[PbF] Sabbie Mobili (1° Avv)

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[PbF] Sabbie Mobili (1° Avv)

Messaggioda Vess » lun nov 03, 2008 11:42 am

15° giorno di Torm'rim dell'anno 364 dalla Grande Invasione

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Ameerah
Tossendo, Ameerah si alzò sulle gambe ancora tremanti. La sabbia e il sangue si mescolavano a terra e lei stessa ne era ricoperta. Pochi superstiti si guardavano attorno sperduti, frugavano i carri riversi a terra alla ricerca di qualcosa da mangiare o da razziare. I pochi guerrieri Ahari sopravvissuti si dividevano i compiti per l'organizzazione e la protezione dei passeggeri della carovana che erano riusciti a scampare l'attacco. Le Orde del deserto..no, non erano stati loro..loro, i goblinoidi, non avrebbero mai lasciato dei superstiti. O almeno, se li sarebbero portati dietro come schiavi. Avrebbero bruciato i carri dopo averli razziati. No, chi li aveva attaccati lo aveva fatto per uccidere e basta, o almeno così sembrava. I ricordi della battaglia erano così confusi...non ricordava nemmeno chi aveva accanto o davanti.
Adesso sembravano tutti disorientati, ma fortunatamente gli Ahari sapevano come far fronte a queste emergenze. Da molti anni, nutriti gruppi di guerrieri Ahari accompagnavano le carovane più numerose offrendo protezione dietro compenso. I guerrieri delle tribù nomadi del popolo Ahari avevano votato le loro vite alla lotta contro i goblinoidi invasori, diventanto dei veri e propri eserciti specializzati nel respingere assalti di tali creature. Ma chi era stato ad attaccarli?

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Haji
Forse era una fortuna che Haji fosse con loro durante l'attacco. Era stato gravemente ferito e molte persone erano morte, ma grazie ai suoi poteri era riuscito a contrastare l'esercito che li aveva travolti. Lo sapeva bene che la carovana non era il bersaglio, ma si erano semplicemente trovati sulla strada di quei ciechi non morti divenendo un ostacolo da abbattere. E così avevano combattuto finché l'ultimo di quei mostri senza vita né morte era riuscito a passare. I feriti si lamentavano e cercavano riparo, invocavano aiuto da parte dei guerrieri Ahari che, poco distante, si distribuivano i compiti sforzandosi di non pensare alle perdite subite, ma solo ai superstiti da portare in salvo alla città più vicina: A'jinal.

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Wannow
Era successo tutto così in fretta. Erano morti tutti così velocemente. E altrettanto rapidamente chili aveva attaccati se n'era andato. Un esercito, interminabile e feroce aveva cercato di abbatterli. O forse era solo sembrato interminabile. Wannow aveva esaurito i suoi incantesimi poco prima di cadere svenuto e non ricordava nulla oltre alle grida dei passeggeri, al clangore delle armi Ahari e dei mostruosi volti scarni e decomposti dei loro avversari. Qualcuno della carovana, fortunatamente, era sopravvissuto. Li aveva incontrati sulla via carovaniera in direzione di A'jinale gli erano sembrati una compagnia sicura, proprio grazie alla presenza di una scorta ben armata. Aveva così conosciuto la storia di quei guerrieri, che sin da piccoli imparavano a combattere contro i goblioidi scesi dal Nord più di tre secoli prima. Ora molti di loro erano morti per proteggere i viandanti da un esercito di non morti. Non era nemmeno riuscito a capire quanti fossero tutti quei nemici.

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Charn

Dinnanzi a lui il paesaggio si ripeteva: le dune sinuose si susseguivano una dopo l'altra, giorno dopo giorno. Salì sulla cresta pronto a discendere l'ennesima china, ma ai suoi occhi aparve un'orribile visione: carri distrutti e rovesciati giacevano a terra. Corpi immobili erano sparsi ovunque e pochi uomini e donne, intreisi di sangue, vagavano tra le rovine della carovana in cercadi feriti da salvare.
Charn non riusciva a capire chi, o cosa, avesse potuto compiere un atto così infame.
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Messaggioda Yggdrasil » lun nov 03, 2008 1:30 pm

