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[Recensione] Star Wars VII - Il risveglio della Forza (film)

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[Recensione] Star Wars VII - Il risveglio della Forza (film)

Messaggioda Luskark » ven dic 18, 2015 2:49 pm

Regia: J.J. Abrams
Cast: Daisy Ridley, John Boyega, Harrison Ford, Oscar Isaac, Lupita Nyong'o, Peter Mayhew, Carrie Fisher, Anthony Daniels, Mark Hamill, Domnhall Gleeson, Andy Serkis, Adam Driver
Genere: Space Fantasy
Tratto dai personaggi di: George Lucas
Produzione: LucasFilm, Bad Robot Productions, Walt Disney Studios
Data di uscita italiana: 16 dicembre 2015
Durata: 2,15 ore
Musiche: John Williams
Nazione: USA

Quando fu annunciato un nuovo episodio di Guerre Stellari molti pensarono ad un successo assicurato. In realtà il pubblico di riferimento è assai più vasto ed esigente di quanto si tenda a credere. Ci sono coloro che sono cresciuti a vecchia trilogia negli anni ‘70-’80 ma ci sono anche coloro ai quali, cresciuti negli anni ’90 con diversi standard cinematografici, la vecchia trilogia poco dice anche solo per distanze cronologiche e sono cresciuti con la (per i primi incomprensibile) passione per i prequel, poco presenti nei blog e nei forum ma tutt’altro che assenti se si parla un po’ con determinate generazioni. Ci sono ovviamente molti giovani che pur cresciuti al tempo dei prequel apprezzano di più la trilogia originale, e in ambedue le generazioni esistono sia spettatori occasionali (che hanno visto una o due volte i film e si son fermati lì) sia gli appassionati di tutte le tipologie.

Da non sottovalutare, anche se si tende a dimenticarla, la vasta fetta di pubblico potenziale che non ha mai visto Guerre Stellari pur avendone sentito parlare, e non si parla di bambini troppo piccoli, ma di persone nella fascia di età per cui si darebbe per scontata una conoscenza perlomeno superficiale e che magari conoscono a menadito altri prodotti della cultura di massa abbastanza vicini a Star Wars. A costoro Il risveglio della forza dovrebbe riuscire a proporsi senza costringere alla visione di altri sei film per poterne gustare uno solo.

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Esiste il complesso rapporto con l’universo espanso (costituito da tutto ciò che fu più o meno canonico a seconda di quanto facesse successo), da coloro che non ne hanno mai frequentato neanche una parte a coloro che l’hanno vissuto tutto solo per criticarlo e disprezzarlo senza tregua. Ci sono gli appassionati che si sono fermati ad alcune delle parti più famose e più apprezzate (come L’erede dell’Impero o Knights of the Old Republic), i fan che sono giunti alle parti più controverse (Dark Empire) e coloro che ne conoscono a menadito i dettagli più minuti e le parti più ignote e disprezzate.

Non a caso l’Expanded Universe è stato inizialmente cancellato violentemente dalla Disney con un colpo di mano: nessuno avrebbe potuto pretendere di vendere al nuovo pubblico un prodotto che per essere compreso e apprezzato avrebbe dovuto passare per la lettura di un numero sterminato di libri e fumetti (ma anche videogiochi) delle qualità più diverse. Più tardi poi si è accorta della sua utilità e ha deciso di reinserirlo parzialmente mettendo mano a tutto ciò che potesse avere un riutilizzo: è infatti rimasto canonico The Clone Wars, interrotto nel momento stesso in cui era all’apice del successo, mentre Il potere della forza è stato al momento completamente scartato visto il fallimento del sequel e la mancata previsione di un terzo videogioco. Così, già con la canonizzazione dello show sulle guerre dei cloni, molto di quanto sembrava essere stato escluso dalla porta è rientrato dalla finestra (dai Mandaloriani al Sole Nero, dalle streghe di Dathomir a Darth Bane). Cui sarebbe utile aggiungere: The Clone Wars fu forse la parte dell’EU più nota al vasto e silenzioso pubblico di chi, pur non andando a cercare null’altro all’infuori dei film, ne vide di sfuggita qualche episodio.

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"Ciò che raccontano è vero... tutto vero... eccetto le parti di Expanded Universe che non hanno avuto abbastanza successo."

