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[GdR] L'argomento o contesto di un gioco aiutano il ruolo?

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[GdR] L'argomento o contesto di un gioco aiutano il ruolo?

Messaggioda Bhaalspawn » mer ott 12, 2011 11:04 am

parto da questa affermazione di thondar:
Tanto per cominciare conta l'argomento del gioco perché un gioco dove ripulisci dungeon è meno adatto a ruolare di un gioco dove esplori temi profondi dell'anima.
per sapere cosa ne pensate voi su questa cosa specifica.

Io non mi trovo particolarmente d'accordo. Ho visto gente ruolare il proprio personaggio benissimo in una vecchia miniera semivuota, e anche gente che fondamentalmente giocava se stesso (e non per scelta di personaggio ma perchè era quello che riusciva a fare) nel rifugio vattelapesca raffinato di un rifugio di Changelings.

Penso che tutto si riduca, come al solito, alla volontà del giocatore di farlo.
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Re: [Gioco di Ruolo] L'ambientazione aiuta il ruolo?

Messaggioda Kalvalastir » mer ott 12, 2011 11:51 am

Bhaalspawn ha scritto:parto da questa affermazione di thondar:
Tanto per cominciare conta l'argomento del gioco perché un gioco dove ripulisci dungeon è meno adatto a ruolare di un gioco dove esplori temi profondi dell'anima.
per sapere cosa ne pensate voi su questa cosa specifica.

Io non mi trovo particolarmente d'accordo. Ho visto gente ruolare il proprio personaggio benissimo in una vecchia miniera semivuota, e anche gente che fondamentalmente giocava se stesso (e non per scelta di personaggio ma perchè era quello che riusciva a fare) nel rifugio vattelapesca raffinato di un rifugio di Changelings.

Penso che tutto si riduca, come al solito, alla volontà del giocatore di farlo.


Concordo sommariamente, ma con alcune precisazioni:

1) A parità di volontà del giocatore di farlo, l'ambientazione conta eccome.

2) come corollario a questo, ritengo che l'ambientazione può effettivamente influenzare anche la stessa volontà del giocatore (es: se gioco in Eberron, sarò molto più portato ad un roleplay "rilassato" di quando gioco in Midnight).

Detto questo, sì, la volontà del giocatore è la prima e fondamentale componente di un buon gioco di ruolo.

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Re: [Gioco di Ruolo] L'ambientazione aiuta il ruolo?

Messaggioda Luskark » mer ott 12, 2011 2:23 pm

L'ambientazione è un buono sprono. Senza qualche nota minima (e per "ambientazione" qui intendo anche solo il fatto che i nani normalmente fanno i minatori e che gli elfi vivono nei boschi) il giocatore è un po' spaesato e non sa da dove partire. E o ha voglia lui di sistemare la cosa inventandosi a partire dal nulla o rischia di finire per non farlo. E più l'ambientazione è ben strutturata più i giocatori saranno spinti a interpretare un qualcosa. Io personalmente ho dedicato descrizioni interessanti e approfondimenti ad alcune organizzazioni che hanno colpito i PG e che hanno cominciato a sviluppare ottimi PG a partire da quelle.
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Re: [Gioco di Ruolo] L'ambientazione aiuta il ruolo?

Messaggioda thondar » mer ott 12, 2011 3:41 pm

Sottolineo che non ho parlato di ambientazione ma di argomento del gioco. L'ambientazione può fare la sua differenza, ma piccola. Essere nel dungeon o nel raffinato covo di changelin è un'altra cosa ancora e cioè l'avventura che il DM propone (e queste due proposte, dette così, mi sembrano quasi equivalenti, poi c'è da vedere cosa intendevi).