Nel lungo viaggio che aveva affrontato aveva controllato i suoi passi, quello era un luogo infido in cui anche la minima energia doveva essere spesa con oculatezza, ma ora Charn affrettò il passo, ignorando la stanchezza accumulata dal cammino. Discese con straordinaria rapidità per l'ultima china, aiutandosi con il bastone. La sabbia bollente a tratti riusciva a superare la barriera della sua lisa tunica di tela e ad arrivare a contatto con la pelle, causandogli brevi fitte di dolore.
Senza parole, per un breve istante, contemplò lo spettacolo di morte e devastazione attorno a lui. Il silenzio del deserto rendeva tutto quasi irreale, pareva di trovarsi di fronte all'affresco di un pittore dai gusti macabri, o ad una delle miniature di un libro che ritraesse la fine dei tempi.
Mercanti o viaggiatori che fossero, quali mali potevano aver commesso per attirare una simile furia? Si avvicinò in silenzio ad uno dei feriti che parevano muoversi al suolo. Prese un telo che giaceva per terra, lo pulì megli che potè ed iniziò a strapparlo, facendone dei bendaggi sottili.

<<Quale tempesta si è abbattuta su questa carovana, che niente e nessuno pare aver risparmiato?>> chiese, mentre iniziava a prestare soccorso allo sventurato.
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Messaggioda Aralune_Aelorothi » lun nov 03, 2008 2:02 pm

Si alzò, tremante, ma almeno si rialzò e questo per lei era un buon inizio. Il secondo buon inizio fu constatare che nonostante la situazione più o meno caotica in cui si trovavano si sapeva cosa fare nell'immediato, un sorriso, certo non il migliore - quello era riservato ad altro - ma un bel sorriso uscì dalle sue labbra e dai suoi occhi in direzione degli Ahari che ancora una volta si dimostravano degni del ruolo che si erano scelti.
Il terzo non fu un buon inizio, ella infatti rivolse la sua attenzione per un attimo a se stessa, giusto per vedere le sue possibilità di aiutare gli altri.

Chiuse gli occhi per un lunghissimo istante nel momento in cui comprese il suo aspetto. Sia i suoi capelli scuri come la notte che avvolgeva i corpi simile al profumo delle parole che soleva sussurrare ai loro cuori, sia la sua veste leggera di elfica fattura fin troppo estrosa per i canoni di alcune vecchie signore che di certo non le avrebbero perdonato certe nudità (ma d'altro canto lei preferiva la comodità, la sua comodità per il lavoro che svolgeva per altri...sicuramente le signore avrebbero capito o sarebbero rimaste affascinate) erano in uno stato che lei non voleva definire.
Solo le sue origini e la sua educazione, che poi erano la stessa cosa, riuscirono ad impedirle di usare una di quelle espressioni che ogni tanto -anzi più spesso di ogni tanto- aveva udito usare da alcune delle persone che solea accompagnare.

Riaprì gli occhi e sospirò, certo non era insolito per lei ridursi così...però di solito c'erano motivazioni a monte, adesso tutto le appariva vuoto e silenzioso e quindi estremamente curioso ed interessante.
Si guardò nuovamente e vide che ciò che le era caro ancora presso di se, non che i braccialetti che indossava fossero veramente preziosi per lei ma costituivano un utile investimento, ciò che invece andava oltre l'investimento e rappresentava una parte fondamentale della sua esistenza era lì con lei avvolto nella sua custodia...una custodia ora sporca, ma era per quello che servivano.

Così Ameerah, elfa del deserto, si guarda intorno alla ricerca di qualcosa che potesse suggerire aiuto a contestualizzare la situazione che si annunciava come un arazzo a tema astratto
Ultima modifica di Aralune_Aelorothi il lun nov 03, 2008 3:34 pm, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda MichiDisperso » lun nov 03, 2008 3:19 pm