Star Wars, nato come remake in chiave space fantasy de La fortezza nascosta di Kurosawa, è un film da pop-corn con quell’aggiunta orientaleggiante sufficiente ad elevarlo a qualcosa di più di un semplice intrattenimento, ma senza mai doversi dimenticare il suo scopo originario. Questa fu forse una ragione del disprezzo dei prequel, avventuratisi troppo nella pretesa di darsi una serietà e dimenticandosi troppo facilmente di dover intrattenere un pubblico a colpi di astronavi e spadate. Un equilibrio che deve essere ricercato cercando di soddisfare i fan nei loro gusti più diversi, visto che spesso ciascuno ha qualcosa cui tiene più del resto e non accetterà mai che quel particolare possa venire toccato, sia esso la presenza della forza più o meno potente, siano essi i duelli con la spada laser compiuti in determinati modi, siano essi i caccia stellari che combattono battaglie spaziali, siano essi gli assaltatori in armatura, i tanti jedi poliziotti o i pochi jedi cavalieri o la galassia di criminali e cacciatori di taglie.

Occorre quindi non scordare che proprio La minaccia fantasma, forse il più cinematograficamente valido della trilogia dei prequel e tra l’altro il più simile negli obiettivi alla trilogia originale, incorre ancora oggi nell’odio di chi, vedendolo al cinema con le più personalizzate aspettative, ne fu pesantemente deluso. Questo astio è assai meno presente nei confronti dei due film successivi, quando le aspettative erano calate e di molto. L’unico ricordo piacevolmente condiviso in modo abbastanza universale di Episodio I è Darth Maul.

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Ripido e irto di sfide è il viaggio di ogni nuova trilogia

J.J. Abrams, autore non a caso di un libro intitolato La nave di Teseo, scompone e ricompone il primo film mantenendone la struttura ma cambiandone tutti i pezzi, tanto più che se riassunto in pochi minuti il film può non sembrare nulla di troppo diverso da qualcosa di già noto (le similitudini sono molte), ma usciti dalla sala, pur recando in sé un tratto di nostalgia, si parla delle differenze che consentiranno di giudicarlo in sé e per sè.

Solo per citare un particolare, per metà dei film precedenti fu quasi obbligatoria una sosta nei deserti di Tatooine, ma per la prima volta su Jakku coloro che ci arrivano mostrano la sete, la fame e il sudore che mai nel corso della saga cinematografica avevano trovato posto sullo schermo. Finn si getta assetato in un abbeveratoio mentre Rey mangia per la prima volta qualcosa finche le goccioline di sudore imperniano la sua pelle.

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Questi deserti non erano mai sembrati così tanto deserti...

Star Wars era un film di elmi e maschere. Mai si vedevano i volti degli assaltatori imperiali e solo alla fine veniva tolta la maschera a Darth Fener. Questi copricapi sono diventati quasi simbolici, immediatamente riconoscibili per chiunque. E come simboli vengono portati anche dai nuovi personaggi, che però in questi elmi e maschere si sentono stretti. E così allo stesso modo in cui si comportano seguendo le nostre aspettative quando indossano questi celebri costumi, altrettanto se ne mostrano completamente inadatti quando se li tolgono.

Se entrambi i personaggi si percepiscono come diversi rispetto alle aspettative che li circondano, uno decide di togliersi l’armatura e fuggire, l’altro continua a vivere il suo contrasto alla ricerca di una similitudine che sembra riuscire a toccare quando tiene la maschera addosso ma che non regge affatto quando se la toglie: è allora che cambia sia il suo modo d’agire sullo schermo sia i modi in cui il pubblico e gli altri personaggi si relazionano a lui.

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Star Wars: sotto elmi e maschere


L’ambientazione torna, come nei primi film, dai grandi e ricchi fulcri della galassia agli ultimi e sparuti settori disabitati ove nessuno andrebbe mai a guardare, anche se rispetto ai mondi perlopiù morti di cui era piena la prima trilogia, anche sulle basi spaziali innevate cresce qualche albero e nei pianeti più rigogliosi ci si percepisce per davvero all’interno di una foresta.

Il ritmo scorre dall’inizio alla fine senza lentezze e senza frenesie. La scelta di tornare ai “pupazzoni” e alle ambientazioni costruite per essere veramente presenti durante le riprese evitano gli effetti di straniamento degli attori di fronte a schermi verdi e CGI, consentendo a tutti una recitazione assai più convincente grazie alla relazione che ogni personaggio sullo schermo intrattiene con ciò che tocca, ciò in cui si muove e ciò con cui parla.

Il film non risponde alle molte domande che suscita e riserva agli episodi successivi le risposte ai quesiti che molti fan si ponevano fin da quando un anno fa il primo trailer è uscito nelle sale. Nell’attesa di maggio 2017…
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