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[GdR] La "Paura" in D&D

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Re: [GdR] La "Paura" in D&D

Messaggioda Brother-Fang » gio ago 18, 2011 8:50 pm

Claudius ha scritto:
Brother-Fang ha scritto:Personalmente io l'orrore dei giocatori nel caso incontrino determinate creature a loro sconosciute e di aspetto ripugnante o particolarmente orribile lo simulo facendogli fare un tiro salvezza su volontà, se lo falliscono la creatura che hanno davanti li "spaventa" in base al fallimento, possono perdere l'iniziativa (quindi agire per ultimi) oppure perdere il turno, e quindi agire in quello successivo. In caso di un fallimento "critico" possono o svenire o fuggire in preda al terrore.



con tutto il rispetto, non mi sembra molto bello.
direi che sbilancia il gioco, in quanto rende talenti quali iniziativa migliorata meno utili e soprattutto dubito che i mostri debbano fare ts sulla volontà per non avere paura dei pg.
non è "tutto" il sistema da me usato, ma solo un riassunto, ovviamente non posso elelncare tutte le varianti in base ai talenti ecc ecc, perchè si riscia un wall text per spiegare una mia HR e null'altro, e s andrebbe OT, il mio intento era quello di indicare una soluzione poco complessa ad una determinata situazione.

infatti dicevo "in base al fallimento" bonus ed altro forniti da talenti ed abilità possono modificare il risultato.
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Re: [GdR] La "Paura" in D&D

Messaggioda khaleb » gio ago 18, 2011 8:55 pm

Brother Fang ha scritto:
Claudius ha scritto:
Brother Fang ha scritto:Personalmente io l'orrore dei giocatori nel caso incontrino determinate creature a loro sconosciute e di aspetto ripugnante o particolarmente orribile lo simulo facendogli fare un tiro salvezza su volontà, se lo falliscono la creatura che hanno davanti li "spaventa" in base al fallimento, possono perdere l'iniziativa (quindi agire per ultimi) oppure perdere il turno, e quindi agire in quello successivo. In caso di un fallimento "critico" possono o svenire o fuggire in preda al terrore.





con tutto il rispetto, non mi sembra molto bello.
direi che sbilancia il gioco, in quanto rende talenti quali iniziativa migliorata meno utili e soprattutto dubito che i mostri debbano fare ts sulla volontà per non avere paura dei pg.


non è "tutto" il sistema da me usato, ma solo un riassunto, ovviamente non posso elelncare tutte le varianti in base ai talenti ecc ecc, perchè si riscia un wall text per spiegare una mia HR e null'altro, e s andrebbe OT, il mio intento era quello di indicare una soluzione poco complessa ad una determinata situazione.

infatti dicevo "in base al fallimento" bonus ed altro forniti da talenti ed abilità possono modificare il risultato.
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Re: [GdR] La "Paura" in D&D

Messaggioda MarcusKron » ven ago 19, 2011 11:45 am

RicoTubbs ha scritto:Salve a tutti, da poco con alcuni miei amici ho ripreso a giocare a D&D 3.5 e sono sorti alcuni dubbi riguardo all'interpretazione dello stato emotivo dei nostri personaggi. Davanti a situazioni difficili in cui la vita del personaggio può essere messa a repentaglio (come ad esempio saltare un fosso molto profondo o scalare una parete rocciosa scivolosa) subito tutti ci prodighiamo nell'elaborare la soluzione migliore per evitare anche solo un graffio; il problema si pone fondalmentalmente davanti ai mostri. Come ci si dovrebbe comportare davanti a creature orrende e terribilmente sfigurate o contro natura?
Il primo problema è sorto con i non-morti, vedersi uno zombie davanti a sè non è esattamente un'esperienza esaltante e prima di caricarlo a testa bassa un minimo di titubanza dovrebbe esserci; io ho salvato la faccia osservando che il mio personaggio, essendo un chierico/guaritore/cerusico, di cadaveri in decomposizione o peggio ne ha visti a non finire. Ma davanti a creature abominevoli come un predatore abissale o una fauce gorgogliante, quale mente può rimanere salda e lucida? Non nego la nostra influenza di Chtulhu, però alcune creature del Manuale dei Mostri al primo sguardo metterebbero in fuga anche il più coraggioso degli eroi (fatto salvo per i fuoriusciti).


Ci si deve preoccupare della paura che prova il personaggio in Oblivion? Non credo. Lo scopo del gioco è uccidere i mostri, compresi quelli che metterebbero paura anche a Chuck Norris. Qual'è lo scopo di D&D? Il medesimo.

Esistono già delle meccaniche per la paura e non sono di certo interpretative.
Pertanto se ti stona che il pg non provi paura difronte ad un mostro che per te è abberrante, usa le regole, fallo avanzare e dagli presenza terrificante (col dovuto aumento di gs.).