Un istante di calma, la tempesta è passata, Haji con uno sguardo controlla che nessuno dannato sia nelle vicinanze, un respiro profondo, ritrovare la calma, sgombrare i pensieri, se si è avventati si compiono errori; ora che l'adrenalina sta lasciando spazio alla stanchezza il dolore inizia a farsi sentire con insistenza, non può ingorarlo ma cerca di accettarlo, prima bisogna capire la situazione; la testa rasata e lucida bagnata di sudore e sangue, osserva con gli occhi castani la scena, cosa resta della carovana, quanti sono i morti e i sopravvissuti, ora che il pericolo è passato urge portare cure ai feriti
<< Horus la forza, dammi la forza >>
dice a voce bassa, mentre deciso si muove verso gli altri passeggeri, cercando qualcuno che possa essere salvato grazie al potere del Sole Divino, aggancia alla cintura il suo Khopesh e con uno sguardo individua il suo bastone d'oro simbolo del sacerdozio di Horus, afferratolo si fa strada dolorante per prestare aiuto ai feriti, tante domande gli frullano in testa, coadiuvate dal dolore delle ferite, chi erano quei senzamorte? Chi ha dannato le loro anime? ma sopprattutto: dove è diretta la loro distruttiva follia?
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Messaggioda Reydal » lun nov 03, 2008 4:09 pm

Un lampo. Un piccolo corpo nel campo di battaglia ebbe un sussulto.
Aveva aperto gli occhi. Abbagliato. Debole. Stordito.
<<Ahh... la mia testa...>>
Wannow stava provando a tirarsi su. Era forse diventato il sotto il sopra? O forse era il contrario? No, stava ancora lì steso, di nuovo caduto.

Uno strappo di dolore: era in piedi. La testa girava come quelle luci che soleva usare per fare spettacoli, come un burattino senza alcun controllo dei propri fili.
Uno spettacolo si aprì davanti ai suoi occhi. La terra e l'aria trasudavano morte.
Si voltò di scatto. Dietro di lui niente.
<< Cose decomposte... resti e spoglie animati da crudeli magie... o era un sogno?>>
Non lo era. Lo sentiva.
Wannow sollevò lo sguardo per non dover vedere il supplizio e l'orrore di quei corpi mutilati e uccisi.
Qualcuno era in piedi. Sopravvissuto come lui.
Si guardò le sue vesti, le sue bellissime vesti. Sporche, lacere. Sospirò.
<<Almeno sono vivo...>>
Poi iniziò ad incamminarsi, sempre più distrutto da quell'atmosfera di crudeltà, verso i sopravvissuti più vicini.
Voleva sapere. Tutto.
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Messaggioda Vess » lun nov 03, 2008 6:25 pm

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Ameerah
Un leggero vento si stava levando da Occidente, lisciando la sabbia laddove le opposte fazioni avevano combattuto. I ricordi cominciavano a riaffiorare alla mente man mano che riprendeva controllo del proprio corpo. Il cuore aveva rallentato e il respiro si era fatto più calmo. Le gambe erano ormai salde e la testa girava sempre meno. Aveva sempre sentit parlare di cadaveri che camminavano, esseri sospei tra vita e morte e solo in quell'istante si rese conto di averne incontrato non uno, ma un intero esercito. L'odore di carne putrefatta era ciò che ricordava maggiormente, così come quei volti trasfigurati in smorfie di dolore o terrore, probabilmente le stesse espressioni che quelle povere anime avevano al momento della loro dipartita.
Una voce calda le parlò nella lingua comune con palese accento ahari:
"Tutto bene, damigella?" Il familiare volto di un ragazzino ahari le si parò davanti, preoccupato. Aveva appena 14 anni, l'età in cui gli Ahari mandavano i propri figli a proteggere le carovane con i soldati più esperti in modo che facessero pratica.

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Haji
L'esercito senza vita aveva travolto l'intera carovana, con la quale viaggiavano un centinaio di passeggeri di diversa età e genere. Non solo mercanti, ma anche profughi provenienti da Nuril, fuggiaschi dalle guerre a Kàfaster e Lancet, semplicissima gente in viaggio attraverso il deserto per motivi personali. Quasi tutti morti, se ne salvavano forse una ventina. Della stesa scorta, composta da cinquanta guierrieri ne rimanevano solo un pugno, e non superavano la decina. Avevano dato lavita per salvare quelle venti persone che ora si trovavano persi e diperati. Non fu difficile trovare moribondi e feriti in condizioni gravi, incoscienti o desiderosi di morire per non sentire più il dolore straziante che li perseguitava. Guardandosi in giro si rese conto di essere l'unico sacerdote.

