile ad avere un vero ruolo in queste due opere è Eowyn, che tra l'altro nel libro farebbe ben poco senza l'aiuto di Merry. Consapevole di questo, già nel Signore degli Anelli Peter Jackson aveva ampliato molto il ruolo di Arwen nel forgiare la prossima spada del re degli uomini. Non avendo a disposizione nessun nome su cui lavorare viene inventata di sana pianta l'elfa silvana Tauriel, capitana della guardia dalla presenza tutt'altro che caratterialmente piatta e insulsa. Non la misero per bellezza e chi conosce la trama del libro potrà anche fare prospetti sul futuro del suo ruolo.

Avulse a Tolkien e care a Jackson sono anche le storie d'amore. Nella precedente trilogia ci avevano pensato Arwen e Aragorn ad avere un rapporto a distanza poco gradito al padre Elrond, giocato sulle differenze di età tra elfe e umani. Solo che in questo caso la storia d'amore, per quanto ben presente sullo schermo, partita per colpo di fulmine ma con buoni dialoghi successivi, nella sua impostazione rischia di far storcere il naso ai puristi tolkieniani. Alla prossima assisteremo all'amore impossibile tra Shelob e il troll di caverna?

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Legolas ringrazia ogni giorno di aver ereditato le sopracciglia della madre.
E a tal proposito siam sicuri che costui non discenda da un nano?


In tutto questo si rivela tra l'altro in continuo miglioramento la conformazione dei nani. Nel libro infatti ci si ricordava solo di Thorin per l'importanza, Balin per un paio di frasi, Fili/Kili per il buon tiro con l'arco e Bombur per la larga pancia che rallentava tutti gli altri. Qui invece ogni nano risulta caratterizzato non solo, come già si era visto, fisicamente, ma anche caratterialmente, tanto che entro il secondo film ciascuno di essi avrà fatto qualcosa per cui valga la pena essere ricordati dal pubblico. E chi già aveva un ruolo nel libro, senza tradirlo, lo vedrà giocato al contrario con ottimi risultati.

Un po' più strani gli orchi, cresciuti di dimensione e stranamente resistenti alla luce del sole: che gli Uruk-hai fossero semplicemente immuni alle scottature grazie alle potenti creme solari di Saruman il bianco? A codesto punto si potrebbe pensar che a Sauron convenisse tenersi i suoi orchetti di partenza.
Bolg entra finalmente in scena ma la prepotente presenza del padre ancora vivo e vegeto lo oscura parzialmente.

Si passa poi per Dale, la patria del malgoverno corrotto, più simile alle città di Pirati dei Caraibi che alle normali città tolkieniane, dotata tra l'altro di un forte afflusso di gente dalla pelle scura un po' poco terradimezzica. Se ne approfitta per presentare personaggi di grande importanza che potranno così non spuntare fuori dal nulla al momento opportuno, ma avere il loro ruolo con le dovute premesse.

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Una specie di Venezia di legno, senza soldi e senza turisti.

L'opera di coerentizzazione prosegue inoltre sul binario dell'Archengemma. Dove Tolkien non era molto chiaro riguardo alle motivazioni che avevano spinto tredici nani a partire da soli, qui il centro del tesoro diventa il modo per convocare tutti gli altri nani a Erebor in difesa di chi lo possiede. Diventa così assai focale anche il pezzo più prezioso della Montagna Solitaria.
Se i metodi per trovare la porta nascosta restano assai criticabili a proposito di entrate segrete non così segrete ci si consoli: nel libro il tutto avveniva in un modo quasi del tutto casuale.

Nel film precedente se ne era visto solo l'occhio, nei trailer la testa. È giunto il momento di vedere per intero il drago. Smaug è possente ma al contempo snello e serpentino, immenso quanto serve e capace di controllare l'intera scena con la sua sola presenza. Risultano anche superate abbastanza bene tutte le difficoltà nel farlo parlare senza un labiale eccessivamente “umano”.
Ciò su cui maggiormente si è lavorato è invece il rischio dell'autoparodia: non serve aver letto “A me le guardie!” di Terry Pratchett (nonostante resti una lettura consigliatissima) per aver sentito parlare di draghi vanitosi, frecce strane e ventri molli. Tolkien con Smaug creò IL drago per eccellenza del fantasy ma le sue trovate, al tempo di grande valore, furono sfruttate a tal punto dagli autori successivi da scadere in materiale da barzellette. Si cerca dunque di salvarsi tramite giustificazioni a priori.
Così, se il guadagno per la storia è notevole sotto un punto di vista, ne perde molto Bilbo quando i suoi complimenti al drago sembrano sortire molto meno effetto del dovuto. Il che comunque consente sia a Smaug di non diventare ridicolo sia a Bilbo di diventare, da grande oratore piccolo e ingannatore che era nel libro, sempre più uomo coraggioso assai vicino al suo pubblico.

Più difficile spiegare le monete d'oro che non si fondono con le fiamme e una sequenza che mancava al libro (anche se come aggiunta ci sta) apparentemente un po' troppo lunga e che riflette tutte le difficoltà di gestione di un mostro così grande nella lotta contro creature così piccole.

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Non sembra così desolato...

E infine un finale che lascia tutti i personaggi in sospeso, dopo due ore e mezza frenetiche senza quasi mai prender fiato, in attesa del dicembre dell'anno prossimo.
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Re: [Recensione] Lo Hobbit - La desolazione di Smaug (film 2

Messaggioda Mictlantecutli » lun dic 16, 2013 7:05 pm

Piacevolissima recensione.

Io non penso guarderò il film perchè sono oltremodo irritato dalle aggiunte jacksoniane, di cui ho già avuto modo di "apprezzare" le piacevoli ulcere duodenali causate dalla visione della trilogia del Signore degli anelli.

Anche se potrei cambiare idea solo per le sopracciglia di Legolas ... ovviamente dopo aver fatto incetta di antiinfiammatori.
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Re: [Recensione] Lo Hobbit - La desolazione di Smaug (film 2

Messaggioda Luskark » gio dic 19, 2013 10:50 pm

Mictlantecutli ha scritto:Piacevolissima recensione.

Grazie :D

Io non penso guarderò il film perchè sono oltremodo irritato dalle aggiunte jacksoniane, di cui ho già avuto modo di "apprezzare" le piacevoli ulcere duodenali causate dalla visione della trilogia del Signore degli anelli.

Io ebbi la fortuna (o sfortuna) di diventare un tolkieniano dopo la visione del film (anche se conoscevo già a memoria Lo Hobbit) quindi riesco, ma posso capire, e in questo caso soprattutto ;)

Anche se potrei cambiare idea solo per le sopracciglia di Legolas ... ovviamente dopo aver fatto incetta di antiinfiammatori.

Del padre di Legolas, a Legolas hanno solo messo assai irreali lenti a contatto ;)
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