Vicinanze di Ornain, 21° giorno del 5° mese, 1814 U.E.
Namir conobbe la direzione di ciò che cercava. Si diresse deciso in quella direzione, prima o poi avrebbe incontrato il chierico. Mentre camminava si sentiva quasi osservato... ad un certo punto ebbe la netta sensazione di essere vicino, ed infatti sentì il sorriso nella voce del chierico ad un paio di metri.
"Che dire... ne hai di fegato, ragazzo. Staresti bene al servizio del Signore dei Segreti... coraggio, dedizione, ed il non farsi fermare da quisquilie come l'oscurità , ma anzi muoversi con essa..."
Namir cercava di raggiungerlo, vedeva la sua sagoma sfocata, a tratti, ma il sacerdote sembrava rimanere appena al limite del suo campo visivo.
"Non ti affannare ragazzo. Mi piace il tuo coraggio, per cui vivrai... per questa volta. La prossima... chissà ."
Ciò detto pronunciò una parola in un linguaggio antico e sconosciuto, una lingua che forse nessuno parlava da secoli, e poi silenzio completo.
Hamilton sentì la parola, poi più nulla, e con il pugnale stretto in mano si fiondò dentro la nube.
"Bastardo! Vieni qui che ti sgozzo come un maiale al macel..."
non fece in tempo a finire che venne investito pure lui dalla nube, e cadde in ginocchio sotto la violenza dello stordimento provocato dall'incantesimo.
La nube passò piano piano, la prima a riprendersi fu Ithyris, che vide la nube allontantarsi da lei abbandonando per primi Ulfgar e Laucian, poi Namir ed Enkidu, ed infine il piccolo Hammy che era appoggiato su un ginocchio e si teneva la testa con una mano. Appena la nube passò la sensazione di stordimento scomparve in tutti coloro che la avevano subita. I compagni di Andor erano ancora confusi e terrorizzati per ciò che era successo, mentre Andor, a parte la freccia non sembrava avere subito altre ferite, sebbene avesse ancora le convulsioni. Namir sapeva di avere pochi secondi per neutralizzare il veleno, oppure, se Andor non avesse torvato la fibra per resistere, il veleno avrebe potuto ucciderlo. Sul campo di battaglia giacevano i corpi senza vita dell'arciere e degli orchi, in maniera scomposta, a parte lo stregone, che sarebbe sembrato semplicemente svenuto, se non fosse stato per la macchia bruna che si spandeva sotto il suo corpo immobile.