Kalvalastir ha scritto:Luskark ha scritto:Cosa si potrebbe fare per renderlo più "medioevale" come feeling? Hai qualche esempio?
Le risposte sarebbero molteplici.
La prima che mi viene in mente sarebbe la possibilità di far sì che tutti nel gruppo siano nobili. Dopo tutto non sarebbe in nulla contrastante con l'epica antica e cavalleresca, ove tutti i personaggi con qualche livello sono chiaramente aristocratici.
Quest'idea mi piace un sacco!
E' effettivamente una cosa che succede spesso nell'ambientazione di Eberron, dove i PG sono più spesso che no membri di casate importanti, ciascuna con la sua agenda ed i suoi interessi, a volte coincidenti e a volte contrastanti.
Ma anche in un ambientazione più classica ci starebbe benone.
Secondo me se i PG partono non-nobili non appena arriveranno a conferire con questi si ritroveranno, per ragioni di storia, ad essere più competenti e più potenti di loro (perchè D&D è un gioco eroico) e, visto che i nobili rischiano di rappresentare un circolo abbastanza chiuso, finiranno per entrare in rotta di collisione con loro.
Farli partire nobili risolve il problema, visto che così questo scontro non finirà per porsi come necessario...
Mad_Master ha scritto:Il mio punto era proprio che, per come è concepito il sistema di classi di D&D, sono pochissime le classi per cui puoi dare per certo che serva venire da un ambiente altolocato, borghesia ricca o nobiltà, per diventarne un membro...
In realtà secondo me con un po' di aggiustamenti quasi tutte possono diventarlo.
Chiaramente in D&D, alla base, esiste un sistema iper-empiristico in cui conta solo ciò che apprendi durante la campagna. Mowgli è un bambino cresciuto tra i lupi e nella giungla, ma ad un paladino di terzo livello basta una manciata di punti esperienza per salire di livello e superare Mowgli in sopravvivenza.
Basterebbe rendere il background nobiliare obbligatorio per avere classi che non siano da PNG e lo scontro sociale si azzererebbe, trasformando una contrapposizione obbligata (storicamente valida ma assai legata ad alcuni periodi specifici) in una verità letteraria (che ha funzionato per l'epica tutta senza causar problemi a nessuno).
Dico che è legata a periodi specifici perché valida solo per contesti di età moderna: in un periodo antecedente chiunque si fosse distinto con imprese si sarebbe trovato un titolo nobiliare e non si sarebbe visto rinfacciare le sue origini plebee da ogni aristocratico che gli passava davanti, visto che le imprese non sconvolgevano il sistema, ma venivano riassorbite con la nobilitazione di colui che si aggiungeva alla cerchia dei migliori: poi si sarebbe trovata a ciascuno un'origine mitica che giustificasse a posteriori le imprese compiute (siamo tutti figli di Darth Vader).
Lo stregone in D&D non è nobile, solo in parte mostro o alieno... Può essere trattato come un nobile, ma solo dopo la manifestazione del suo potere e senza che questo sia una conseguenza di una sua appartenenza a qualche classe sociale specifica... E' un po' quello che capitava a tantissimi validi guerrieri, condottieri e artisti una volta che il loro valore emergeva: i regnanti facevano a gara per assicurarsi i loro servigi, spesso elargendo titoli vari e stipendi a vita...
Ma può accadere anche il contrario e lo stregone può essere visto come un'aberrazione o il frutto di un maleficio e cacciato o perseguitato per ciò che è, magari assieme alla sua famiglia... E chissà quanti guerrieri e barbari nati villani sono rimasti nell'ombra, tra le moltitudini di milizie e orde senza nome, usati per l'occasionale missione da veterani di basso rango...
Non dico che sia per forza nobile, dipende da come si gestiscono le ambientazioni.
