27° giorno di Sin’arim del 72° anno dalla liberazione dell’Ovest
La luce del sole comiciava a rischiarare il cielo e colorare di un rosa dorato la neve che copriva tutto; era stata una fortuna che avssero improvvisto le tettoie, perché aveva nevicato tutta la notte e le impronte del loro passaggio erano state cancellate, così come il sentiero davanti a loro, distinguibile solo per lo spazio che aveva lasciato tra gli alberi.
Rose si era svegliata a metà del turno di Jarivar, e nel silenzio della mattina aveva cominciato degli esercizi con la spada. Tirava di scherma come un militare ed era abile. Arrugginita ma abile.
Non appena fu ora Rose svegliò tutti, che si misero subito all'opera. O almeno, quasi tutti; raggomitolata ad un'estremità dell'accampamento un'esile e pallida ragazzina continuava a dormire, ignorando la sveglia di Rose.
Intanto tutti erano indafarati a risistemare gli zaini, prepare una colazione abbondante o sgombrare, almeno parzialmente, il sentiero dalla neve, dando così il tempo di studiare a chi doveva studiare, e di pregare a chi doveva pregare.