Per il resto è come chiedersi se il mio segnalino a forma di bottiglia di vino in monopoli ha paura quando finisce in prigione.
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Re: [GdR] La "Paura" in D&D

Messaggioda khaleb » ven ago 19, 2011 12:03 pm

Parbleu, questo decisamente no.
D&D, nonostante qualcuno lo metta in dubbio, è un gioco di ruolo in tutto e per tutto, non un videogame (il parallelismo è a dir poco pessimo con Oblivion, peggio ancora col segnalino del monopoli); un giocatore di ruolo interpreta il suo personaggio, e quindi anche le sue reazioni emotive. Certo, poi ci sono stili di gioco che le appannano notevolmente, altri che soprassiedono sulla paura per l'eroe senza macchia, ma il fatto che non esista come concetto equivale a dire che è un videogioco raccontato anzichè pigiato su una tastiera.
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Re: [GdR] La "Paura" in D&D

Messaggioda MarcusKron » ven ago 19, 2011 12:52 pm

Non voglio assolutamente alzare un flame, quindi lascio perdere il discorso videogiochi.

La parte rilevante è lo scopo del gioco. Il perchè ci sediamo a giocare a D&D.
D&D è "E' un gioco di ruolo in cui si interpretano degli avventurieri coraggiosi che affrontano sfide e combattimenti con mostri o png per svolgere un'incarico, una missione etc."

Tutto il regolamento di gioco è incentrato su questo scopo. E la paura ha delle regole meccaniche. E c'è il modo per usarle senza barare in modo che quei mostri abbiano Presenza Terrificante.

Perchè dovrei preoccuparmi di qualcosa che non rientra negli scopi del gioco? Vedi: cagarsi sotto ad ogni non morto.
Voglio che i pg abbiano paura dei non morti? Non gioco a D&D, ma qualche altro gioco in cui i pg sono persone normali e non avventurieri.

Mi sembra lineare.
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Re: [GdR] La "Paura" in D&D

Messaggioda khaleb » ven ago 19, 2011 12:58 pm

No, di lineare c'è solo la tua evidente contraddizione in termini.
Perchè utilizzi le parole "gioco di ruolo" e "interpretare" nel portare avanti la tua tesi. Ma queste contraddicono di per sè quello che hai detto: sono stato il primo a sostenere che lo scopo del gioco è quello di "vivere" le avventure di potenti eroi bla bla bla. Questo non vuol dire che nell'interpretarli (poichè questo è lo scopo del gioco di ruolo, non la "quest" in sè... tant'è vero che non si vince niente, e anche le ricompense sono virtuali, si esauriscono nel gioco stesso) bisogna chiudere gli occhi davanti alla realtà.
La paura è regolata da meccaniche quando è tale da avere un'influenza concreta sulle possibilità del personaggio; questo non esclude in alcun modo che i personaggi possano provarne, anzi, creare un personaggio che non abbia mai paura se non quando è costretto a rimanere paralizzato o alla fuga per il terrore, non implica in alcun modo che si risponda allo spirito del gioco, soltanto che ti prende a noia interpretare un personaggio che puo' avere sfaccettature differenti da quelle PP (come interpretazione da PP, intendo).
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Re: [GdR] La "Paura" in D&D

Messaggioda MarcusKron » ven ago 19, 2011 1:21 pm

Parli di mia tesi e poi ripeti la stessa cosa. Mi sfugge su cosa stiamo discutendo :?
Posso anche interpretare paura, terrore, stupore, ma sto giocando a D&D, pertanto arriverò sempre a dire:
"txc vs ca. tiro i danni/mancato".

Se invece interpreti un personaggio che scappa di fronte a cose paurose, magari ci sta ed è bello vederlo, ma stai sbilanciando il party e vai contro le regole implicite del gioco (party unito e bilanciato vs opposizione con risoluzione tattica). Cioè non stai giocando bene a D&D.

Confondi 2 cose con il loro macroinsieme.
"gioco di ruolo" con "UN gioco di ruolo". Lo scopo di D&D (che è un gioco di ruolo) è quello cià citato.
O vuoi dirmi che lo scopo della dama è il medesimo del domino? (entrambi due giochi da tavolo).
Confondi inoltre "interpretare" con "interpretare un avventuriero che compie gesta epiche".
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Re: [GdR] La "Paura" in D&D