Il mio discorso sull'argomento del gioco parte dalla considerazione che giochi diversi possono avere argomenti diversi. Il che implica anche che non ci sono giochi dove ci fai tutto. D&D e uno sguardo nel buio hanno lo stesso argomento (o quasi). Cani nella vigna ha un altro argomento. Cani esplora i valori morali del PG (e forse anche del giocatore) e ci sono regole per permetterti di farlo. In D&D puoi anche provare a farlo ma secondo me non ci riesci altrettanto bene però non vorrei aprire un'altra diatriba al riguardo quindi lasciamo perdere D&D. In storming the wizard tower devi ripulire un dungeon e come argomento è meno adatto a interpretare di Cani. La volontà del giocatore può anche entrarci ma da questo punto di vista si espleta prima della scelta del gioco... insomma giocare a cani senza voler esplorare i propri limiti morali è come giocare a scacchi senza voler pensare ai movimenti e dire che scacchi non è strategico perché se uno vuole li usa come freccette.
La volontà del giocatore diventa più importante quando è l'unica cosa che ti spinge a ruolare.
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Re: [Gioco di Ruolo] L'ambientazione aiuta il ruolo?

Messaggioda Brother-Fang » mer ott 12, 2011 5:16 pm

Concordo praticamente su tutto quello detto sopra.

La volontà del giocatore è fondamentale, ma viene aiutata da un ambientazione che permette di "ruolare".

Quindi il tipo di ambientazione non è in se strettamente fondamentale per "ruolare", ma è intrinsecamente utile per consentire ad un giocatore che desidera quel tipo di gioco, ovvero interpretare, di trovare spunti ed ispirazioni.

P.S. ad una domanda fatta da un partecipante al forum fino ad ora hanno risposto unicamente appartenenti allo staff dello stesso... :innocent:
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Re: [Gioco di Ruolo] L'ambientazione aiuta il ruolo?

Messaggioda Arkamundi » mer ott 12, 2011 9:12 pm

P.S. ad una domanda fatta da un partecipante al forum fino ad ora hanno risposto unicamente appartenenti allo staff dello stesso...
Allora rompo le scatole a voi "Grandi vecchi del GdR" e dico la mia

La volontà del giocatore è fondamentale, ma viene aiutata da un ambientazione che permette di "ruolare".

Se non c'è la volontà del giocatore puoi giocare anche al nuovo gioco super-megainterpretativo e viene fuori un gioco da tavolo :D e quindi qui direi che concordiamo ampiamente.
Sul fatto che alcuni giochi ti stimolino a ruolare di più e altri di meno anche qui concordo, non concordo invece sul fatto dell'ambientazione:
Perchè se voglio per interpretare non mi servono per forza regole che consiglino o dicono devi intepretare o si consiglia di intepretare, anche se di certo aiutano ;) @ Thondar tu dici:
La volontà del giocatore può anche entrarci ma da questo punto di vista si espleta prima della scelta del gioco... insomma giocare a cani senza voler esplorare i propri limiti morali è come giocare a scacchi senza voler pensare ai movimenti e dire che scacchi non è strategico perché se uno vuole li usa come freccette. La volontà del giocatore diventa più importante quando è l'unica cosa che ti spinge a ruolare.
Ma qui si parla sempre di giochi di ruolo, quindi si pensa che, visto che è quello lo scopo di un gioco di ruolo, uno voglia interpretare qualcosa di diverso da quello che è normalmente dunque un dato ruolo. Poi che uno scelga di intepretare un guerriero che pensa sempre a combattere o un detective riflessivo e pensieroso si tratta sempre di interpretare qualcosa.

è come diciamo un attore di teatro che deve fare in due commedie diverse due parti completamente diverse, da una parte metterà più in luce dati aspetti dall' altra altri ed essi si adatteranno più o meno bene all' una e l'altra commedia. se in una commedia fa un personaggio timido e introverso che dice 4 battute in tutta la scena e nell' altra fa un tipo estroso che fa un monologo per tutto il tempo non interpreta e più generalmente ruola in entrambi i casi? Certo che sì, sono ruoli diversi in commedie diverse con temi e sentimenti diversi ma sempre ruoli sono

Se in un gioco fantasy si combatte, perchè mi aspetto che in un gioco del genere generalmente sia così, ruolerò un combattente mentre in un gioco investigativo giocherò un detective. Magari il detective parlerà più del guerriero e "sembrerà" che stia ruolando di più, come l'attore che fa il monologo "sembreraà" recitare di più, ma se il mio desiderio è ruolare un guerriero mi immedesimerò in quel guerriero e comincerò a chiedermi "perchè il mio guerriero combatte? perchè usa la spada e non la mazza solo perchè fa 1d8 e l'altra 1d6 oppure c' qualcos' altro dietro? bene ho colpito il nemico e quidi cosa gli ho fatto dove l' ho ferito , cos' ho provato mentre lo colpivo? " se uno è interessato all' aspetto di ruolo del gioco anche un combattimento può diventare una maniera di interpretare, così come la discesa in un dungeon per recuperare il tesoro diventa un' avventura all' indiana Jones ;)

