Il 5°Clone



Shari'a: fonti di una legge religiosa

"La mia terra di fiabe e magia, credi a me

Ha i cammelli che van su e giù...

E ti trovi in galera anche senza un perchè

Che barbarie... ma è la mia tribù!"

Già dall'incipit di questo famoso film d'animazione si può immaginare quanto sia difficile per noi occidentali farci un'idea chiara e una valutazione positiva delle leggi sacre che regolano i paesi di religione musulmana...

 Fin dalla più tenera età le uniche fonti della nostra formazione culturale sono di derivazione statunitense. Film che presentano una serie di personaggi americani vestiti da medio-orientali (anche se io l'ombelico fuori sulle principesse del deserto non me le vedrei...), personaggi secondari un po' più consoni all'ambientazione che però vengono ridotti a macchiette parodiche (vale anche candelabri dall'accento francese in film ambientati in Francia...) e in cui, non appena si parla della società locale, lo si fa in termini negativi ("quella stupida legge").

I buoni sono quelli che, mostrando uno scatto di intelligenza rispetto alla massa, sono più occidentali degli altri, poveri babbei troppo attaccati al mondo in cui vivono. Saladino che alla fine de Le Crociate parla sognante di Gerusalemme divisa in due...

Questo riguarda la formazione principalmente infantile e derivante da film che non dovrebbero avere la pretesa di essere troppo attendibili... Peccato che anche crescendo non ci sia margine di miglioramento, visto che i nostri stessi telegiornali tendono a presentare come "cattivi" i paesi che seguono la legge sacra e come "buoni" (illuminati) coloro che non la seguono.

Effettivamente, per come ci viene presentata, la shari'a (la legge sacra dell'Islam) non dovrebbe essere complessa da seguire: il Corano è uno solo per tutti, dettato da Allah (al-Ilah, "il-dio", "Iddio") in persona. Facile, pratica, immediata. E se qualcuno la sta usando per stabilire una legislazione è un pazzo e sta sbagliando... perchè non è così che bisogna vedere le religioni... il tutto è simbolico... per simbolico si intende che in realtà, se si interpreta bene, dice le cose che fanno comodo a noi...

Ma basterebbe analizzarne le fonti per rendersi conto che l'applicazione fedele e letterale di un testo sacro è sempre più complessa di quanto possa sembrare a prima vista.

 

"Vi piacerebbe se definissi barbara la vostra... di tribù?"

 

In un hadith un credente chiede a Maometto: "Se seguo la shari'a andrò in paradiso?". La risposta è sì.

L'Islam, allo stesso modo dell'Ebraismo e del Cristianesimo medievale, si presenta per sua stessa natura come una serie di norme e regole. Da dove si desumono queste regole?

La fonte primaria della shari'a è il Corano. Dettato "in arabo chiaro" da Dio stesso a Maometto, uno solo per tutti i credenti (siano essi sunniti, sciiti zaiditi, sciiti duodecimani, sciiti ismailiti, khalijiti...) e la cui trascrizione risale a pochi decenni dopo la morte di Maometto. Non si presentano quindi col Corano tutti i problemi su quali testi e quali scartare, e si pone anche molto meno il problema dell'interpolazione umana (solo i Vangeli canonici sono quattro, scritti in epoche diverse, e raccontano anche gli stessi episodi in modi diversi...).

Le questioni sono altre e la più banale (e meno incisiva per la sua applicazione) è la vocalizzazione, essendo l'arabo una lingua in cui si scrivono solo le consonanti. La stessa parola, a seconda delle vocali, può voler dire sia "uccisero" sia "furono uccisi" e del Corano ci sono sette vocalizzazioni ufficiali.

Il secondo problema è dato dai versetti abroganti e dai versetti abrogati. Dio si riserva (e lo dice) la possibilità di cambiare idea, quindi per scoprire quale sia la sua ultima norma (quella valida) bisogna riferirsi al versetto più recente. Solo che le sure del Corano non sono poste in ordine cronologico: eccettuando la prima (la sura aprente, la preghiera che i musulmani recitano cinque volte al giorno) tutte le altre sono poste in ordine di lunghezza decrescente (e spesso le più antiche sono quindi le ultime). Compito degli ulama (i dottori, più simili ai rabbini ebraici che ai sacerdoti cristiani), quando ci sono disposizioni contradditorie a proposito dello stesso argomento, sarà cercare di stabilire l'ordine cronologico delle sure e capire quale sia la più recente, e quindi quale sia l'effettiva prescrizione divina in proposito.