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Wannow
Una donna si aggirava tra i resti dei carri, i corpi delle persone e degli animali uccisi gridando dei nomi con tutta l'aria che aveva nei polmoni. Un bambino piangeva in lontananza. Un sacerdote praticava le sue cure magiche su alcuni feriti gravi, in bilico tra la vita e la morte. Un vecchio viandante proveniente dal deserto si era avvicinato alla carovana prestando occorso al primo ferito che aveva trovato.
"Tutto a posto, ragazzo?" chiese un guerriero ahari alle sue spalle

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Charn
L'uomo smise di lottare contro le gambe che non gli permettevano di mettersi in piedi non appena la rassicurante figura di Charn gli fu al fianco, fasciandogli le ferite. Nello scontro l'uomo aveva subito due terribile fratture alle gambe e alla gamba destra le ossa rimanevano addirittura esposte alla vista.
"Morti che camminavano! Un esercito! Camminavano i morti! Ci uccidevano! Non cadevano... mai..." Urlò in risposta l'uomo, lo sguardo carico di terrore. I suoi occhi imploravano aiuto, chiedevano che Charn facesse smettere il dolore alle gambe.
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Messaggioda Yggdrasil » lun nov 03, 2008 7:54 pm

L'uomo pareva ferito nell'animo quanto nel corpo. Non morti! flagello dei viventi, cadaveri rianimati da poteri utlraterreni, erano tra gli orrori che nessun uomo desiderava vedere. L'idea che dei bambini potessero aver visto uno scontro con tali abomini...
<<Con calma, sei in salvo adesso. >> spiegò al ferito, cercando di rassicurarlo.
Charn osservò per un momento la frattura esposta sulla gamba del ferito. Il vecchio conosceva bene l'orrore che quelle ferite provocavano, sia in chi le subiva che in chi le osservava. Alla impossbilità di muoversi si aggiungeva il rischio dell'infezione; se si era fortunati l'osso ne risentiva a lungo, forse per sempre, altrimenti le febbri, il delirio e la morte erano ad un passo. Quell'uomo richiedeva le cure di un sacerdote.
<<Raccogli le forze, perchè adesso ti farò male. Dopo, se non ti muovi, starai meglio.>> L'uomo emise delle acute grida di dolore, mentre Charn risistemava l'arto, facendo attenzione a non toccare l'osso esposto. Cercò di steccare le gambe meglio che poteva, con legni e bende di tessuto
Cupo, l'anziano viandante guardò di nuovo il tetro spettacolo che lo circondava, notando infine un sacerdote che stava aggirandosi per la scena, curando i feriti che trovava. Si chinò di nuovo sull'uomo, mentre cercava di nuovo di tranquillizzarlo.
<<Adesso andò a chiamare qualcuno. Le gambe dovrebbero farti meno male, ma non toccarle, e non muoverle.>>
Camminò silenzioso nella sabbia del deserto, attorno a lui le strazianti grida dei feriti, di chi piangeva i propri morti e, ancora più strazianti, di chi stava cercando amici, colleghi o familiari nell'angoscia di chi non sa ma che si prepara per il peggio.

Charn arrivò fino al sacerdote, osservando le sue azioni, fissando per un istante lo sfavillante simbolo di Horus, lisciandosi la lunghissima e scomposta barba bianca.
<< I feriti sono tanti, in questa sera. Meno dei morti, ma pur sempre tanti. Vorrei darvi una mano>> disse improvviso, senza nemmeno presentarsi
<<Lì, disteso, sta un uomo. Aveva una frattura esposta; gli ho rimesso a posto l'osso, ma il rischio di infezione è molto, molto alto. Spesso nella nostra arroganza rifiutiamo l'aiuto che ci può essere dato, ma in questi casi ci si rende conto che molto di buono può venire dai poteri celesti, ed essere umile non vuol dire essere umiliato. Credo che anche quel ferito, se potrete prestargli soccorso, sarà d'accordo con me.>>
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Messaggioda Aralune_Aelorothi » lun nov 03, 2008 9:46 pm

Quando il vento si levò da Occidente lisciando le due Ameerah semplicemente osservò il campo di battaglia e si perse un attimo in una lunga riflessione sull'esistenza e il tempo, qualcosa che aveva anche a che fare con le clessidre ed il concetto di immortalità che riportò a lei il ricordo dei non morti.

Sul viso le si compose una smorfia, simile a quella di un gatto che disapprova qualcosa. "Li ho visti" si disse o sussurrò al vento con un tono di voce suadente che pareva sia l'eccitazione di aver visto una leggenda che la pietà che una simile visione portò al suo cuore, era incapace di provare odio...perlomeno per loro che erano stati condannati, forse se avesse saputo chi li aveva mandati, l'odio si sarebbe formato. Lei si conosceva fin troppo bene. Persa in quelle riflessioni fu avvicinata e un sorriso semplice e amichevole si compose sul suo volto in direzione di chi le rivolse parola...lei era sempre così sorrideva a tutti perchè amava sorridere e perchè aveva i suoi vantaggi
"Vi ringrazio per l'interessamento sto bene" la sua voce aveva quella dolcezza che sia per influsso della sua natura che per l'accentazione elfica produceva quel'inclinazione esotica tipica di molti artisti. Ovvero di avere una voce capace di non essere immaginata tramite disegni concreti ma solo per il ripetersi delle sue parole trascritte su seta, quelle curve sulla stoffa di certo di colore intenso era la sua voce e il suo tono "Posso esservi d'aiuto in qualche modo" e si guardò nuovamente intorno
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Messaggioda MichiDisperso » mar nov 04, 2008 9:45 am

non c'era un minuto da perdere; ancora una volta Horus metteva alla prova le capacità del suo sacerdote ed ancora una volta gli concesse il suo misericordioso potere, Haji con parsimonia iniziò a dispensare cure a coloro che sembravano avere più possibilità di sopravvivere, considerando anche il fatto che si trovavano nel pieno deserto, sfruttava le sue conoscenze mediche e quando strettamente necessario si concentrava per incanalare il sacro potere del Padre Luminoso, dando sollievo e guarigione ai sofferenti, si trovava intento a fasciare il fragile braccio di un'anziana donna quando sentì la voce alle sue spalle, senza fretta terminò la fasciatura e si rialzò, osservando il generoso viandante, lo sguardo cupo si ammorbidi per un istante, la fronte corrucciata per il dolore si distese lasciando intravedere un complesso tatuaggio che la attraversava; Haji chinò brevemente il capo e rispose al pellegrino
<< i cuori umili sono limpidi e trasparenti, e sono pronti a dare fiducia a chi con così sagge parole si presenta; invero amico viandante andrò proprio ora ad invocare per lui la divina misericordia; io, Haji el-Masri, umile servo del Sole Eterno, ti ringrazio >>
un'istante in cui i sinceri occhi castani del sacerdote incontrarono quelli del viandante, la mano destra stretta sul pesante ankh d'oro simbolo della sua fede, poi senza esitare ulteriormente si diresse ove gli era stato indicato, chinandosi poi sul ferito, osservò con approvazione il buon risultato ottenuto da Charn e rassicurò il ferito a voce bassa
<< non temere amico mio, Horus avrà pietà di te e preserverà il tuo corpo e la tua anima >>
e detto questo stese su di lui la mano ed il luccicante bastone ed invocò la sacra guarigione del Sole Divino, lasciando che l'energia passasse attravero al suo corpo per riversarsi gloriosa sul corpo martoriato del ferito; non esagerò nel chiedere potere al suo Dio, sapeva che ancora molti attendevano le sue cure..
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Messaggioda Yggdrasil » mar nov 04, 2008 12:23 pm

Alle parole di Haji Charn lisciò la lunga barba bianca e scomposta, annuendo.

L'anziano pellegrino distese la fronte rasserenata, nel vedere le suppliche divine del giovane sacerdote. Rimase vicino al ferito, mentre il miracolo della guarigione avveniva di fronte ai suoi occhi, tangibile e mai banale testimonianza dell'influenza celeste sul mondo.
<<Raccontatemi del vostro viaggio. Molte sono le bellezze che l'occhio del viaggiatore può incontrare nel suo cammino per queste lande deserte, e mi piacerebbe ascoltarle.>> gli chiese, la voce, roca per l'età, calma e tranquilla. Cercava di distogliere la sua attenzione dal dolore mentre l'orazione del sacerdote guariva la sua gamba.
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