Il problema è che molti giochi indie o a bassa tiratura hanno un circolo di appassionati,venga o no da altri giochi non importa , che è interessata proprio a quella componente di ruolo che in prodotti mainstream come D&D da molti viene bellamente ignorata. Se non ti interessano i "mormoni" e di meccaniche e regole interpretative non ci capisci un acca difficilmente dopo aver sfogliato due pagine di cani nella vigna ti appassioni e ci giochi. Se poi prendi un niubo o qualcuno che ai GdR ha giocato come ha giocato a Heroquest, nel senso che tiri solo i dadi e aggiorni le statistiche non che Heroquest è un brutto gioco sia chiaro :P , e gli metti davanti cani dove devi interpretare altrimenti non ha senso giocare e D&D o un altro gioco del genere dove dovresti interpretare ma non ci sono regole che dicono che devi se no... cosa pensate che sceglierà quel casual gamer? dunque visto che, purtroppo, a molti giocatori(nn dico DM perchè quelli se ci stan dietro vuol dire che gli interessa qualcosa o no?) di D&D non frega una cippa di intepretare, D&D è passato come un gioco con poca interpretazione. Perchè a Vampiri ci sono regole come negli indie che dicono se interpreti bene avrai questo? Ma Vampiri è da molti considerato più ruoloso di D&D. Forse, perchè ai giocatori di vampiri interessa interpretare la lotta contro la bestia e le diatribe tra le varie congreghe/clan e a quelli di D&D interessa di più combattere? Probabilmente sì, ma sicuramente non si può definire il gioco dai giocatori. Anche perchè Vampiri di per sè dal punto di vista regolistico, e non nella parte dove dice questo e un gioco di narrazione e quindi :blah: :blah: :blah: che alla fine anche se più stringato c'è scritto anche in D&D nell' introduzione della guida del giocatore, non ha regole o meccaniche particolari che incoraggino il ruolare.

Dopo questo sproloquio chiudo dicendo " La volontà è così forte che può sfondare anche la roccia" :D
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Re: [Gioco di Ruolo] L'ambientazione aiuta il ruolo?

Messaggioda Luskark » mer ott 12, 2011 9:51 pm

Una precisazione sul mio post: gli spunti di ambientazione sono utili... ciò non vuol dire che un giocatore non possa interpretare senza, nè che un obbligo ambientazionale ad interpretare renda l'interpretazione migliore.
Anzi, in alcuni casi la seconda opzione potrebbe schiacciare il tutto su orridi modelli precostituiti: giocare a SdA rischia di far sì che tutti siano elfi e che tutti gli elfi siano Legolas (l'ho sperimentato!) e giocare a Star Wars rischia di far sì che tutti siano jedi o buoni o jedi anakinosi, visto che da quel poco che ho visto anche molte storie dell'EU sono basate sugli stessi stereotipi ripetuti...
Mentre un PG meno schiacciato sugli "stereotipi" e sulle costrizioni magari è più indirizzato verso ciò che gli gira in quel momento

IMHO gli spunti son utili ma gli obblighi possono essere controproducenti ;)

EDIT: ho scritto tutto questo prima del post di Arkamundi con cui direi di concordare :)

P.S: e, come detto, per "minimo necessario" intendevo solo che gli orchi son cattivi
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Re: [Gioco di Ruolo] L'ambientazione aiuta il ruolo?

Messaggioda thondar » gio ott 13, 2011 12:00 pm

Poi che uno scelga di intepretare un guerriero che pensa sempre a combattere o un detective riflessivo e pensieroso si tratta sempre di interpretare qualcosa.

fondamentalmente era proprio a questo che mi riferivo. Interpretare è una parola che può essere letta in molti modi però se intendiamo parlare con PNG e fare scelte morali ci sono argomenti più adatti di altri e poco mi importa del perché il guerriero usa la spada.
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Re: [Gioco di Ruolo] L'ambientazione aiuta il ruolo?