Il terzo problema è dato dalla diversa trattazione delle tematiche. Alcuni argomenti nel Corano sono trattati in modo estremamente chiaro, altri invece sono a malapena accennati. Il digiuno è ampliato sotto ogni possibile punto di vista: ci sono le regole per le donne in cinta, per i malati, per gli anziani ed è anche scritto cosa fare se si interrompe il digiuno (sfamare un povero). Ma del fatto che i musulmani debbano pregare cinque volte al giorno (pratica che sembrerebbe derivare da contatti coi monasteri cristiani) nel Corano non c'è traccia. Dove si cerca quando il Corano non dice?

 

La seconda fonte per importanza nella costituzione della shari'a è l'hadith (tradizione). Si dicono hadith qudsi i detti di Allah, hadith nabawi i detti di Maometto. Tale letteratura è molto vasta e diversificata, l'operazione di trascrizione degli hadith è durata qualche secolo e quindi serve un criterio per vedere quali siano validi e quali no. Basti sapere che le raccolte ufficiali hanno qualcosa come settantamila detti ciascuna, in cui si dice tutto e il contrario di tutto. E in questi detti si parla di ogni possibile argomento (compresi hadith in cui i discepoli chiedono al profeta quale sia l'esatta procedura per lavarsi i denti!).

Ogni hadith è strutturato in questo modo: “Tizio ha detto di aver sentito da Caio che aveva sentito da Sempronio che Maometto una volta ha detto che...” a cui segue il detto effettivo. Il detto effettivo si chiama matn, la catena dei trasmettitori si chiama isnad. Per stabilire l'autenticità o meno di un hadith il matn è praticamente ininfluente: ciò su cui ci si focalizza è l'isnad. È possibile, confrontando le biografie di Tizio, di Caio e di Sempronio che Tizio abbia effettivamente sentito da Caio e che Caio l'abbia sentito da Sempronio? In base a questo ci sono 100 gradi di classificazione e quelli degni di entrare nelle raccolte ufficiali sono solo quelli sicuri almeno al 99%.

 

Come si rende tutto questo? 

Prendiamo l'esempio dell'adulterio. Secondo la sura della collana, Maometto sta viaggiando con la sua carovana nel deserto quando per errore riparte lasciando la sua moglie preferita (Aisha) in mezzo al deserto. La poveretta viene salvata dal provvidenziale intervento di un mercante di passaggio che la riporta dal marito. Il viaggio è lungo e quindi, per ospitalità, il bel mercante la fa dormire nella sua tenda per la notte. Non è difficile immaginarsi le reazioni dei medinesi non appena Aisha viene riportata dal marito e quali voci comincino a diffondersi... “profeta cornuto”? Maometto non sa come gestire la situazione, il cugino Alì gli consiglia di ripudiarla. Se non fosse che il giorno dopo Maometto dice di aver sentito la norma divina: si può accusare una donna di adulterio solo se quattro uomini (o otto donne) che non abbiano mai mentito in vita loro siano stati testimoni oculari dell'atto di "intingere il pennello nella coscia". Se questi testimoni non ci sono sarà punito colui che lancia le accuse di adulterio. Se questi testimoni ci fossero la donna deve passare il resto della vita chiusa in casa.

Sulla parte dei testimoni non c'è problema, mentre sono sorti vari interrogativi sull'effettiva punizione. Perchè in un versetto (considerato successivo) si dice che gli adulteri (maschio e femmina, mentre nell'episodio precedente si parla solo delle donne) devono essere puniti con un po' di frustate. Ma gli ulama direbbero che bisogna riferirsi ad un hadith in cui si dice che si può uccidere un confratello musulmano solo per tre motivi (tratti parola per parola dalla legge mosaica) tra cui l'adulterio mentre il passo coranico sulle frustate non si riferisce agli adulteri ma ai fornicatori (coloro che hanno rapporti prematrimoniali)...

 

"Andare in giro in reggiseno non è abbastanza! Voglio decidermi lo sposo, voglio questo, voglio quello... e voglio anche la vita bassa, ecco!"

