L'inclusione forzata tende a diventare deleteria, soprattutto quando è causa di forzature visive che divengono controproducenti. Gli autori spesso lo fanno senza convinzione alcuna, e questa diviene manifesta nei risultati. Inoltre in alcuni casi il risultato è peggiore del rimedio (determinati abiti su determinati personaggi richiamano ad esempio le piantagioni di cotone che vengono così trapiantate in giro per il mondo...).
Talvolta l'indecisione è tale per cui i personaggi sono prima posti in realtà alternative in cui la questione razziale non esiste e poi, tutt'a un tratto, rendendosi conto dell'effetto causato, l'intero mondo viene riscritto a partire da un determinato episodio della serie (vedasi Bridgerton). O l'una o l'altra...
Inoltre, nel voler risolvere una questione prevalentemente statunitense (e interna) si tagliano tutte le possibilità intermedie, ponendo solo determinate quote legali (afroamericani ed estremo-orientali saltando a pié pari Nordafrica e Medio Oriente, oltre che India, America latina, Oceania e quant'altro).
Modalità per rendere Tolkien multietnico vi sarebbero, e non passano per porre rappresentanti di etnicità a caso in alcune città in cui la provenienza dei personaggi dovrebbe essere resa evidente fin da un primo sguardo.
A detta di Tolkien la corona di Gondor dovrebbe essere simil-egizia perché immaginava i numenoriani come antichi egizi. Perché non prendere determinati popoli (e non quelli caricaturali!) per offrire loro un'unitarietà visiva (esempio: nordafricana) capace di permettere di identificare i gondolin rispetto ai rohirrim o la stirpe dei re (Aragorn) rispetto agli altri uomini?
Ciò detto, l'elfo scelto mi sembra anche adatto, rispecchia le peculiarità con cui nei film di Peter Jackson gli elfi erano riconoscibili come tali e non solo per le orecchie.
Mi dispiace per la nana senza barba (che avrebbe potuto al contrario essere ottimo simbolo inclusivo!), ma effettivamente era forse chieder troppo.
Diciamo che quello che pensavo sarebbe stato un problema potrebbe svanire abbastanza velocemente.
Ciò che mi preoccupa è la scarsa capacità mostrata negli ultimi anni dagli sceneggiatori quando si tratta di dover scrivere nuovo materiale invece di adattarlo. Soprattutto quando il prodotto ha un budget troppo alto per poter compiere esperimenti (se fallisce molti soldi saranno persi e molte carriere saranno rovinate) e finirà dunque per procedere su binari già tracciati e per ricadere in formule tanto sicure quanto banali.
Quando gli autori di Game of Thrones smisero di avere a disposizione i libri e dovettero basarsi su una trama che era stata loro solo descritta, tutti i limiti delle loro capacità (nel passare il tempo a citare dialoghi di stagioni precedenti, ad esempio) fu resa evidente.
Si pensi alla nuova trilogia di Star Wars.
In questo, purtroppo, non avranno a disposizione un libro di Tolkien, ma qualche capitolo e cronologie di avvenimenti da cui pescare. Troppo poco e troppe pressioni perché ne fuoriesca qualcosa di valido, temo.