Messaggioda Arkamundi » gio ott 13, 2011 2:31 pm

fondamentalmente era proprio a questo che mi riferivo. Interpretare è una parola che può essere letta in molti modi però se intendiamo parlare con PNG e fare scelte morali ci sono argomenti più adatti di altri e poco mi importa del perché il guerriero usa la spada.
beh allora restringi di molto il range dei ruoli interpretabili, a parte che anche i guerrieri parlano coi PNG e fanno scelte morali .
anzi un guerriero è, e può essere, un personaggio sfaccettato e pieno di sfumature come un altro anche solo cercando di capire perchè combatte: prendi due "guerrieri" come Conan, della saga di Howard, e Gatsu, del manga berserk, combattono in maniera diversa e per scopi completamente diversi ma alla fine se li consideri da fuori senza guardarne le motivazioni e i desideri ti sembra che menino solo fendenti e basta e dici ah ma sono due guerrieri è naturale che non parlino 3 ore come Gandalf. Ma i loro ideatori li hanno dotati di una personalità e di uno scopo e sono personaggi come altri piacevoli da interpretare come altri, senza dubbio diversi ma non inferiori o meno "ruolabili"
Tornando al punto come dici tu interpretare è una parola grossa e può essere declinata in diversi modi e trovo riduttivo limitare il roleplay ai soli dialoghi e alle scelte morali ( che poi potrebbero essere anche altre scelte non necessariamente solo quelle morali :D ). Certo questi sono degli aspetti che stanno alla base di un buon roleplay e prescindere completamente da essi risulta sì un assenza di interpretazione ma non sono gli unici. Certo se ci sarà da parlare parlerò ma potrei anche decidere di non parlare e descrivere quello che penso, quello che sento e ruolerò comunque perchè mi sarò immedesimato nel personaggio. Non ruolerò se sarò indifferente totalmente a quello che mi viene detto o che mi succede, se faccio metagame(e per metagame secondo me andrebbe incluso anche cose del tipo gente che dopo un momento passato a studiare la scheda dice "se prendo la cdp tal dei tali farò 300000000 dps di danno al secondo, bello" mentre la gente intorno al tavolo stava parlando col PNG o facendo un combattimento descrivendolo 8) ) o distraggo oppure se non do motivazioni ne spiegazioni al di là del numero per le mie scelte. Imho dunque, finchè sono coerente col personaggio, faccio scelte, interpreto le scene, mi immedesimo e trasmetto agli altri questa immedisimazione sto ruolando sia che combatta il drago, sia che parli con il mio Principe, sia che investighi sul porto di Innsmouth o che mi preoccupi di ricondurre le pecorelle smarrite nell' ovile del Signore giocando a Cani nella Vigna :D
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Re: [Gioco di Ruolo] L'ambientazione aiuta il ruolo?

Messaggioda Alabardo » gio ott 13, 2011 3:40 pm

L'ambientazione, o meglio, il contesto narrattivo, conta.
Ma non tanto perchè alcuni contesti permettono l'interpretazione più di altri, ma perchè toccano determinate corde, di determinati giocatori, più di altri.

Esempio:
Se a me annoia fare le pseudo-mormone, hai voglia a dirmi che CnV è l'ideale per interpretare, perchè tenderò a interpretare quel ruolo superficialmente o attaccandomi a qualche stereotipo da quattro soldi.

Esempio opposto un po' estremo: posso andarci dentro quando faccio il barbaro EUMATE, perchè nel mio immaginario c'ho un Conan che fa stragi con lo spadone, e che mi mette l'adrenalina addosso.

Mai visto un giocatore con l'adrenalina addosso?
Io sì, e le loro interpretazioni sono pure coinvolgenti ;) (vabbè... mi è capitato con soggetti relativamente giovani :rotfl:)

Che poi si possa fare un sondaggio per vedere quanti preferiscono interpretare uno pseudo-mormone, anzichè un barbaro truzzo, è un altro discorso che non rivela se A permette di interpretare meglio di B. Semmai che A tocca determinate corde, a più persone, rispetto B.
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