L'ultimo dei templari

Regia: Dominic Sena
Cast: Nicolas Cage, Ron Perlman, Stephen Graham, Ulrich Thomsen, Claire Foy
Genere: Thriller, Drammatico, Fantasy, Avventura, Horror
Produzione: Atlas Entertainment, Relativity Media
Data di uscita italiana: 15 giugno 2011
Durata: 1,34 ore
Nazione: USA

 

Cominciamo con una rivelazione. Il film non tratta dell’ultimo dei templari, a meno che non confondiamo i templari coi crociati. ma anche in tal caso, neanche dell’ultimo dei crociati si parlerebbe. Infatti il titolo originale, “Season of the witch”, rimanda a tutt’altre tematiche, sebbene, a sua volta, non c’entri nulla con la canzone di Donovan.

Siamo nei tempi bui del Medioevo (del genere più oscuro di quanto non siano mai stati effettivamente) e ci muoviamo tra due grandi mali: il primo è una chiesa inquisitoria ed antipatica che si diverte a mandare a morte persone in nome di Dio, il secondo sono le streghe. Streghe che, come ben reso dalla scena introduttiva, esistono eccome.

Vogliamo essere un po’ più specifici? Siamo nel XIV secolo, durante le crociate, e due cavalieri, Behman (Nicolas Cage) e Felson (Ron Perlman), si guadagnano il paradiso a forza di massacrare infedeli sotto il ritornello incessante del prete in corazza da campo e giocando a far scommesse spaccone sul numero di uccisi durante la battaglia.

Tanto per chiarirci le idee, Behman è il cavaliere duro e puro, Felson è quello donnaiolo e amante del vino. I due combattono le battaglie storiche delle crociate (tutte scandite da opportune didascalie), scontro dopo scontro, tutte a piedi con assalto all’arma bianca (ma loro due non erano cavalieri?), fino a che alla quindicesima battaglia Behman uccide per errore una donna, e gli viene il lampo di genio: non è che stiamo solo massacrando innocenti?

Risultato ovvio: diserzione e provate a fermarci se vi va.

 

 

È dai tempi dei Cavalieri dello Zodiaco che non vedevo dei Cavalieri stare così tanto a piedi...

 

Passa un mese e i due allegri compagni stanno viaggiando sulle coste della Siria quando arrivano ad una città cristiana (la prima a non essere segnalata da una didascalia), sopra cui volteggia un nugolo di corvi… ci sarà da fidarsi?

Il bisogno di cavalli e provviste (perchè, a quanto pare, anche se non in battaglia, un destriero lo sanno cavalcare) li spinge nella città devastata dalla peste, dove un paio di errori indegni di essere commentati li porteranno all’arresto per diserzione: oh toh! A quanto pare è più facile essere arrestati da quattro guardie cittadine in una città morente che da un esercito di crociati…

Finirà così il film? Chiaro che no! Perchè il cardinale locale morente propone loro un patto: il loro crimine sarà perdonato se daranno una mano a scortare fino a un monastero la strega che avrebbe causato la peste; lì, grazie alle sacre parole del codice di Salomone (unite alla presenza della strega prigioniera) dovrebbero dare una giusta conclusione alla pestilenza.

Perchè le streghe esistono: lo abbiamo visto nell’introduzione! Ma la ragazza in gabbia è davvero una strega? Oppure è solo l’odiosa chiesa che abbiamo visto muoversi nelle crociate a volere un capro espiatorio? E le sue stranezze sono solo forza della disperazione o nascondono qualche potere sovrumano? È su questo dubbio (condiviso da personaggi e spettatori) che si articola la maggior parte del film, creando a poco a poco un’atmosfera da film horror-splatter, in cui il pubblico può velocemente iniziare a giocare al “chi sarà la prossima vittima”, il padre depresso o lo sbarbatello, il prete ultraconvinto o il truffatore?

 

 

La compagnia della strega: chi sarà il prossimo?

 

Dopo una lunga serie di peripezie i nostri arriveranno al monastero dove, finalmente, molti enigmi saranno svelati, il ritmo subirà una forte accelerazione e ci si potrà godere uno scontro finale, per la media, neanche fatto troppo male. Inoltre, confrontando il tutto con la prima ora di film, questo scontrobasterà a far uscire lo spettatore non troppo deluso… Anzi… Sembrava un film senza trama, ma forse un pochino ne aveva…

Basta questo a riscattare il film? Sì e no. Perchè se è vero che alcuni enigmi apparentemente inspiegabili trovano una giusta soluzione, le incongruenze all’interno della trama restano molte e forti, a partire dal contorto piano dell’antagonista, per procedere con il modo insensato e suicida in cui usa le sue capacità, per concludere con la scelta di prendere una guida per evitare la terrificante Foresta Amara (“vuoi davvero passare per la foresta amara? meglio prenderci una guida!”) per poi finirci comunque sotto diretta indicazione della guida (“dove siamo?” “nella Foresta Amara”).

 

Credi sul serio che una ragazza così dolce e innocente possa essere una strega?

 

Per quanto riguarda il cast Nicolas Cage non fa altro che mantenere la sua unica, solita e irremovibile espressione da cane bastonato per tutti e novantacinque i minuti, sia che scherzi col suo amico sia che pensi alla povera donna da lui uccisa… Brutta prova anche per Ron Perlman, anche perchè, purtroppo, vestendo quei panni ed impersonando quel ruolo, gioca brutti scherzi creando collegamenti con un altro suo film decisamente da dimenticare (In the name of the king). In un cast in genere abbastanza mediocre (difficile dire se per colpa degli attori o della caricaturalità dei personaggi) spicca decisamente in positivo Claire Foy nei panni della giovane strega. Un peccato che il pesante trucco da pestilenza e il doppiaggio impediscano di godere del cammeo di un irriconoscibile Cristopher Lee nei panni del cardinale D’Ambroise.

 

 

Il letto funebre del cardinale: bello morire tra tante facce allegre

 

Parlando invece dell’ambientazione si gira tra le bellissime Alpi austriache (ma non dovevano essere le montagne della Siria?!) di cui però non si riesce a godere per colpa di un clima e di un’illuminazione piuttosto buia, tetra e pesante che colpisce tutto il film. Mai vedrete il sole brillare sopra i tempi oscuri, eccetto al massimo un po’ di sole cocente (e quindi tutt’altro che piacevole) che batte sugli elmi accaldati dei cavalieri appiedati dell’esercito crociato, privo di ogni stemma araldico e bandiera colorata tanto per rendere il tutto meno spettacolare… Meglio puntare invece sulle dimensioni delle pustole e sui volti orribilmente sfigurati dei contagiati…

 

 

Niente sole sulle città ammorbate...

 

In conclusione, ad un anno esatto di distanza il cinema americano ci regala un nuovo Solomon Kane, anche se con una pretesa in meno (questo film perlomeno non è tratto da un racconto di Robert E. Howard) e un finale un po’ più decente. Per il resto stesso tipo di protagonista inespressivo, stessa atmosfera cupa, stesso genere di mostri ed effetti speciali (per non dire che son quasi identici) e stesse pretese di prendersi troppo sul serio.

Da evitare come la peste bubbonica? Magari no, ma da qui a spenderci un biglietto valutate bene.