 

 

È finita qui? Non ancora... restano come minimo l'analogia e il consenso comunitario

Per definire il ragionamento analogico (qiyas) basta ricorrere ad un semplice esempio. Fino agli anni 60-70 non esisteva il reato di truffa informatica, e quindi i giudici riutilizzavano le norme per la truffa. Lo stesso vale per la shari'a. Ai tempi di Maometto in Arabia circolavano le bevande alcoliche ma non circolavano droghe, solo che quando i musulmani conquistano l'Impero Persiano Sasanide lì di droghe ne trovano. Quindi, non potendo trovare norme in tal proposito né nel Corano né nell'hadith, per ragionamento analogico si utilizzano le norme sull'alcol per regolamentare anche le droghe.

L'idea del consenso comunitario (ijma) come fonte della legge deriva da un hadith secondo cui “la mia comunità non può essere (tutta) d'accordo su di un errore”. Il Corano non dice nulla sul pellegrinaggio alla tomba del profeta, pratica che inizialmente fu osteggiata fino a che alcuni ulama particolarmente rigorosi non rubarono (temporaneamente) il corpo di Maometto per impedire rischi di idolatria. Il consenso è quello di tutti i credenti o solo dei dottori? E quante volte i dottori sono d'accordo?

 

Altri due aspetti.

Qualcuno crede veramente che, nei paesi regolamentati dalla shari'a i governanti si siano semplicemente fatti da parte per lasciare tutta la gestione legislativa nelle mani dei dottori? Marameo... il termine utilizzato è la traslitterazione di "canone" dal greco all'arabo (qunan) e potete star certi che ogni governante ha fatto le sue leggi.

Infine l'urf, le tradizioni locali. L'esempio più noto è l'infibulazione: nel Corano non si dice nulla in proposito, e nell'hadith nemmeno. Sono tradizioni locali.

Si noti bene che queste due non sono fonti ufficiali e che nei loro confronti i dottori sono sempre stati altalenanti tra rigorismo e tentativi di conciliazione...

 

"Piccolo crimine, grande punzione!"

 

Postfazione

Con cui cercherò di rispondere ad alcune domande che vi saranno frullate per la testa durante la lettura.
Ho scritto questo articolo a scopo informativo, utilizzando nozioni che si possono trovare nei manuali di storia delle religioni, quindi è vietato (nella discussione e nei commenti, essendo anche vietato dal regolamento del sito) ogni riutilizzo in chiave politica (o religiosa) dell'articolo.

Ho scelto la legge sacra musulmana per due motivi: il primo è che ne so abbastanza (appena possibile, se mai sarò pronto, ne scriverò uno sulla legislazione religiosa presente nel cristianesimo medievale), il secondo è che la shari'a è un esempio ben più rappresentativo di una questione fondamentale nella costruzione di un'ambientazione. Dall'Illuminismo in poi si è diffusa ampiamente la concezione secondo cui la sola idea (alla base di molti monoteismi ma non solo) che una religione possa essere alla base di una legislazione è pura follia. Non a caso la maggior parte dei monoteismi in DnD sono caotici e malvagi. Con questo articolo voglio dimostrare che, anche con un singolo testo sacro, le cose sono sempre molto più complesse si quanto si penserebbe a prima vista.

Sia questa una buona base per costruire delle leggi sacre (e anche delle teocrazie, volendo) molto più articolate e più interessanti, a beneficio sia dell'ambientazione che dei giocatori (che vedranno smontarsi di fronte ai propri occhi le idee che magari si erano fatti in proposito) e giustifica anche la presenza di figure quali giudici (vedi alcune CdP di razze fortemente religiose) in posti in cui seguendo le leggi religiose alla lettera non se ne vedrebbe il bisogno. Un PG particolarmente informato potrebbe usare le sue conoscenze (religioni) per cavare dai pasticci il resto del gruppo citando passi dai testi sacri utili in un confronto giuridico.

Inoltre i saraceni (gli “scacciati da Sara”) sono la minaccia costante dell'occidente cristiano e i grandi nemici nell crociate. Nel fantasy sono quindi ben riutilizzabili (e ricostruibili) da parte degli autori (basti guardare gli Aiel de La Ruota del tempo... o, anche se maggiormente persiani, i Seanchan o anche i Kushan in Berserk) solo che sarà improbabile costruire decentemente una popolazione di questo tipo senza alcuna documentazione di base, altrimenti il rischio stereotipi è altissimo. Potrebbe essere una buona occasione per giocare Al-Qadim... che magari (non lo so ma potrebbe essere accaduto) soffrì proprio di questo difetto...

 

La mia base è il capitolo quarto del libro “I percorsi dell'Islam” di Carlo Saccone (edizioni Messaggero)

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