Il tardo inverno si mescola alla notte ed impregna ineluttabile la città delle torri. Nonostante la prima primavera sia pronta a fare il suo ingresso sul Korvaire, oggi nemmeno il ricordo o la speranza di un tiepido Therendor riesce a riscaldare le ossa della metropoli. Gli unici posti che proteggono gli abitanti della grande Sharn dal freddo e dall'acqua sono le prospere taverne, disseminate ovunque nella città. Le poche figure che si muovono di corsa lungo i camminamenti, cercando di evitare la scrosciante pioggia che si riversa tanto dal cielo quanto dalle guglie già colme, sembrano correre disperatamente fino alla prossima oasi calda e asciutta.
La fiasca argentea, situata nella parte superiore della città, è una di queste oasi. La locanda consta di un unico ampio salone, le cui pareti sono completamente ricoperte dell'acacia tratta dalla Foresta del Re; la luce si diffonde per tutta la stanza da un candelabro in ferro battuto con 6 lunghe braccia che partono da un corpo che ricorda vagamente un albero di vite capovolto; queste braccia, con la forma di rami solidi e robusti, presentano ciascuno un grappolo di gemme luminose, raccolte proprio per sembrare i frutti dell'albero.
Il salone presenta un numero variabile di tavoli in ferro battuto rinforzato, coperti da abbondanti tovaglie in carta rossa: nei giorni come questo, dove la clientela va ben oltre la media, un massiccio forgiato di personalità maschile di nome Argano aggiunge tavoli a comando della sua padrona, organizzando lo spazio, sistemando le sedie (anch'esse in ferro battuto intarsiato con grezze foglie di vite) e limitandosi ad accogliere i nuovi venuti con un ampio quanto goffo inchino.
Ad aiutare Argano nella gestione della sala la mezzelfa Shelin ha il suo gran da fare stasera, correndo da un tavolo all'altro come una mosca impazzita, ascoltando ed appuntando l'ordine di questo, la lamentela di quello e schivando agilmente le pacche sul sedere di qualche avventore con i freni inibitori decisamente ridotti dall'alcol. Nelle occasioni, ormai rare, in cui si distrae, la padrona del locale schiocca appena le dita e, tramite un uso innovativo dell'incantesimo prestidigitazione, fa sentire un forte schiocco ed un leggero pizzico alle orecchie della cameriera che, quanto prima, ricomincia a fare il suo lavoro.
Lontano dagli occhi ma, infondo, l'attrazione più rinomata della locanda è Grinain, una nana con abilità culinarie degne di un grande chef ma decisamente carente in ambizioni. Sotto la sua impeccabilmente bianca ed sempre immacolata veste da cuoco, dentro una larga tasca del suo migliore vestito, si agita senza sosta Frorin, la lucertola da cui non si allontana mai; il patto con la padrona della locanda è che, finché i suoi piatti restano meravigliosi come sempre e la lucertola resta nascosta, non obietterà alla presenza compagno animale della cuoca.
Tra i dipendenti della locandiera manca solo Alen, un umano che sembra di aver fatto dell'obbedienza cieca il suo stile di vita, quando non è troppo pigro o troppo in ritardo. Lui e Shelin si danno il turno al servizio della sala. Manca ancora mezz'ora alla fine del turno di Shelin, che vuol dire che in qualsiasi momento, non prima di mezz'ora e non dopo la chiusura del locale, Alen arriverà trafelato scusandosi per il ritardo. Un giorno, qualche mese fa, Alen è arrivato giusto in tempo per la chiusura e, tanto la collega quanto la datrice di lavoro, stizzite, l'hanno rinchiuso nelle cantine insieme a Argano (che adora restare a "dormire" nelle cantine). Il giorno dopo, più mortificato che arrabbiato, il giovane Alen ha fatto doppio turno e da allora non ha più fatto così tanto ritardo.
Dietro il bancone, passando gli ordini dalla cameriera alla cuoca e restituendo a questa le pietanze ben impiattate, c'è Frinarv, la padrona della locanda, una gnoma che compensa la sua scarsa altezza (anche per essere una gnoma) con un'agilità impressionante; salta da un grosso sgabello nascosto dietro il bancone (per servire i clienti) ad un altro grosso sgabello di fronte ad una finestra con la cucina senza difficoltà anche con i piatti in mano. Molto spesso Alen le ha chiesto perché non comprasse una pedana invece di tenere un sistema di sgabelli per muoversi lungo tutto il bancone, ma lei si è sempre rifiutata di dargli ascolto. Oltre ad essere un'ottima datrice di lavoro, Frinav è anche una barista di tutto rispetto, riempiendo, mescolando e inventando i più strani liquori per la sua clientela.
Alla fiasca argentea, oggi, la serata sembra non finire mai: gli avventori si susseguono con impensabile continuità e, per ogni cliente che lascia la sala con lo stomaco pieno, ne entrano due con un appetito da record, mettendo in crisi tanto la padrona quanto i suoi dipendenti che non sanno più come fare a gestire il numero crescente di persone. Proprio ora, dalla porta della locanda, che appare quasi come un portone data la stazza del nuovo venuto, un piccolo halfling entra trafelato, risponde con una domanda al sempre pronto Argano e si dirige di corsa verso un tavolo già abitato in fondo alla sala, urtando pesantemente un mezzorco ad un tavolo, scusandosi sempre di corsa e scappando di nuovo verso il punto prefissato senza lasciare all'avventore l'opportunità di accettare le scuse.
Arsk Cuore di Fiamma si gratta la testa, perplesso per la fretta dell'esserino che l'ha investito, e torna a concentrarsi sul problema del giorno: i quattro compagni, infatti, aspettando con impazienza la fine del turno della compagna, stanno scrutando un foglio di pergamena che giace davanti a loro, ricco di scritte indecifrabili. "E' inutile anche tentare con la lettura magica, - sentenzia Cuore di Fiamma terminando di raccontare la sua frustrante giornata - ho buttato 25 monete d'oro solo per farmi dire che non riesce a scoprirne il contenuto". Ieri Galail Firion, frugando tra le cose di un assente potenziale cultista, aveva trovato quella pergamena che, a suo dire, era sembrata interessante; per questo motivo Arsk, l'unico a contestare i metodi poco leciti del compagno, ha perso tutta la giornata tra uno studioso ed un altro nella città delle torri per riuscire a decifrarlo, con congrua spesa in denaro. Il risultato? Tante monete d'oro perse per capire che è indecifrabile.
Mentre Kuma ruggisce appena per la disperazione, Dalinar butta giù un bicchiere, quasi senza ricordarsi che cosa ha scelto di bere; non ha assolutamente sete ma sanno benissimo di non potere restare nella locanda senza consumare.

Spoiler: