[PbF] Il Figlio dei Ghiacci (VI° Avv.)

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[PbF] Il Figlio dei Ghiacci (VI° Avv.)

Messaggioda Vess » lun dic 15, 2008 12:44 pm

15° giorno di Fent del 72° anno dalla Rivoluzione dell'Ovest
Ikena si era accomiatata dalle ragazze prima che le strade divenissero brulicanti di vita. Dopo il suo discorso era calato un silenzio mesto e solo qualcuna aveva dato il suo parere concorde con le parole della loro giovane salvatrice. Alcune avevano pianto spaventate dall'abbandono, altre per la malinconia di perdere una così preziosa amica, ma le più anziane e determinate avevano cercato di confortarle.
Anche fuori pioveva. L'acqua cadeva impenitente sui lavoranti e i viaggiatori, accumulandosi nel solco al centro delle vie dalla caratteristica pavimentazione concava e portandosi dietro fango e sporcizia.
Alle porte della città le controllarono nuovamente il volto e la lasciarono uscire. A perdita d'occhio davanti a lei si srotolava la strada che doveva percorrere.


Appena scese le scale, sulla sinistra c'era una piccola leva incastonata nel muro, attualmente rivolta verso l'alto.
I loro passi scricchiolavano leggermente sul pavimento bagnato e scavato nella pietra. Una sottile polvere umida copriva ogni superficie del sotterraneo che si inabissava nelle profondità della terra sotto l'oscura cattedrale. Il soffitto, come le pareti e il pavimento, sembrava diretatmente scavato ma non levigato e presentava tutti i segndi degli attrezzi utilizzati per crearlo.
Procedettero per una quarantina di piedi e il cunicolo discendente si affacciò su un corridoio piano altrettanto umido e maleodorante di muffa e carogne che si diramava a destra e a sinistra rispettivamente di trentacinque e cinque piedi. A destra il percorso svoltava nuovamente verso destra, mentre a sinistra culminava in una porta chiusa, metallica, arrugginita, decorata di fiamme.
Ultima modifica di Vess il mar gen 27, 2009 11:08 am, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda Blackstorm » mar dic 16, 2008 12:20 am

Jarivar fece un cenno con la mano a Gròr per indicargli di stare zitto, poi dopo aver controllato che la strada sulla destra fosse libera, fece un altro cenno per far restare Gròr e gli altri nel corridoio iniziale e si avvicinò in silenzio tendendo l'orecchio verso la porta, senza toccarla.
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Messaggioda Vess » mer dic 17, 2008 1:10 pm

Avvicinandosi poté guardare meglio la porta: sembrava una lega di ferro pesante e resistente, e quelle che da lontano sembravano semplici ribattiture di borchie applicate sul perimetro rivelarono la loro forma a doppio sole. Lo stesso simbolo che avevano visto sui bracieri.
Le fiamme della decorazione divampavano dal centro e si spandevano su tutta l'ampiezza, lambeno i soli intersecati. Una pesante serratuta, in ferro come la porta, sovrastata da una maniglia lavorata con lo stesso fuoco che rappresentava il motivo ricorrente, si trovava sul lato sinistro, a circa tre piedi dal pavimento. I cardini erano visibili sulla destra.
Ascoltando intento alla ricerca di suoni e rumori provenienti da oltre l'uscio, udì soltanto il silenzio.
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Messaggioda Blackstorm » mer dic 17, 2008 1:15 pm

Jarivar tornò indietro verso i suoi compagni.

Parlando a voce bassa descrisse la porta.
I simboli sembrano gli stessi dei bracieri. Non ho sentito niente, ma è una porta piuttosto massiccia, a prima vista, quindi potrebbero non passare molti rumori. Che dite, controlliamo lì dentro o andiamo per il corridoio?
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Messaggioda LordDarvandDeveMorire » gio dic 18, 2008 1:08 pm

Ikena partì, verso Ashan. Se il colonnello li voleva incontrare lì, forse era perché Ashan supportava clandestinamente la ribellione.
Ed ad Ashan aveva un'amica.

Ed avrebbe potuto raccontare a qualcuno ciò di cui era venuta a conoscenza.
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Messaggioda Blackstorm » ven dic 19, 2008 5:02 am

Aggiudicato, sussurrò Jarivar con un cenno del capo.
Mi raccomando, dammi 5 o 6 metri di spazio prima di seguirmi, meno rumore facciamo meglio è. Syrus, attento dietro se si apre la porta.

Poi con le sue solite movenze fluide, avanzò nel corridoio fermandosi dopo qualche metro per dare il tempo agli altri di sporgersi. Poi continuò, sempre attento ad eventuali sezioni di pavimento sospette o fili nascosti.
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Messaggioda Vess » lun dic 22, 2008 10:06 am

In meno di un giorno fu oltre il confine: sembrava di respirare un'aria completamente diversa, più limpida, pura. I villaggi di capagna che incontrava lungo il cammino erano popolati non da un popolo misero e sporco, dagli occhi torvi e incattiviti come a Nuril, ma da gente serena, che pareva soddisfatta delle proprie fatiche. Gli abiti, seppur semplici, erano interi e puliti, le capigliature delle contadine ben raccolte, le persone curate. Nulla a che vedere con la povertà di Nuril.
Alla frontiera un manipolo di guardie presidiavano la strada. Fermavano ogni viandante, assillandolo di domande riguardo ai mortivi che lo spingevano a recarsi da Nuril ad Ashan o da Ashan a Nuril, diffidenti, rabbiosi. Volevano i documenti di viaggio, e lei non li aveva. Non volevano proprio lasciarla passare, avevano addirittura cercato di arrestarla. Liberarsi di loro era stato impegnativo, ma almeno le aveva permesso di sfogare tutta la rabbia che le riempiva il cuore al ricordo dei rivoluzionari barnaramente massacrati. Fortunatamente nessuno aveva visto.
Gwen...l'avrebbe aiutata? La loro solida amicizia l'avrebbe sostenuta anche in quel momento?
Ora che era in territorio ashano doveva solo decidere che via percorrere per arrivare a Sterimar, la città capitale del feudo del padre di Gwen. Poteva seguire la strada, passare Glir, procedere fino ad Alor e svoltare a Sud-Sud-Ovest, verso la marittima Sterimar. Avrebbe impiegato poco più di otto giorni.
Oppure poteva attraversare le brughiere, le pianure, le colline basse e levigate che occupavano quel territorio da tempo immemore, guadare il fiume Rulion. Dopo sei giorni avrebbe visto la sua cara amica.


Jarivar scivolò nell'oscurtità del cunicolo, seguito dagli altri. Syrus, vigile, si guardava alle spalle pronto a difendere i due maghi, mentre Balduran borbottava tra sé e sé qualcosa di incomprensibile riguardo ad umidità e reumatismi. Trentacinque piedi, poi la curva a gomito del corridoio, altri cinque piedi e una porta chiusa, del tutto identica a quella già incontrata. Anche questa aveva i cardini rivolti all'esterno.
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