Messaggioda khaleb » ven ago 19, 2011 1:34 pm

No, forse non mi sono spiegato (in realtà, io penso che sia tu a non aver capito quello che voglio dire, ma mi è stato insegnato che è più educato porla così). Peraltro, non capisco in cosa ripeterei il tuo errore, visto che non lo dici...
Il gioco di ruolo impone l'interpretazione di un personaggio, fin qui ci siamo?
Ora, l'interpretazione è muovere le sue statistiche contro quelle dei mostri? No, decisamente no. L'interpretazione è il sostenere una parte (definizione da dizionario), in questo caso creata da te stesso. Il fatto che il personaggio debba essere un grande eroe di epic fantasy non significa che sia un buon personaggio se privato delle sfaccettature morali.
Altrimenti, se tu non interpretassi la paura (peraltro, prova a rileggere bene e con maggiore attenzione quanto ho scritto, la prossima volta che rispondi: io parlavo di tutte quelle situazioni che non implicavano compulsioni di qualche tipo, e gli esempi della paralisi o della fuga erano proprio quelli che scongiuravo...), non dovresti farlo neanche con qualsiasi altro sentimento, e il tuo personaggio non potrebbe innamorarsi (oh, da quel che leggo, dubito a te interessi farlo, ma guarda un po' l'amore è previsto in svariate avventure come elemento...), non potrebbe provare amicizia per i suoi compagni, non potrebbe sentire la fede (ehi, anche questo è un elemento che viene introdotto meccanicamente!), non potrebbe provare innata simpatia o antipatia (e tanti saluti all'atteggiamento dei png)... insomma, un conto è sostenere che D&D non è uno di quei giochi fondati su meccaniche di interpretazione e interazione sociale, approfondimento dell'intimità etc etc, e sono d'accordissimo, chi pretende che sia stato pensato per altro di più "alto" (concezione molto relativa e dialetticamente abusata) sbaglia grandemente; ma pretendere che sia solo un muovere le statistiche di un personaggio contro i mostri e/o gli enigmi, escludendo qualsiasi componente delle emozioni di un personaggio e limitandosi a quelle funzionali all'avventura, è l'estremo opposto altrettanto inesatto.

Non confondo un bel niente, del resto: D&D è "un" gioco di ruolo. Il gioco di ruolo, in sè, prevede che si interpreti questo personaggio, ma il fatto che si debbano interpretare le sue gesta epiche non autorizza nè obbliga a creare un personaggio che sia completamente piatto e privo di sfaccettature... lo scopo è diverso, e allora? Non stai dimostrando in alcun modo che questo implichi che il personaggio non possa provare paura, solo che per te l'eroe è completamente atono e piatto...
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Re: [GdR] La "Paura" in D&D

Messaggioda MarcusKron » ven ago 19, 2011 1:46 pm

A) Ho letto e sto parlando non delle compulsioni meccaniche del regolamento. Da quello che ho scritto non avevi modo di fraintendere, ma l'hai fatto.
B) Che per me l'eroe debba essere piatto è una deduzione tua al fine di una retorica spicciola per vincere una discussione.

Non ho mai detto che un'eroe deve essere piatto. Ma che interpretando un'eroe il cui scopo è uccidere mostri non debba mostrare "paura" quando essi gli si presentino dinanzi. Poichè è disfunzionale allo scopo del gioco in quel momento di gioco.

Gioco di ruolo significa giocare un ruolo. In D&D il tuo ruolo è quello di un eroe che uccide i mostri.
Certo, sono d'accordo con tutto il resto che dici. fede, amicizia, amore e paura.
Ma la paura dei mostri è assurda, alla fine tirerà il suo d20, no?
Perchè il mio personaggio sta li per quello è creato per quello ed è regolamentato per quello.

Non sei d'accordo?

Bhe se non sei d'accordo, potresti ritrovarti un party in cui 5 pg giocano dei non eroi, vedono un non morto e decidono (in buona fede, interpretando) che debbano scappare in preda al panico (decidono loro non il regolamento eh). Lo trovi funzionale allo scopo di D&D (epica saga fantasy)? Io no.
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Re: [GdR] La "Paura" in D&D

Messaggioda khaleb » ven ago 19, 2011 1:53 pm

Scusa, il problema è che tu aggiungi alle mie parole qualcosa che io non ho detto.
Perchè non ho mai detto che si trattasse di una paura cui cedere (e la parola compulsione, per la fuga o la resa, non era usata come incantesimo, ma per l'appunto nel suo senso di italiano); forse è una cosa che tu associ automaticamente alla paura, non ne ho idea, ma non è così in italiano.
La paura è un sentimento, che si puo' affrontare e vincere; del resto, il senso dell'essere eroe non è non averne, ma riuscirla a vincere. Quindi, nessuno ha parlato di fuggire dagli scontri (sarebbe disfunzionale, anche se qualche volta puo' anche dare colore e gusto al gioco, se sai di cosa sto parlando), ma solo di provare un sentimento di paura. E poi combattere.
Non ho scritto altro, finora... alla fine tirerai il tuo d20 e attaccherai, e la differenza con un videogioco o una partita a monopoli sarà nel fatto che tu abbia interpretato lo stato d'animo del tuo personaggio (se la situazione ha un senso, uno stato d'animo di paura).
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