Jace
Ciao, Jace. Non chiedermi come ho fatto a trovarti, sto invecchiando, ma non sono ancora totalmente stupido. Nonostante tutto, esistono cose che io non posso fare. Impegni di guerra mi portano al fronte elfico. In questi ultimi anni ho trovato rifugio fra gli elfi di Erethor. Naturalmente per ricambiare la loro ospitalità non potevo fare nulla di meno che impegnarmi sul fronte, usando le stesse tecniche che a suo tempo ti ho insegnato. Stai diventando bravo, ho avuto qualche difficoltà a trovarti. Ma bando alle ciance. Sarò breve: gli elfi qui mi hanno parlato di una missione da fare. Purtroppo i miei impegni ai confini della foresta mi portano a non poter partecipare in prima persona - non posso essere ovunque. Perciò ho deciso di sfruttare la mia seppur scarsa reputazione qui nella foresta, per proporti come valido sostituto. Mi è stato chiesto di contattarti, evidentemente riscuoto ancora successo. Potresti essere scelto come no, ma ho garantito personalmente sulle tue capacità , quindi forse la mia influenza potrà essere utile. Non so quanto sia da considerarsi una fortuna, Jace, ma di questi tempi la resistenza ha bisogno di tutti gli uomini che può offrire. Vieni alla foresta di Erethor. Le sentinelle sono state avvertite che se qualcuno che ti somiglia si fa vedere, devono evitare di ammazzarlo. La parola d'ordine è "La differenza fra cinque e quindici è la differenza fra vita e morte". Immagino che non avrai difficoltà a impararla a memoria. Ti aspetto,
Arikel.
PS: l'inchiostro con cui è scritta questa lettera è naturale, e perfettamente digeribile. Falla sparire nella maniera adatta. Prima di partire.
Jace si era trovato la lettera del suo vecchio maestro al mattino, dopo un sonno che credeva sicuro. Si era immediatamente messo in viaggio, ed ora si trovava alla corte elfica di Erethor. Sembrava che fossero stati diramati parecchi avvisi come il suo, dal momento che nella radura dove stava si trovavano almeno una ventina di altre persone, in attesa che arrivasse un ufficiale elfico a chiamarli.Nel frattmepo gli era stata concessa la possibilità di ristorarsi e rifocillarsi, e Jace potè apprezzare il lusso di un pasto completo e tranquillo, senza l'assillo di guardarsi le spalle.
Finn
"Vieni qui, figliolo."
Finn si avvicinò.
"Sono tre anni che sei qui. Abbiamo imparato ad apprezzare le tue qualità , e per quanto il cuore mi pianga, mi è stato richiesto un servigio che non oso rifiutare. Ho ricevuto una comunicazione, pare che la Strega Regina, la signora degli elfi, cerchi un manipolo di avventurieri per una missione. Di che tipo non so, ma sono a corto di uomini, e pare che uno studioso di magia come te possa far comodo. So che per te è difficle lasciarci, ma sopravviveremo fino al tuo ritorno. Non avere paura. E quando tornerai, chissà , forse potresti essere ancora più utile di quanto non lo sia già . E' una decisione dura da prendere, ma di questi tempi niente è facile. E non ha senso litigare dentro la resistenza. Il nostro nemico comune non desidera altro. Perciò vai. Ti scorteremo fin dove possibile, poi prenderemo contatto con gli gnomi, e ti faremo contrabbandare fino ad un luogo sicuro da cui raggiungere la foresta. Che lo spirito dei wogren ti guidi in questa avventura, ragazzo mio."
E così eccolo lì, in una foresta con alberi altissimi, gente altissima, tutto sproporzionato. Era ocn un'altra ventina di persone, sembrava essere l'unico halfling, anche se aveva intravisto un paio di meticci, frutto di strane mescolanze con gli elfi. Era in attesa di un ufficiale. Questi elfi sembravano prendere tutto fin troppo seriamente. Forse la missione era più importante di quanto immaginava.
Jamaver
Non poteva sbagliarsi, la voce era quella del suo vecchio precettore, eppure non vedeva nessuno intorno a lui. Si stupì della potenza delle arti arcane. La voce di Duinhir era molto divertita.
"Ragazzo mio, ti ho già detto che ci sono incantesimi molto potenti, e che vanno oltre la tua più fervida immaginazione... In ogni caso, smettila di guardarti intorno. No, non ti posso vedere, ma immagino che stai facendo qualcosa del genere."
Non sembrava possibile rispondere, qualsiasi parola cadeva nel vuoto, così intuì che era una comunicazione a senso unico. La voce del suo maestro di magia perse di colpo tutta l'allegria.
"Le cose si stanno complicando. La Strega Regina in persona ha chiesto di contattare uomini valorosi per una missione. Non ti posso rivelare i dettagli, ma tu sembri adatto. Vieni al più presto alla foresta. Le sentinelle risponderanno alla parola d'ordine <Il giunco sopravvive alla tempesta, poichè non vi si oppone>. Vieni al più presto."
E così era arrivato. Ora cominciava ad essere perplesso. Così tanta gente per una missione? Le cose andavano coì male? Mentre rifletteva sulla reale entità della missione, vide una figura familiare, un uomo di cui non ricordava il nome, ma che aveva incontrato durante le missioni che faceva mentre era con gli elfi. Aveva comunicato messaggi e a volte fatto da avanguardia, ma erano stati incontri sporadici. Almeno una faccia nota, sebbene probabilmente fosse perplesso ocme tutti i presenti.
Altair
"Sei colui che chiamano Elmarin?"
Gli uomini lo avevano seguito fino alle zone più a nord. Il contingente doveva andare a rinforzare le linee amiche, e i fattori tempo e sorpresa erano essenziali. Altair aveva fatto spesso questo tipo di missioni per conto della resistenza. Conosceva alcuni punti di accesso ad Erethor, ma non si era mai addentrato troppo nella foresta. Le sue missioni erano più lungo i confini e lungo le terre occupate. Qunado arrivarono, dopo una lunga marcia, fino al drappello di elfi che li attendeva, una volta sbrigate le formalità uno degli elfi gli fece quella domanda a bruciapelo, parlando in alto elfico. Alla sua risposta affermativa, riprese, con tono di urgenza:
"Bene, è un po' che stiamo raccogliendo un certo numero di persone, fra cui anche gli scout e le avanguardie. Qualcosa bolle in pentola, una missione, si dice, abbastanza importante. La stessa Strega Regina ha dato l'ordine. Vieni, ti mostro la strada". dopo avergli dato le indicazioni, gli diede anche una fascia da metter ein testa, per farlo riconoscere come alleato, attraverso il viagigo nella foresta. Non che ci fossero pericoli, disse l'elfo, ma non si sa mai.
In mezzo a quella gente si poteva anche permettere di rilassarsi. Così dentor la foresta i legati non sarebbero mai arrivati. Certo che così tanta gente per una singola missione... sembrava un po' troppa. Era impossibile che ci si muovesse in così tanti, e di razze diverse, senza attirare l'attenzione. Forse stavano solo selezionando quelli adatti alla missione? Mentre si guardava intorno, is rese conto che molti volti gli erano familiari eppure sconosciuti. Aveva lavorato come scout per gli elfi molto a lungo, e gli riusciva difficile tenere a memoria tutti.