È una delle classi più facilmente nobilitabili. Basta prendere la magia arcana come un segno di discendenza draconica e immediatamente puoi inserire lo stregone in sistemi aristocratici. Come scrissi nell'articolo ciascuno cerca una discendenza da qualcosa o qualcuno di superiore, con la differenza per cui in D&D il soprannaturale può rendersi assai più presente. Il fatto stesso che un bambino cominci a mostrare incantesimi innati dimostrerebbe il fatto che sia figlio illegittimo di qualcuno, gli incantesimi potrebbero far addirittura capire chi sia il padre, e se è particolarmente dotato potrebbe essere adottato da qualcun altro.
Tendo a far notare, comunque, che quando si parla di epica o racconti eroici, quelli che tendono ad essere figli di qualcuno o eredi designati di qualcosa sono sempre e solo gli eroi... La gente che li aiuta, la massa di guerrieri nelle battaglie, spesso non è nobile, ma è altrettanto valorosa (nelle già citate opere omeriche, si notano ad esempio i fortissimi mirmidoni, sudditi di Achille, o i compagni di Ulisse, suoi sudditi da Itaca, non per forza figli di un dio o nati re, ma comunque significativi)...
Ma giocando la guerra di Troia i PG giocherebbero persone come Achille, Odisseo, Diomede, Ettore, magari anche ridotti, ma non interpreterebbero una compagnia di combattenti secondari, perchè se uno di loro giocasse l'eroe tutti gli altri sarebbero molto più deboli (gli eroi dell'Iliade spazzano via i nemici più deboli a ritmi di decine e centinaia al colpo). Tra l'altro i Mirmidoni erano tali o perché discendenti di Mirmidone figlio di Zeus, e quindi nobilitati anch'essi, o perché ex-formiche trasformate in guerrieri da Zeus stesso dopo una preghiera, e quindi creature soprannaturali.
L'Odissea non è un buon esempio di avventura di D&D: il protagonista è infinitamente superiore ad ogni compagno che gli viene affidato. Sia contro i mostri, sia contro i Proci, i suoi compagni sono combattenti o popolani, capaci di fornire supporto PNG, ma non di essere appieno personaggi con classe vera e propria.
Gli Argonauti sono invece un gruppo di D&D effettivo, con tanto di maga un po' sbilanciata (Medea) ad unirsi ad un certo punto.
Ma anche senza andare nell'epica, ci sono esempi di guerrieri valorosi e non nobili un po' ovunque: un caso per tutti, le Termopili, ove è vero che i 300 spartani erano tutti aristocratici, compreso uno dei loro due re, ma con loro nella battaglia finale c'erano anche 700 opliti della città di Tespi, cittadini comuni dimostratisi anche loro altrettanto validi e valorosi...
Ma i PG giocherebbero gli spartani o gli opliti della città di Tespi?
Come diceva Frank Miller gli spartani sono guerrieri come classe da PG, gli opliti di Tespi sembrano più popolani o combattenti. Poi Frank Miller non è in questo attendibile perchè la differenza tra gli spartanti e gli altri greci è che i greci normali vivevano la guerra come professione mentre gli spartani ne facevano la professione, l'hobby e la ragione di vita, però serviva a rendere l'idea.
Comunque, quello che tu proponi in D&D è già stato tentato in passato, anche se in una forma un po' particolare: l'ambientazione Birthright, in cui tutti i PG erano non solo nobili, ma anche regnanti su qualche tipo di possedimento o feudo...
In Pathfinder ci sono anche le regole per gestire feudi e l'AP Kingmaker, che fanno più o meno la stessa cosa, mettendo nelle mani dei PG il futuro di un possedimento o regno...
In realtà ciò che proponevo era assai diverso. Non serve che i PG abbiano possedimenti o che li ricerchino in campagna, basta che a giustificare ogni classe da PG ci sia un background nobiliare. Dopo di che può essere usato per gestire territori o meno, si può fare il capitano di ventura o il cavaliere in cerca di imprese per tutta la campagna e il possedimento potrebbe arrivare solo alla fine di tutto, quando, salvata una duchessa o acquisito un tesoro sufficiente, il PG deciderà di ritirarsi a vita privata e godersi i frutti delle sue avventure.